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Legambiente sposa la proposta europea, "In autostrada limite dei 100 km/h in inverno"

Le misure proposte dall'associazione ambientalista per combattere lo smog nel bacino padano, con un appello al Governo che si costituirà

Secondo i dati di Legambiente del 2021 sulla qualità dell’aria in città i livelli di sostanze inquinanti misurati nei capoluoghi del Bacino Padano hanno superato decisamente i valori consigliati dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, esponendo residenti e lavoratori a condizioni ambientali dannose per la loro salute. Un dato noto, da cui parte la riflessione e l'appello dell'associazione ambientalista, con i comitati di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto che ribadiscono la necessità di "un’azione trasversale a scala nazionale e regionale perché l’Accordo per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano preveda azioni concrete per mantenere bassi i livelli di sostanze inquinanti nel corso della stagione invernale, a partire dal settore agricolo, il primo responsabile dell’inquinamento da polveri secondo l’ultima analisi effettuata dalle agenzie ARPA, fino al settore trasporti e riscaldamento domestico".

Legambiente ha formulato alcune proposte che partono al settore agricolo, che ha una responsabilità di primo piano per quanto riguarda l’emergenza smog invernale: "Occorre innanzitutto rafforzare il sistema dei controlli, parallelamente al sostegno all’applicazione delle soluzioni tecnologiche più avanzate per ridurre le emissioni. Per questo, le Regioni dovranno definire una programmazione dedicata del Piano Strategico della PAC (Politica Agricola Comunitaria) che allochi risorse per investimenti finalizzati alla riduzione delle emissioni di ammoniaca, inquinante responsabile della formazione delle polveri sottili, per il quale ad oggi non sono state ancora adottate politiche incisive". 

"Serve inoltre che le Regioni, insieme alle associazioni di categoria, definiscano un programma per la riduzione del carico zootecnico, portandolo a livelli compatibili con i limiti posti dalla direttiva Nitrati per ridurre complessivamente i quantitativi di composti dell’azoto che oggi impattano sull’aria e sui corpi idrici.  È necessario, sempre per limitare le emissioni di ammoniaca, che il recente decreto interministeriale sull'utilizzo del digestato ottenuto da liquami ne imponga l'impiego in campo esclusivamente attraverso tecniche che ne assicurino l'immediato interramento". 

E ancora un "sostegno alla riconversione degli impianti di riscaldamento: a fronte dell’innalzamento del prezzo dei combustibili fossili, in particolare del metano, è atteso un incremento dell’utilizzo degli impianti di riscaldamento a biomassa (stufe e camini), che tuttavia già negli anni passati hanno contribuito negativamente alla qualità dell’aria". 

Tra le proposte del cigno verde anche la messa a punto di azioni di informazione e sensibilizzazione dei cittadini e forme di incentivazione che promuovano, insieme al processo di transizione degli impianti di riscaldamento verso i sistemi elettrici (pompe di calore) e all’efficientamento degli edifici, la sostituzione degli impianti a biomassa obsoleti con quelli moderni a basse emissioni. "Si necessita, per questo, lo stanziamento di incentivi adeguati, oltre alla promozione di un sistema di controlli che consenta, tra le altre cose, di aggiornare i dati contenuti nei Catasti regionali degli impianti termici, favorendo così sia le sostituzioni sia il monitoraggio delle emissioni in atmosfera prodotte dal settore residenziale Il tutto deve essere accompagnato da una campagna informativa che, oltre a promuovere l’utilizzo di tali risorse, spieghi anche il corretto utilizzo di tali impianti". 

Un taglio alla velocità dei veicoli

Per Legambiente è necessario "un intervento del Governo sui limiti di velocità in autostrada per limitare le emissioni provenienti dal traffico su lunga distanza: ad esempio si può agire riducendo a 100 km/h la velocità massima nel corso dei mesi invernali (ottobre-marzo), velocità che si dimostra essere adeguata a garantire una sostanziale riduzione nelle emissioni come ha sottolineato l’Agenzia Europea per l’Ambiente".

Il tema in effetti è entrato nell'agenda europea e di diversi Stati Membri. L'idea è contenuta nel piano REPowerEU, un pacchetto di 11 misure pensate per ridurre le emissioni del blocco e i consumi di gas e petrolio, rafforzando le politiche esistenti per la lotta ai cambiamenti climatici. Diverse nazioni stanno adottando già misure del genere. Due anni fa, i Paesi Bassi hanno ridotto il limite di velocità sulle autostrade a 100 chilometri all'ora durante il giorno per ridurre le emissioni inquinanti. Questo perché un'auto che viaggia a 120 all'ora consumerebbe circa il 20 per cento in più di carburante rispetto a 100 all'ora.

Secondo l'Etsc i limiti di velocità autostradali ridotti possono essere integrati da velocità più basse anche su strade rurali e urbane per ottenere vantaggi simili. Quando la Svezia lo ha fatto, l'amministrazione nazionale dei trasporti ha stimato che la piena conformità salverà circa 150 vite all'anno e ridurrà le emissioni di anidride carbonica di 700mila tonnellate (equivalenti a emissioni di 240mila vagoni passeggeri). Bruxelles e Parigi hanno recentemente ridotto il limite di velocità urbano a 30 chilometri orari.

Uno studio realizzato lungo il tratto trentino dell'Autobrennero nel 2018, in aggiunta, ha dimostrato come la riduzione a 100 km/h farebbe scendere le emissioni del 20%.

Le considerazioni degli ambientalisti

“L’aggiornamento delle linee guida da parte dell’OMS e la prossima emanazione di una nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria devono essere uno sprone per i decisori politici italiani – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – non si dovranno chiedere deroghe all’Unione Europea, ma occorrerà dimostrare di saper spendere in modo saggio le risorse europee per favorire una vera transizione ecologica. Oltre alle proposte che riguardano la mobilità su scala urbana che chiediamo da tempo, riteniamo infatti necessaria un’azione trasversale e coordinata, per consentire all’accordo per la qualità dell’aria del bacino padano di arrivare a risultati concreti riducendo il più presto possibile il livello di inquinamento atmosferico, ogni anno responsabile di oltre 350.000 morti nell’intera Unione Europea, di cui 50.000 solo in Italia”. 

“È fondamentale che le risorse pubbliche a disposizione vengano indirizzate verso le azioni più efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico, che devono riguardare traffico, riscaldamento e settore agricolo, che gli studi confermato essere molto impattante sulla qualità dell’aria – sottolinea Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna, assieme ai presidenti dei comitati regionali di Legambiente dell'area padana. – Anche i fondi destinati al comparto delle infrastrutture di collegamento non possono essere sprecati per finanziare progetti vecchi e nuovi di autostrade, che sono causa di aumento delle emissioni: trasporto pubblico e infrastrutture ferroviarie devono essere al centro della strategia di investimenti delle Regioni sul trasporto.” 

“Ma questo inverno la vera incognita sarà l’utilizzo di impianti a biomasse, – conclude – che verranno utilizzati di più, dove presenti, in sostituzione di quelli a metano. Un danno per l'aria che le Regioni devono evitare potenziando la comunicazione finalizzata all’utilizzo dei fondi per la sostituzione degli impianti più vecchi, per aumentarne l’informazione sul loro corretto utilizzo, oltre che definendo ed aumentando i controlli.” 

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