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Confindustria, Ferrari non crede nell'obbligo vaccinale. Ma non esclude Green pass al lavoro

Le riflessioni del presidente regionale degli industriali, che punta sul convincimento: "Si tratta di un sacrificio per il bene del Paese"

"Parlare di obbligo in Italia è difficile. Ma quando eravamo piccoli noi nessuno metteva in dubbio le vaccinazioni", allarga le braccia il presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Pietro Ferrari, che spera solo che il Paese "possa tornare a settembre alla normalità". Un traguardo che si raggiunge solo con l'80% della popolazione immunizzata. "Si tratta di una scelta personale, ma un piccolo sacrificio personale può portare a un grande vantaggio per la comunità", ricorda Ferrari, scettico sulla possibilità che in Italia si possa imporre un obbligo.

"Obbligo è una parola rischiosa in Italia, anche se, d'altro canto, c'è l'obbligo assicurazione per le auto. Quello che è certo è che non possiamo permetterci un altro blocco del Paese. Ma credo che un buon equilibrio si riesca a ottenere", incrocia le dita, ricordando che negli hub vaccinali delle industrie emiliano-romagnole sono state effettuate 20.000 somministrazioni del siero anti-Covid. "Più che obbligate, le persone vanno convinte, bisogna convincere gli insegnanti. Le persone devono decidere in autonomia", sottolinea il numero uno degli industriali emiliano-romagnoli

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Ferrari ammette poi che la proposta di Green Pass obbligatorio sui luoghi di lavoro avanzata da Confindustria "non è così assurda". Anche perché, ricorda Ferrari pensando alla sua esperienza in azienda: "Bastava una persona positiva per bloccare un cantiere". Insomma, "il tema della vaccinazione importante: va inquadrata nell'ottica di un sacrificio per il benessere del Paese".

"L'economia regionale ha ripreso a marciare e le prospettive sono favorevoli. I primi sei mesi del 2021 hanno visto un'impennata degli ordini, sia dal mercato interno sia da quello estero, e le imprese si aspettano un'ulteriore crescita nella seconda parte dell'anno. Dobbiamo mettere a frutto i segnali della ripresa per alzare la competitività e la capacità di crescita del sistema economico", scandisce il presidente di Confindustria Emilia-Romagna facendo poi il punto della situazione dell'economia regionale. Nel 2021 l'Emilia-Romagna è la prima regione italiana per crescita del Pil, con un aumento del 6% rispetto al 2020 (media italiana +5,3%, dati Prometeia luglio 2021), trend che continuerà anche l'anno prossimo con un incremento del 4,2% che dovrebbe consentire alla regione di recuperare entro fine 2022 i livelli pre-pandemia. Il settore manifatturiero traina la ripresa e contribuisce alla crescita dell'export che recupera e supera i livelli pre-pandemia: nel primo trimestre 2021 l'Emilia-Romagna segna un +3,2%, rispetto allo stesso periodo del 2019, con un risultato migliore sia della media italiana e del Veneto (che crescono dell'1,1%) sia della Lombardia che si ferma al -0,8%. Nel confronto con il primo trimestre 2020, già influenzato dagli effetti del Covid-19, l'aumento delle esportazioni è maggiore: +6,1%. Si conferma anche il primato della nostra regione per quanto riguarda l'export per residente, superiore a Veneto e Lombardia.

(DIRE)

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