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Agricoltura. Mezzi e fondi per contrastare la cimice asiatica, “ma pochi li chiedono”

La Regione fa il punto sul contrasto all'insetto “alieno”, che vede Consorzio Fitosanitario di Modena e Unimore in prima fila. Ma gli agricoltori hanno chiesto solo 1,4 milioni dei 10 messi a disposizione per le reti anti-insetto

"Gli interventi messi in campo dalla Regione per fronteggiare i danni provocati alle coltivazioni dalla cimice asiatica e per attuare tutte le misure di prevenzione e lotta necessarie sono stati in questi anni numerosi e puntuali": dalla ricerca di insetti antagonisti autoctoni, ai finanziamenti -10 milioni di euro nell'ultimo bando- per reti antinsetto sui frutteti, fino alla richiesta al ministero dell'Ambiente, assieme alle altre Regioni, di modificare le norme che impediscono l'importazione di insetti antagonisti da altri ambienti. Dopo l'allarme lanciato dal presidente di Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica) dell'Emilia-Romagna sul flagello cimice asiatica per la frutticoltura, e in particolare quella biologica, l'assessore regionale all'agricoltura Simona Caselli spiega che non si sta con le mani in mano. Ed elenca le strategie messe in campo dalla Regione per contenere la diffusione e limitare i danni provocati dall'insetto cercando comunque di salvaguardare gli equilibri biologici dei diversi agroecosistemi del territorio.

Per quanto riguarda le strategie di difesa e contrasto alla cimice con risorse del Programma di sviluppo rurale, è stato finanziato per 380.000 euro un progetto di un gruppo operativo formato da imprese agricole ed enti di ricerca che terminerà nel 2019. Si sta lavorando sullo studio dell'insetto, sui predatori naturali, sulle tecniche di monitoraggio, sulle trappole e sulle modalità di difesa passiva con l'impiego di reti antinsetto. Un secondo progetto sperimentale sin dal 2016 è direttamente finanziato dalla Regione al Consorzio Fitosanitario di Modena con 30.000 euro all'anno; si punta sulla ricerca e sull'impiego di insetti antagonisti e che vede al lavoro l'Università di Modena e Reggio Emilia e il Centro di ricerca Crea.

 "Chiaramente- precisa l'assessore- le tecniche di difesa biologica devono essere attentamente verificate e testate prima di diffonderle agli agricoltori; l'obiettivo è di passare prima possibile dal laboratorio a situazioni di pre-campo". L'altro versante di 'lottà riguarda i bandi per l'installazione delle reti antinsetti nei frutteti. Il bando, aperto a tutti i frutticoltori del territorio regionale e non solo ai produttori di pere del modenese, è stato pubblicato a settembre 2017 con una dotazione di 10 milioni di euro, ha visto un'adesione di sole 92 imprese per richieste complessive di 1,4 milioni di euro "Una risposta decisamente al di sotto delle aspettative rispetto alle potenzialità che le azioni previste dal bando avrebbero potuto garantire. Per favorire l'adesione delle imprese al prossimo bando- dice dunque Caselli- sono state proposte modifiche introducendo nuove tipologie di intervento come le coperture monofila dei frutteti e riducendo il volume minimo d'investimento a 2.500 euro per consentire l'accesso anche alle aziende di ridotte dimensioni". Modifiche che ora andranno alla Commissione europea per l'approvazione nei prossimi giorni, dopodichè si potrà fare un nuovo bando.

Per i produttori di ortofrutta che aderiscono ad una organizzazione di produttori ci sono poi disponibili ogni anno le risorse dei programmi operativi della Organizzazione comune di mercato dell'ortofrutta che possono finanziare impianti di difesa. Caselli cita infine le riunioni formative e divulgative sui territori dal servizio fitosanitario per aggiornare gli agricoltori sui sistemi di lotta e di contrasto. "Ci auguriamo- chiude Caselli- che Aiab ci aiuti a diffondere le opportunità anzichè lanciare allarmi su una problematica di cui siamo consapevoli da tempo".

(DIRE)

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