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Dati sul covid in età pediatrica, Cossarizza; "Non è uno scherzo"

L'immunologo Unimore riferisce le statistiche di alcuni paese esteri, sovrapponibili a quelle italiane. "I numeri disponibili oggi invitano a vaccinare i figli"

Immunologo Unimore: Là è tra le prime 10 cause di morte infantile (DIRE - Notiziario settimanale Minori e Pediatria) Modena, 10 dic. -

"Il Covid nei bimbi non è uno scherzo, negli Usa è tra le prime 10 cause di morte infantile. La vaccinazione anti-Covid dei bambini, con un terzo del dosaggio rispetto alla dose per gli adulti, è un gesto importante non solo per proteggere la famiglia, ma per proteggere il bimbo stesso". Parola di Andrea Cossarizza, immunologo e professore ordinario al dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche materno-infantili e dell'adulto di Unimore, nonché autore di diverse ricerche in ambito Covid.

Intervenendo in videoconferenza insieme con i vertici dell'Ausl di Modena per aggiornare il quadro su epidemia e vaccinazione, ieri Cossarizza ha evidenziato: "Parlo solo con i dati in mano e i dati ci sono, in particolare quelli a cura della società Usa di pediatria e di tanti enti e associazioni scientifiche. Su 2 milioni di casi di Covid pediatrico negli Stati Uniti, in bambini dai 5 agli 11 anni, ci sono state 100 vittime. Il Covid negli Usa è stato inserito nell'elenco delle prime 10 cause di morte nell'infanzia. Nel Regno Unito, su 258.790 bimbi analizzati dai 5 ai 17 anni, dopo 56 giorni c'era un 2% di casi di long Covid. In Israele, sotto agli 11 anni, è del 2% a 6 mesi il long Covid. Il Covid nei bimbi non è uno scherzo".

Certo, continua l'immunologo Unimore, "vaccinare un bambino che sta bene e ha ottime possibilità di non incontrare la patologia grave, anche se qualche possibilità ce l'ha, può essere impegnativo. Ma il documento della Società Italiana di Pediatria che invita le persone a vaccinare i propri figli è molto chiaro, parlando di un'efficacia di oltre il 90% contro i contagi". Inoltre, "non dimentichiamo che un bambino non vaccinato ha una probabilità vicina al 100% di doversi sottoporre ad almeno un tampone nel corso di un anno. E questo significa problemi logistici, sofferenza del bimbo, quarantena, eventuale chiusura della classe, problemi psicologici", ricorda Cossarizza.

Che aggiunge: "Come tutti i farmaci del mondo, anche i vaccini hanno effetti collaterali, emerge un 3-5% di forme lievi come male al braccio e febbre. Le tendenze sugli effetti importanti trattabili non sono ancora disponibili perché la casistica è ancora bassa: per vedere eventuali effetti '1 su 100.000', del resto, servono milioni di somministrazioni. Ma i numeri già disponibili oggi- assicura Cossarizza- rappresentano un forte invito a vaccinare figli". Per quanto riguarda i dati italiani, con più o meno su 792.000 infezioni al di sotto dei 19 anni si contano 8.451 ospedalizzazioni, 249 terapie intensive e 36 morti, dunque su quasi 800.000 casi. "Negli Usa- conclude l'immunologo emiliano- ci sono stati 100 morti su 2 milioni di bimbi infettati, e in Italia siamo abbastanza lì come dati. Teniamo conto che negli Usa la fascia di età considerata è più bassa, si arriva a 11 anni mentre da noi a 19, e che l'obesità pediatrica è un fenomeno più importante di quanto lo sia in Italia".

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