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"La generazione Covid non esiste", Massimo Recalcati riflette su traumi e ripartenza

Il noto psicoanalista, docente e scrittore interviene su scuola, "generazione Covid", baby gang e sfide del territorio post emergenza sanitaria

Al centro della 15° seduta della Commissione  consiliare speciale "Per ripartire dopo il Covid" spicca l'intervento di Massimo Recalcati, fondatore di “Jonas - Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi", psicoanalista, docente e scrittore.

Durante l’incontro della Commissione, che ha lo scopo di sostenere l’azione dell’Amministrazione nell’affrontare la crisi sanitaria, economica e sociale legata alla pandemia e alla necessità di contenerne la diffusione i temi discussi ed analizzati sono stati molteplici. Dal presente e dal futuro delle relazioni interpersonali ai disagi che la pandemia ha portato in ognuno di noi, dal ruolo delle istituzioni durante l’emergenza sanitaria alla questione vaccini a quella scuola che chiude le porte delle aule per spalancarle telematicamente all’interno delle abitazioni private. Una scuola, quella della didattica a distanza, nella quale si continua a fare formazione nonostante le ben note condizioni di svantaggio e difficoltà di carattere sociale presenti.

Secondo il Dr. Recalcati “non esiste una scuola chiusa, la natura della scuola è essere aperta e la Dad ha consentito di svolgere la sua naturale funzione formativa. La Formazione, l’Educazione, si fa con quello che c’è e non con quello che dovrebbe esserci. C’è Educazione, c’è Formazione quando riusciamo nel buio, nella difficoltà, a fare qualcosa - e siamo tutti convocati a fare quel qualcosa: insegnanti, genitori, studenti”.

Una scuola che in Italia fino a non molto tempo fa era erroneamente considerata alla stregua di un’azienda, realtà il cui fine ultimo è la produttività. Una scuola offuscata e messa in secondo piano dal dibattito sulla sicurezza, dall’angoscia della sicurezza all’interno degli istituti scolastici, invece che ripensare e configurare attivamente  un nuovo rapporto tra la scuola e la città.

Interrogato in merito ai cosiddetti giovani della “generazione Covid” e ai sempre più comuni episodi di violenza che coinvolgono i giovanissimi delle baby gang anche nel territorio di Modena, il noto psicoanalista risponde così:

“Non esiste una ‘generazione Covid’. Nel momento in cui etichettiamo i nostri figli in questi termini li stiamo già pensando come vittime e, in quanto tali, non ci sarà alcun futuro per loro. Il Covid ha portato con sè principalmente due disagi nei giovani (che sono due facce della stessa medaglia): una tendenza alla chiusura, alla fobia sociale che avevamo anche prima ma che il Covid ha in qualche modo rafforzato e, secondo, la tendenza alla rissa, allo scatenamento, alla violenza come rivendicazione e ribellione alle restrizioni”.

Dopo un anno in cui una pandemia ha messo l’intera popolazione globale dinanzi a drammi ed esperienze atroci quali la morte anonima, il numero, il dato ,la percentuale che spazza via il nome e la storia delle vittime, l’assenza di una “cerimonia umana dell’addio” o il terrore del contagio, risulta inevitabile interrogarsi sul futuro delle relazioni sociali interpersonali.

“Dovremo fare esperienza del reinserimento nella vita sociale. Abbiamo vissuto l’altro come una minaccia di contagio, potremmo trovare fiducia nello stare insieme? Tornerà il mondo come lo conoscevamo prima? Il Covid ha esasperato la doppiezza della necessità umana della relazione e, allo stesso tempo, della paura della relazione, l’altro è luogo di minaccia ma anche di respiro, una doppiezza che dobbiamo oltrepassare”.

Il dibattito si conclude con l’invito da parte di Massimo Recalcati ad avere fiducia nelle istituzioni, istituzioni che non corrispondono esclusivamente alle amministrazioni, ma alle istituzioni vitali quali la famiglia, il volontariato, gruppi di persone, chiunque sia capace di sostenere la vita dei più fragili.

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