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Martedì, 23 Aprile 2024
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Ginecologia oncologica: Open Day al Policlinico di Modena

L'Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Modena aderisce all'Open Week sulla salute della donna organizzato per il 29 giugno e da Onda - Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna negli ospedali che, come il Policlinico, hanno vinto i bollini rosa di Ospedale a Misura di donna

L'Ostetricia e Ginecologia del Policlinico di Modena, diretta dal prof. Fabio Facchinetti aderisce all'Open Week sulla salute della donna organizzato per il 29 giugno e da Onda - Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna negli ospedali che, come il Policlinico, hanno vinto i bollini rosa di Ospedale a Misura di donna. In particolare, il tema scelto questa volta la Ginecologia oncologica. Per l’occasione, la Ginecologia organizza visite in presenza, dalle 9,00 alle 13,00 visite riservate alle donne con pregressa neoplasia al seno presso gli ambulatori dell’Ingresso 1 piano 1, Ambulatorio 15. Per partecipare è necessario prenotarsi, telefonando allo 059.422.5180 sino al 25 giugno, dalle 12,30 alle 13,30. I referenti dell’iniziativa sono il dottor Giovanni Grandi e la dottoressa Ilaria di Monte.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un progetto più ampio di ONDA che ha visto anche l’organizzazione di un evento virtuale, proprio in occasione della IX Giornata Mondiale del Tumore ovarico, con il coinvolgimento delle Istituzioni centrali e regionali, della comunità scientifica con le principali Società di riferimento e delle Associazioni pazienti. Scopo dell’iniziativa è promuovere la corretta informazione sulle strategie di prevenzione e sulle nuove possibilità terapeutiche che consentono di migliorare la qualità della vita delle pazienti nonché facilitare l’accesso alla diagnosi precoce nell’ambito dei principali tumori ginecologici a carico di utero e ovaie.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un progetto più ampio di ONDA che ha visto anche l’organizzazione di un evento virtuale, proprio in occasione della IX Giornata Mondiale del Tumore ovarico, con il coinvolgimento delle Istituzioni centrali e regionali, della comunità scientifica con le principali Società di riferimento e delle Associazioni pazienti. Scopo dell’iniziativa è promuovere la corretta informazione sulle strategie di prevenzione e sulle nuove possibilità terapeutiche che consentono di migliorare la qualità della vita delle pazienti nonché facilitare l’accesso alla diagnosi precoce nell’ambito dei principali tumori ginecologici a carico di utero e ovaie.

Le donne che sono guarite da neoplasia mammaria – spiega il prof. Fabio Facchinetti - sono più a rischio per problematiche ginecologiche sia a livello della mucosa uterina, per il frequente utilizzo adiuvante di farmaci ormonali specialmente dopo la menopausa, sia a livello delle ovaie, per mutazioni genetiche che accomunano l'insorgenza di queste neoplasie ormono-responsive. Per questo motivo abbiamo pensato di offrire valutazioni e consulenze genetiche ad hoc per queste pazienti che devono eseguire regolari monitoraggi ginecologici”. Le mutazioni genetiche che predispongono ad ammalarsi di tumore mammario aumentano il rischio di avere un tumore dell’ovaio fino al 40% durante la vita, ciò significa che quasi una donna su 2 con questa mutazione può ammalarsi di tumore dell’ovaio.

In Italia, secondo Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel 2020 erano attese 10.000 nuove diagnosi di tumore all’utero e 5.000 all’ovaio. Purtroppo, sempre in Italia, il carcinoma endometriale, neoplasia che colpisce il corpo dell’utero, è tra i più frequenti tumori femminili e il carcinoma della cervice uterina rappresenta il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età e complessivamente l’1,3% di tutti quelli diagnosticati. Più dell’80% delle pazienti con tumore ovarico ha una recidiva della malattia e la qualità dell’intervento chirurgico con la corretta terapia di mantenimento sono fondamentali per offrire alle pazienti più qualità vita e tempo senza sintomi della patologia. Purtroppo, dei circa 70 casi di tumore dell’ovaio che vengono diagnosticati nella provincia di Modena annualmente, più del 60% è già in stadio avanzato (III-IV stadio).

La presenza di Centri di riferimento in ogni Regione in cui lavorano oncologi sensibili all’umanizzazione della cura è sempre più importante. Umanizzare la cura significa individuare non la terapia più efficace a tutti i costi, ma comprendere la dinamica di vita della paziente e coinvolgerla nella scelta del proprio percorso terapeutico.

Tra tutti i tumori, ginecologici e non - spiega Francesca Merzagora - Presidente di Fondazione Onda - quello ovarico resta ad oggi il più insidiosoAvere a disposizione Centri di riferimento in cui lavorano oncologi sensibili all’umanizzazione della cura è sempre più importante. Umanizzare la cura significa individuare non la terapia più efficace a tutti i costi seguendo i freddi indicatori delle pubblicazioni scientifiche indipendentemente da effetti collaterali e impatto sulla qualità di vita ma comprendere prima la dinamica di vita della paziente e coinvolgerla nella scelta di un percorso terapeutico che salvaguarda la qualità del proprio tempo. Lo scenario negli ultimi anni è molto cambiato grazie all’introduzione di test diagnostici e nuove terapie (anche orali) che consentono di adottare percorsi di prevenzione e di cura personalizzati. L’obiettivo generale del progetto è migliorare l’accesso a queste preziose opportunità in modo equo e omogeneo su tutto il territorio italiano. Abbiamo oggi a disposizione terapie molto innovative, connotate non solo da una maggior efficacia, ma anche da aspetti importanti come la tollerabilità a bassi dosaggi e le minime interazioni farmacologiche nel caso di terapie concomitanti; tali terapie garantiscono un prolungamento importante della sopravvivenza libera da malattia, impattando positivamente non solo sulla prognosi ma anche sulla qualità di vita delle pazienti e dei loro familiari. Questo è un aspetto che, nell’ottica dell’umanizzazione delle cure, deve essere attenzionato e che Fondazione Onda intende valorizzare anche nei percorsi dedicati all’onco-ginecologia degli ospedali premiati con i Bollini Rosa con l’ambizione di averne almeno uno per regione per ridurre, ove possibile la mobilità sanitaria che tanto impatta sia psicologicamente che economicamente su pazienti che familiari”.

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