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Coronavirus e mortalità, decessi più che raddoppiati in un anno in Emilia-Romagna

Dall’analisi congiunta dei dati Istat e della Protezione Civile, il Centro Studi Nebo ha tracciato una linea della mortalità di marzo 2020 rispetto a quella degli altri anni nello stesso mese. In Emilia-Romagna si è passati da 2.000 decessi a oltre 4.000

I dati pubblicati dall’Istat relativi alla mortalità generale 2020 fino al 28 marzo riguardano solo 1.450 Comuni dei 7.904 totali che coprono una popolazione di 17 milioni di abitanti (equivalenti al 28% del totale nazionale). Le singole regioni però contribuiscono in modo molto differente a questa statistica. Per questo motivo il Centro Studi Nebo ha focalizzato l’attenzione su alcune delle regioni più colpite e dal Coronavirus e tra queste c’è l’Emilia Romagna.

La popolazione della nostra regione è rappresentata da 157 Comuni su 328, dove risiede la metà degli abitanti della regione e che includono 4 Comuni capoluogo di provincia (Parma, Piacenza, Modena, Rimini). Dunque, in questa analisi bisogna sempre tenere a mente questo dato: non si tratta di numeri assoluti, ma legati a metà dei comuni presenti sul territorio, quindi suscettibili diverse variabili

Supermortalità e Coronavirus

Ai dati Istat relativi alla mortalità generale, il Centro Studi Nebo, ha aggiunto le statistiche rilasciate dalla Protezione Civile riguardo ai decessi di pazienti affetti da Covid19, per valutare la quota di supermortalità non coperta dalla casistica dei decessi legati al Coronavirus.

La lettura congiunta dei dati delle due fonti, Istat e Protezione Civile, richiede tuttavia molta cautela per la differente modalità di raccolta dei dati; in particolare, i decessi Istat sono dichiarati per Comune di residenza e si riferiscono alla data di decesso, mentre tali informazioni non sono esplicitamente dichiarate per i dati della Protezione Civile. La mortalità di pazienti con Covid19 pubblicata quotidianamente per regione può pertanto risentire sia di ritardi di notifica e pertanto mancanza di casi registrati nei giorni successivi, che di imprecisioni circa la residenza del deceduto.

Tale approfondimento per la selezione di Comuni dell’Emilia Romagna mostra che a fronte dei quasi 2.000 decessi, solitamente registrati nelle prime quattro settimane di marzo, degli anni precedenti, per lo stesso periodo del  2020 sono stati invece rilevati un totale di circa 4.100 decessi, suddivisi in:

  • la mortalità generale attesa, stimata in circa 1.750 decessi, considerando la più contenuta mortalità rilevata in gennaio e febbraio rispetto ai precedenti anni;
  • la mortalità correlata a Covid19, stimata in quasi 650 decessi, circa la metà di tutti i decessi dichiarati dalla Protezione Civile per la regione Emilia Romagna tra l’1 e il 28 marzo (1.340), atteso che nei 157 Comuni selezionati si verificano il 48% circa dei decessi dell’intera regione;
  • la mortalità per altre cause, quantificata in 1.700 decessi, che unitamente alle morti correlate al Coronavirus rilevate dalla Protezione Civile costituisce la supermortalità riscontrata nei Comuni selezionati ma della quale non è ancora disponibile la causa.

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Mortalità per genere

L’andamento dei decessi riferiti ai Comuni selezionati evidenzia, secondo lo studio del  Centro Studi Nebo, come sia per i maschi che per le femmine i decessi dei primi due mesi 2020 risultino pari se non al di sotto degli analoghi valori delle annualità precedenti, con una diminuzione media del 9%, per poi tendere a riallinearsi nell’ultima settimana di febbraio.

Dai primi di marzo, invece, la situazione cambia e la mortalità 2020 aumenta significativamente fino a raggiungere un massimo nel corso della terza settimana del mese. In Emilia Romagna, all’apice della curva, tra i maschi si registra un valore massimo di 120 decessi contro i 30 attesi e una distanza più contenuta tra le femmine, con 100 morti contro le 35-40 attese.

Conclusioni

Secondo l’analisi dei dati dell’Emilia Romagna, effettuata dal Centro Studi Nebo, la quota di decessi attesi nei 157 Comuni selezionati, secondo le stime basate sugli andamenti degli anni precedenti e fino a febbraio 2020, è del 43%. Del restante 57% solo il 16% può essere ricondotto alla casistica correlata ai soggetti positivi al Coronavirus, mentre per il restante 41% si tratta di decessi per cause non specificate.

Trattandosi di una selezione, non di un campione, e date le difficoltà legate all’analisi dei decessi in pazienti con Covid, i risultati dell’analisi del Centro Studi Nebo rappresentano solo una ipotesi, ma è evidente che l’impatto dell’epidemia di Coronavirus è molto maggiore di quanto le statistiche della Protezione Civile lascino intuire.

Come sottolineato, le elaborazioni sono state condotte sulla metà dei Comuni dell’Emilia Romagna.Se i dati dei Comuni disponibili fossero rappresentativi delle rispettive regioni di appartenenza l’esito dell’analisi Nebo porterebbe a quantificare per le prime quattro settimane di marzo, oltre alla mortalità attesa, 3.400 in Emilia Romagna che si andrebbero a sommare al numero di deceduti positivi al Coronavirus (come già ricordato 1.340 in Emilia Romagna).

È pertanto auspicabile che si possa disporre quanto prima di dati che offrano una maggior copertura e che consentano di indagare la mortalità per causa.

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