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Mercoledì, 29 Novembre 2023
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"Cerco una seconda possibilità", dai domiciliari Radu lancia un appello per trovare lavoro

Respinto a tutti i colloqui nonostante il buon curriculum e la buona predisposizione, il 29enne rumeno lancia un appello per ricominciare un nuovo capitolo della sua vita

"Quando si riconosce il proprio errore, ognuno merita una seconda possibilità". Il giovane Radu ne è convinto, e fa bene. Da qualche mese il 29enne di origine rumena si trova agli arresti domiciliari: in attesa dell'Appello, dovrà scontare ancora poco meno di 4 anni se verrà confermata la sua colpevolezza, a seguito di una condanna ricevuta nel mese di febbraio. Una serata che nessuno si augurerebbe, l'incapacità di controllare le sue emozioni e una reazione spropositata hanno rivoltato la vita di Radu dall'oggi al domani. Un'esistenza stravolta, che oggi trascorre proprio alla ricerca di una seconda chance.

Radu è arrivato in Italia quando aveva 18 anni e la vita gli ha subito messo di fronte molte sfide. Lasciata la scuola si è rimboccato le maniche e ha iniziato subito a lavorare. Prima 3 anni in ceramica, poi altri 7 in un'azienda metalmeccanica, con un curriculum di servizio impeccabili. Mettendo da parte il denaro guadagnato ha comprato un'auto e una casa, con il sostegno della banca. Poi il blackout e tutto è crollato: "Nell'ultimo anno la mia vita è stata una danza continua tra gli arresti domiciliari e il carcere circondariale Sant'Anna", ci racconta, e aggiunge: "Ho capito di aver sbagliato, sto facendo percorsi psicologici che mi dovrebbero aiutare a superare la situazione attuale: ora sto vivendo un periodo molto difficile e stressante e ho veramente tanta paura di non riuscire più a rialzarmi".

Il 29enne, per quanto provato dall'esperienza del carcere e dal braccialetto elettronico che ora lo controlla fra le mura di casa, sta cercando con tutte le sue forze di guardare avanti. Ma sulla sua strada si trova l'ostacolo del pregiudizio, come purtroppo quasi sempre accade in questi casi. Radu è infatti alla ricerca disperata di un lavoro, ma le porte cui finora ha bussato si  sono tutte chiuse. Fino al mese di febbraio l'azienda per cui lavorava lo ha tenuto in aspettativa retribuita, poi dopo la condanna si è arrivati all'accordo per il licenziamento.

"Ho scelto di scontare gli arresti domiciliari a Modena, nel piccolo appartamento del compagno di mia madre, piuttosto che a casa mia in Appennino. L'ho fatto sperando di poter riuscire più facilmente a trovare un lavoro, data la richiesta più grande che si trova in città - racconta Radu spiegando la propria situazione - Ho il permesso per uscire e andare a lavorare, basterebbe comunicare alle autorità quando e dove. Ovviamente occorre un lavoro con una sede fissa. L'unica cosa che potrebbe succedere è che i Carabinieri passino in azienda per un controllo".

Negli ultimi mesi Radu ha svolto diversi colloqui: cinque di persona e altri cinque in videocall, più una lunga lista di conversazioni via mail con potenziali datori di lavoro o agenzie. Ma la risposta è stata sempre negativa. "Nonostante l'esperienza acquisita nel settore metalmeccanico molto sviluppato sul nostro territorio, l'età giovane, la volontà, la grande richiesta da parte delle dite, non riesco a trovare un impiego. Farei qualsiasi cosa e sono ben disposto ad imparare. Fin'ora non sono riuscito a trovare un datore di lavoro o un agenzia che non abbia fatto non uno, ma due passi indietro dopo aver scoperto che sto scontando i domiciliari. Io spiego subito la mia situazione, per massima trasparenza, e questo fa arretrare tutti".

Nonostante un curriculum impeccabile e le ottime referenze degli ex datori di lavoro (e in barba agli incentivi previsti dalla legge per chi assume lavoratori detenuti), lo stigma della condanna continua a prevalere. "Vorrei davvero riuscire a trovare un impiego, non solo per portare due soldi a casa e riuscire a mantenermi, ma anche per una questione psicologica e di orgoglio". Da qui è partito l'appello che Radu ha deciso di rivolgere a ModenaToday e che il nostro quotidiano ha deciso di raccogliere. Non solo per un aiuto concreto a Radu, ma anche per poter raccontare una storia che accomuna molti detenuti sul nostro territorio, per i quali una seconda opportunità dovrebbe essere parte integrante del percorso di reinserimento che segue una condanna penale.

Chi fosse interessato a proporre un lavoro a Radu e volesse avere un colloquio con lui può scrivere a modenatoday@citynews.it. Sarà nostra cura mettere in contatto le parti.

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