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Medici di famiglia, l'indagine mostra i punti critici sul territorio

Lo studio di Cgil e Federconsumatori mette in luce alcuni aspetti del servizio. Ancora 40 zone scoperte

Il voto è generalmente positivo: si va dal 7,6 (su 10) a Castelfranco Emilia e nel quartiere Madonnina al 7,2 a Carpi e nell'area collinare-montana. I modenesi insomma in generale promuovono i loro medici di famiglia, ma non mancano le critiche e soprattutto si lamenta un "significativo arretramento rispetto al passato" nel livello del servizio fornito. Tra le note dolenti segnalate dai cittadini, la carenza o la difficoltà a reperire i medici di base, gli orari troppo ridotti di apertura degli ambulatori, le poche visite a domicilio e l'affollamento eccessivo degli stessi ambulatori.

E' quanto emerge nell'indagine condotta da Federconsumatori, dal sindacato pensionati e dalla funzione pubblica della Cgil di Modena sulla base di 2.720 risposte ottenute ad un questionario diffuso tra gli iscritti al sindacato.

In particolare il peggioramento del servizio, fa sapere il sindacato, "è rilevato da una importante quota degli intervistati, ai quali non fa da contraltare una pari percentuale di soggetti per i quali è intervenuto un miglioramento". Il dato più negativo a questo proposito è quello di Carpi e dell'area montana, "dove rispettivamente per il 28 e 27% degli intervistati la qualità del servizio è peggiorata o nettamente peggiorata". A Castelfranco e nel quartiere Madonnina invece "questo dato si riduce al 22%, non molto distante per Castelfranco da quel 18% per il quale il servizio è migliorato o nettamente migliorato".

In generale dall'indagine "si nota un maggior gradimento per quei comuni dove è presente una casa della salute, anch'esse però non esenti da critiche e da richieste di miglioramento". Infine il Covid-19. Anche se una larga maggioranza di rispondenti dichiara di aver avuto dal proprio medico di famiglia l'assistenza necessaria per problematiche relative al virus, annota ancora la Cgil modenese, "non va sottovalutato quel 17% che dichiara di non aver trovato dal proprio medico le risposte necessarie".

Per la maggioranza degli intervistati, il 52,4%, il ruolo del medico di famiglia deve cambiare. Come? La prima delle questioni è la maggior cura nei rapporti interpersonali con il paziente, segue la maggiore disponibilità alle visite domiciliari, il maggior numero di medici, l’ampliamento degli orari di apertura, la presenza di attività di segreteria e l’utilizzo delle nuove tecnologie. Emerge la preoccupazione rispetto alle garanzie di sostituzione del proprio medico, prossimo al pensionamento. Più in generale, sulla Sanità territoriale, si chiede la crescita dell’assistenza socio-sanitaria domiciliare, la semplificazione delle modalità di prenotazione di una visita, il potenziamento degli Ospedali di Carpi, Pavullo e Castelfranco, il potenziamento delle Case della Salute e l’ampliamento dei servizi offerti.

In sintesi il medico di famiglia è chiaramente, per i 2.720 rispondenti, una figura centrale nella Sanità territoriale. Ma si ritiene necessario, già oggi, rivedere nel suo insieme gli aspetti organizzativi e di intreccio con il sistema sanitario territoriale. I bisogni dei cittadini e delle cittadine sono mutati nel tempo, ma questo non è stato registrato a sufficienza dall’attuale organizzazione dei medici di famiglia.

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