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Il buio oltre il cantiere, le ex Fonderie e i rischi dell'abbandono

Il primo intervento di riqualificazione non metterà mano alla maggior parte del complesso, dove sono tangibili e gravi i segni del degrado. Bisogenrà attendere e incrociare le dita

La riqualificazione della palazzina "uffici" delle ex Fonderie Riunite, dopo 37 anni dalla chiusura, è certamente un'ottima notizia per la città. Dopo decenni di progetti inattuati, complici le crisi economiche, non può che essere salutata con favore la seppur molto parziale rinascita di un luogo che è stato simbolo della storia di Modena, un simbolo sanguinoso da un lato, ma anche un simbolo dell'operosità e della vocazione industriale che ha caratterizzato l'ultimo secolo di vita della città.

Si tratta però di un primo piccolo passo, che lascia aperta la questione del profondo degrado in cui versa l'intero complesso. Il primo stralcio dell'intervento di riqualificazione, infatti, non prevede alcun intervento nell'area occupata dagli ampi capannoni retrostanti. Lo stabile, come noto, è stato negli anni rifugio di senzatetto, sbandati e tossicodipendenti, i quali hanno lasciato segni molto tangibili fra le mura diroccate.

Negli ultimi due anni le frequentazioni dell'impianto dismesso sono diminuite e sono rimaste limitate all'area retrostante - quella sovrastata dal ponte ferroviario di Gigetto - dove sono ben visibili i segni di recenti bivacchi e di consumo di droga. I capannoni paiono invece "disabitati" da molti mesi, ad eccezione delle incursioni dei writers che hanno coperto ogni muro ancora intatto dello stabile. Ciò nonostante, lo scenario è desolante: se gran parte del corpo centrale è ormai stato assorbito dalla vegetazione, negli ambienti più chiusi si trova un vero e proprio letto di rifiuti di ogni genere. In una stanza in particolare vi è una preoccupante distesa di siringhe usate, mai bonificata almeno nell'ultimo decennio.

Ex Fonderie Riunite di Modena - 29/09/2020

Situazione analoga si trova anche all'interno degli ambienti della palazzina uffici, oggetto della riqualificazione che parte oggi. Davvero poco invidiabile il compito di chi dovrà ripulire le stanze abbandonate, dove si cammina letteralmente su un "secondo pavimento" composto da oggetti di ogni tipo, in particolare bottiglie di plastica e oggetti di uso comune. In molte stanze sono ben visibili i segni delle occupazioni degli anni passati con letti, giacigli, indumenti e persino effetti personali lasciati nei bagni parzialmente distrutti. I piani, invece, alti sono poi diventati il regno dei piccioni, con 10 centimetri di guano depositato a terra.

Come confermato oggi in sede di consegna del cantiere, l'intervento si limiterà a creare una spessa barriera - integrata nell'edificio stesso - che isolerà la palazzina dall'abbandono retrostante. Nei capannoni non sono infatti previsti al momento interventi di messa in sicurezza, nè tantomeno di pulizia o di bonifica. A più riprese gli ingressi sono stati rigillati da grate metalliche, ma altrettante volte sono stati aperti varchi che facilmente consentono l'accesso agli edifici fatiscenti.

Per un repulisti definitivo bisognerà attendere il secondo e il terzo stralcio del progetto, che prevedono la realizzazione di spazi dedicati all'innovazione nell'ambito dell'automotive, vero cuore della rinascita del complesso. Per questi interventi non esistono però certezze, nè sui tempi, nè tantomeno sui notevoli finanziamenti necessari. Se l'attuale crisi economica dovesse perdurare, il completamento del progetto potrebbe diventare una chimera, con il rischio che oltre il cantiere inaugurato oggi resti il buio. Nessuno se lo augura, ma le esperienze passate non depongono a favore di eccessivi ottimismi, dal momento che nella periferia nord vi sono ancora diversi comparti avviati e poi abbandonati, nonostante i milgiori auspici di riqualificazione.

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