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Attualità Bomporto / Via Ravarino Carpi, 117

Ex Mercatone Uno di Sorbara: viaggio nello “scheletro” dello stabile senza un futuro certo

Nessun progetto futuro, nessuna prospettiva per il capannone che ospitava il Mercatone Uno di Sorbara, oggi vandalizzato e in balia di saccheggi e agenti atmosferici

Una quantità enorme di cavi, alcuni in buste altri completamente sparsi che giungono fino quasi in strada, immondizia varia, lattine, bottiglie, segni di qualche bivacco occasionale ma soprattutto il segno evidente del vandalismo, della devastazione e di furti che si sono susseguiti da quando la struttura è in stato di abbandono. Come ad esempio il caso dell’agosto del 2016, quando dei ladri, poi fermati, si erano introdotti durante la notte all’interno del capannone cercando di rubare i pochi beni rimasti all’interno.

 È così che appare oggi il capannone dell’ Ex Mercatone Uno di Sorbara posto proprio sulla Via Ravarino Carpi, al civico 117. Una situazione di degrado, e totale abbandono.

Nel nostro sopralluogo presso lo stabile non abbiamo potuto non notare quanto l’intera area sia tranquillamente accessibile a chiunque: cancelli aperti, porte spalancate, ringhiere sollevate e veri e propri varchi di accesso in una zona, per quanto periferica, ma abitata fino alle immediate vicinanze della struttura, per non parlare dei “sentierini” che all’interno si possono trovare per accedere in modo più agile alle zone allagate o semi distrutte, realizzati con materiale stesso dell’ex mercatone (legni, cartoni e scaffali).  

Tra il piano terra e il primo piano ci si imbatte in gallerie deserte, balconate vuote ma ancora integre e, proprio davanti al vecchio ingresso, la barriera gialla delle casse dove sono rimasti solo gli scheletri, anch’essi distrutti, dei vecchi registratori di cassa, vandalizzati alla ricerca di qualche piccola fortuna rimasta .

Ex Mercatone Uno di Sorbara

Ciò che cattura l’attenzione sono i numerosi faldoni nei reparti del personale e/o dell’amministrazione. Fascicoli ancora perfettamente integri e allineati sugli scaffali e alcuni ammassati nelle stanze. Documenti forse dell’attività dell’ex Mercatone alla mercè di chiunque (con anche qualche informazione personale dei vecchi clienti perfettamente leggibile)

L’area retrostante, quella dell’ex magazzino è quella che risulta maggiormente distrutta sia per la vicinanza con l’esterno e quindi più facile da raggiungere, sia per l’incendio che scoppiò nel 2020, segno evidente dell’occupazione umana abusiva dell’area che già era abbandonata da anni.

Per ultimi i danni causati dal maltempo che si è abbattuto in passato sulla zona. Nel 2020 forti raffiche di vento hanno colpito la zona facendo cadere parte della copertura metallica del tetto.

La vicenda fino all’abbandono

È del marzo del 2015 la notizia che l’Azienda “Mercatone Uno”, ha annunciato la svendita totale in 34 punti vendita, tra cui quello nella frazione di Bomporto. Una svendita di tutta la merce che si sarebbe poi conclusa con la chiusura definitiva dei negozi coinvolti.

Un mese dopo, nell’aprile del 2015, Azienda e dipendenti attendono l'offerta definitiva di un nuovo acquirente che si è proposto. Il tutto era partito però all’inizio di quello stesso anno , circa intorno alla metà di gennaio del 2015, quando Mercatone Business, storica azienda emiliana della distribuzione organizzata del mobile, ha presentato istanza di concordato preventivo "in bianco", a causa di una crisi economica difficilmente arginabile. Il concordato preventivo è  un modo di evitare la dichiarazione di fallimento nei confronti dell’imprenditore che giunge ad un accordo con i suoi creditori.

Altre strutture simili e appartenute allo stesso marchio hanno invece trovato una fine migliore essendo state riassegnate ad altre insegne dei settori più disparati: dalla tecnologia, all’abbigliamento fino alla ristorazione.  Come per il caso dell’Ex Mercatone Uno di Bari divenuto un kartodromo, o quello di San Cesario a Lecce che è diventato showroom di articoli di arredobagno.

Dal 2015 ad oggi nulla pare sia andato in porto per lo stabilimento di Sorbara, non riassegnato a nessun altro marchio. Ad oggi inoltre non risulterebbero in cantiere progetti di riqualificazione della zona o fondi volti alla sua bonifica. Come abbiamo potuto constatare l’interno del capannone versa in condizioni precarie che possono quindi risultare pericolose. Il controsoffitto che si stacca o le pareti in cartongesso che crollano su loro stesse, senza contare cavi di vario genere e acqua che si infiltra ovunque, potrebbero ferire coloro che ancora oggi, con estrema facilità, vi si possono introdurre per qualche momento di “svago” o goliardia o per cercare qualcosa da asportare.

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