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Un fotografo nel silenzio assordante della Modena del lockdown

Quattro chiacchiere con Rolando "Rollo" Montanini, il fotografo modenese che ha immortalato la città nei suoi momenti più duri, dopo l'uscita del suo racconto fotografico "I giorni del silenzio"

E’ la mattina del primo giorno di coprifuoco e il sole di un giovane novembre illumina tiepido il centro di Modena. Incontriamo Rolando Montanini all’ombra di un portico, e dopo aver rotto il ghiaccio con una goffa gomitata ci sediamo in un bar, ad uno dei pochi tavolini rimasti liberi. Iniziamo a chiacchierare, e un rumore costante di trapano ci costringe ad alzare la voce. Fatichiamo a capirci, e la mascherina non aiuta. La novità cerca di amalgamarsi con la quotidianità ma continua a galleggiare come l’olio sull’acqua, e forse, in fondo, è meglio così.

Prima di tutto chiediamo a Rolando di raccontarci un po’di sé. Ha avuto una vita fortunata, dice, perché ancora adesso ha la capacità di meravigliarsi. “Godo della natura, del rapporto con le persone, dell’empatia”, ed è proprio in questa meraviglia che si lascia ispirare. “Ho bisogno di essere creativo continuamente, non solo nella fotografia -continua- e qui ho un difetto, che per certi versi è anche un pregio. Non sono mai riuscito a specializzarmi, quindi non ho un ‘mio linguaggio’. Questo però mi lascia un’assoluta libertà: e io voglio sentirmi libero di sperimentare linguaggi diversi”.

Il linguaggio usato nel suo ultimo libro, lo definisce “antico, classico, puro”. “I giorni del silenzio”, uscito di soppiatto con l’inizio di Novembre, prematuro di un mese rispetto ai programmi, racconta con tante foto e poche parole la Modena del lockdown. In copertina, un guanto di plastica che fluttua nel vento lasciandosi attraversare da un raggio di sole, il Duomo alle sue spalle. Uno scatto incoronato -come lo definisce l’autore- a fotografia, il ritratto di un’epoca che il fotografo modenese divide in sette capitoli: Scorci, Chiusure, Andrà, Presenze, Attività, Comunità, Solidarietà, Trincea, Sguardi.

Per questo progetto, racconta, Rolando è uscito dalla comfort zone, trovandosi faccia a faccia con l’assurda novità di “fotografare una mancanza”, per lunghe ore, giorni, mesi. Quando gli chiediamo cosa avesse provato nei mesi in cui per attraversare la città era necessaria un’autorizzazione rilasciata dal Comune, risponde: “Inquietudine. Il silenzio era incredibile, assordante”. Incredibile come, agli occhi inesperti di una persona che quella mancanza l’ha vissuta dietro le mura di casa, è apparso il libro di Rollo, che nel suo intento, alla fine, è riuscito perfettamente. Le fotografie de “I giorni del silenzio”, dialogano tra loro e raccontano, emozionano.

Così, è venuto spontaneo chiedere al latente cronista, cosa avrebbe per sempre portato con sé da questa esperienza. “Ho tratto dei grandi insegnamenti. Saper imparare ancora, è un’altra delle grandi fortune della mia vita. Non conoscevo ad esempio il mondo della solidarietà, e ne sono rimasto profondamente affascinato: ho conosciuto ragazzi che per due mesi sono andati per tre o quattro ore al giorno a portare cibo ai senza tetto. È una cosa fantastica, e la loro capacità di donarsi agli altri in questo modo è invidiabile”. Ma Rolando questa solidarietà non si è limitato ad immortalarla: i ricavi derivati dai diritti d’autore infatti, andranno interamente in beneficenza alla Croce Blu di Modena.

Un altro dei grandi mondi esplorato dall’obiettivo della sua Nikon è quello della sanità, a cui è dedicato l’intero penultimo capitolo, intitolato “Trincea”. Nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Baggiovara, Rolando è entrato “in punta di piedi”. “Inizialmente non avevo previsto di andarci, poi mi sono accorto che se avessi fotografato solo la parte iniziale dell’ “andrà tutto bene” non sarebbe stato un racconto veritiero”. E così è iniziata l’esperienza “al fronte”. Le sue foto sono un ossimoro: esplosive ma allo stesso tempo incredibilmente discrete, potenti, eppure così pudiche. “Credo che si possa raccontare anche rispettando le situazioni forti che hai davanti” dice, anche se ciò comporta rinunciare ad uno scatto.

“Tutto questo, -conclude-  è stato possibile soltanto grazie ai miei mecenati, meravigliosi, Massimo Galassini e Luciano Pedrielli, che vorrei ringraziare”. Usco infatti, di cui essi si fanno portavoce, è lo sponsor de “I giorni del silenzio”, che ha deciso di cedere all’Ospedale di Baggiovara cento copie del libro ad un prezzo ridotto ai costi di produzione. “I giorni del silenzio”, 134 pagine di pura emozione in formato 24x30cm, è acquistabile alla libreria Feltrinelli e all’Edicola di Corso Duomo.

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