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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Carichi di lavoro troppo pesanti per i medici: "Un supereroe chi non ha disturbi stress-correlati"

Il presidente dell’Ordine Carlo Curatola: "Si apra il dibattito sulla questione medica anche a Modena"

Se potesse, un terzo dei medici italiani andrebbe subito in pensione. È pronta ad abbandonare il camice bianco la fascia più giovane della professione: il 25% dei medici tra i 25 e 34 anni, il 31% di quelli tra i 35 e i 44 anni. 

Lo rivela l’indagine quantitativa “La condizione dei medici a due anni dall’inizio della pandemia da Covid-19”, condotta dall’Istituto Piepoli per conto della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, presentata ieri a Roma nell’ambito della Conferenza nazionale sulla Questione Medica.  La ricerca è stata realizzata attraverso la somministrazione di 500 interviste, condotte dal 21 al 28 marzo scorso, su un campione rappresentativo di 500 medici (alcuni modenesi), donne e uomini. Sono medici di famiglia e di continuità assistenziale, pediatri e odontoiatri, specialisti ambulatoriali e ospedalieri, pensionati e medici di altra tipologia. 

Emerge il rilevante aumento dei carichi di lavoro durante la pandemia – oltre il 37% sul territorio, più del 28% in ospedale – che ha riguardato la stragrande maggioranza dei medici e odontoiatri. L’impegno è cresciuto per tre medici su quattro, portando quasi un ospedaliero su cinque a chiedere di cambiare reparto. Si dichiara “stressato” il 90% dei medici del territorio, il 72% dei medici ospedalieri, l’80% degli specialisti ambulatoriali, il 62% degli odontoiatri. 

"Il fenomeno è in crescita continua e ci preoccupa – conferma Carlo Curatola, presidente dell’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Modena - Noi medici non siamo supereroi, ma prima di tutto mogli e mariti, madri e padri che non riescono più a conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari e sociali. I ritmi lavorativi dettati dall'aumentato fabbisogno di salute si traduce nell'impossibilità di godere di riposi e ferie. A ciò – continua Curatola - si aggiunge una carenza di risorse umane disponibili dovuta a una programmazione sbagliata, nonostante le nostre pressioni e delle sigle sindacali esercitate nei tempi e modi giusti alle autorità regionali e nazionali competenti". 

"In più abbiamo a che fare con pratiche burocratiche che metterebbero al tappeto qualsiasi organizzazione lavorativa. Per questo ribalto il concetto e affermo, in modo volutamente provocatorio, – conclude il presidente dell’Ordine dei medici modenesi - che potremmo considerare supereroi quei colleghi che in questa situazione lavorativa non hanno mai avuto un disturbo stress correlato". 

Secondo l’indagine dell’Istituto Piepoli il 24% dei medici di continuità assistenziale ha presentato problemi di salute, come disturbi del sonno, stress, ansia e paura. L’aumento dei carichi di lavoro ha sottratto tempo alla famiglia e al riposo. Il Covid, imponendo il distanziamento sociale, ha dato impulso ai consulti da remoto: li hanno offerti la metà dei medici, con punte del 65% tra i medici di medicina generale. Sette medici su dieci non gradiscono i trattamenti da remoto, i consulti on line e telefonici, che hanno invaso la vita privata della maggioranza (58%) dei medici italiani. Ciononostante, quattro medici su dieci continueranno a offrirli ai pazienti, perché li ritengono un servizio a loro gradito. 

Ancora più difficile la condizione delle donne medico. Il 38% nella fascia 25-34 anni si sente discriminato e la metà delle colleghe più giovani ritiene di non essere tutelata sul lavoro nello stato di maternità. Per non parlare degli episodi di violenza. L’osservatorio dell’Ordine dei medici, chirurghi e odontoiatri di Modena ha ricevuto tra il 2019 e il 10 marzo di quest’anno 46 segnalazioni, di cui la metà (23) da donne.

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