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"Isolati e senza risposte da 10 giorni", l'odissea di una famiglia modenese

Il racconto di una coppia modenese sottolinea il momento di estrema difficoltà che la Sanità Pubblica sta passando, nell'incapacità di fornire risposte in tempi accettabili ai cittadini che si sentono abbandonati

Negli ultimi giorni, in concomitanza con il nuovo picco del contagio nella nostra provincia, si sono moltiplicate le segnalazioni di disservizi e attese infinite per quanto riguarda il servizio di Sorveglianza Sanitaria. La gestione di ormai quasi 5.000 casi attivi sul territorio modenese sta infatti mettendo a dura prova gli uffici della Sanità Pubblica, causando incertezze e difficoltà ulteriori ai cittadini che già si trovano in una condizione difficile dopo la conferma della positività al Covid.

Emblematico quanto segnalato alla nostra redazione da una famiglia di Modena, composta da marito, moglie e un bambino piccolo. E' stato l'uomo ad accusare i primi sintomi della malattia, tanto da dover essere trasportato al Pronto Soccorso dal 118 nella giornata del 28 ottobre, rientrando poi dopo qualche ora a casa propria con una diagnosi di positività. Qualche ora dopo la stessa sorte è toccata anche alla moglie, che dopo il trasferimento in ambulanza al Policlinico e il tampone positivo è stata dimessa. Il giorno dopo, 29 ottobre, il Servizio di Sanità Pubblica ha confermato la necessità per la coppia - e il figlio - di tenersi in isolamento domiciliare, spiegando che sarebbero stato contattati telefonicamente o via mail dalla Sorveglianza.

Purtroppo però dall'Ausl nessuno si è mai fatto sentire. Passati alcuni giorni la famiglia ha contattato il numero di telefono indicato e dopo due ore di attesa è riuscita a parlare con una operatrice, scoprendo di dover compilare e inviare un modulo del quale nessuno li aveva informati. Completata anche questa operazione, è tornato il silenzio. Ieri una nuova telefonata, ma la risposta della nuova operatrice è durata solo pochi secondi: "Vi faccio chiamare prima possibile". E di nuovo silenzio.

Una vicenda purtroppo comune ad altre persone: "Ci sentiamo abbandonati a noi stessi, senza alcun tipo di supporto - ha commentato il marito - Abbiamo avuto forse la fortuna di ricadere nel momento più critico di questa seconda ondata, ma non è accettabile un servizio di questo tipo. Tutti sapevano che il problema si sarebbe ripresentato, ma evidentemente non è stato fatto nulla per gestirlo in modo corretto".

L'isolamento forzato dai tempi di attesa troppo lunghi per i tamponi di controllo è certamente un ulteriore fattore critico, che mette a dura prova la vita quotidiana di tante persone in un momento di per sè particolarmente difficile in tanti ambiti, da quello lavorativo a quello delle relazioni sociali.

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