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"Servono regole ragionevoli", la lettera dei ristoratori modenesi

Il Consorzio Modena a Tavola: “Abbiamo adeguato i nostri locali per garantire la sicurezza e rispettato le regole. Ulteriori restrizioni rischiano di far chiudere i battenti a diverse imprese”

"Noi le regole le abbiamo rispettate e abbiamo adeguato i nostri locali per garantire la sicurezza. Abbiamo fatto investimenti. Ora ulteriori restrizioni rischiano di far chiudere i battenti a diverse imprese. In queste ore sentiamo ovunque parlare di senso di responsabilità che gli italiani non avrebbero avuto. Io dico non facciamo di tutte le erbe un fascio. A quanto mi consta i contagi non sono di certo nati nei nostri locali. In ogni caso, chi non ottempera alle regole è giusto che sia sanzionato. Evitiamo però di colpire nel mucchio, secondo logiche che noi davvero facciamo molta fatica a comprendere. Abbiamo bisogno di poter progettare il nostro futuro. Pur consapevoli che la situazione è straordinariamente complessa, chiediamo la massima chiarezza possibile: sulle regole di apertura e, cosa altrettanto importante sui ristori che al momento, oltre ad arrivare con il contagocce, risultano assolutamente inadeguati.”

Sintetizza così Stefano Corghi, presidente del Consorzio Modena a Tavola, lo spirito della lettera aperta inviata ieri, 15 dicembre e indirizzata al Governatore della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, al prefetto di Modena Pierluigi Faloni, al sindaco della città della Ghirlandina, Gian Carlo Muzzarelli e all’assessora del Comune di Modena Ludovica Ferrari. Eccola di seguito.

Egregi Presidente Stefano Bonaccini, Prefetto Dottor Faloni, Sindaco Dottor Muzzarelli e Gentile Assessora Ferrari,

scriviamo questa mail per sottolineare il profondo disagio della nostra intera categoria, anche in forza delle disposizioni del nuovo Dpcm che caratterizzeranno lo svolgimento del nostro lavoro nelle prossime settimane.

Un disagio che si somma a quello di tutte le altre categorie, che come la nostra, sono particolarmente colpite dalle nuove misure restrittive applicate sul territorio nazionale.

Non che il nostro disagio, abbia un valore maggiore alle profonde difficoltà economiche di altre categorie, ma nasce dal fatto che il settore della ristorazione soffre dell'applicazione generalizzata di restrizioni che accomuna più settori sostanzialmente differenti.

Nei nostri locali ci siamo da subito adeguati ed attrezzati a perseguire le regole imposte dall'Autorità Sanitaria, per assicurare il nostro personale e gli Ospiti che quotidianamente accogliamo, di frequentare il Ristorante in piena sicurezza. E lo abbiamo fatto perché coscienti che questo è il primo motivo di contrasto alla pandemia, è soprattutto è il rispetto del nostro lavoro.

La frustrazione è davvero tanta. In questi ultimi mesi, come imprenditori e semplici cittadini, abbiamo adottato le opportune misure sanitarie decretati dal Comitato Tecnico Scientifico. Abbiamo, inevitabilmente, subito le pesanti conseguenze economiche, ma di certo non ci siamo sognati di trasgredire le regole, perché lo scopo comune è di contribuire ad arginare e controllare, l'espandersi dei contagi. Un comportamento doveroso e, se possiamo permetterci, che ancora una volta ha dimostrato la maturità della stragrande maggioranza dei ristoratori. I numeri, non volubili opinioni, ci danno ragione dato che non risulta da nessuna indagine che i ristoranti siano stati luoghi in cui il contagio si è diffuso.

Ma ciò a cui abbiamo assisto nei giorni precedenti all'aggravarsi della situazione pandemica e del successivo passaggio a regione arancione, ci ha lasciato sbigottiti. Ogni pomeriggio si verificavano assembramenti in alcune zone della città, favorite anche dallo sconsiderato comportamento di alcuni gestori di locali che non applicavano le necessarie misure di contrasto al diffondersi del virus.

Complice di questa situazione è stata la totale mancanza di controllo delle forze preposte (Polizia Municipale in primis): mancanza che, oltre a contribuire all'espandersi della pandemia, ha penalizzato oltremodo tutte quelle persone ed attività che rispettavano le normative emanate dal Governo, dalle Regioni e dalle Amministrazioni locali.

Ora che i nuovi emendamenti del Dpcm sono diventati normative, con un probabile aumento delle restrizioni deciso in queste ore con l’avvicinarsi del Natale, non invochiamo una caccia alle streghe o agli untori, ma semplicemente l'adeguamento delle misure restrittive calibrate sul tipo diattività e di servizi proposti alla clientela, nel rispetto delle regole e dell’interesse generale. Una definizione precisa delle misure stabilite per ogni singola Categoria di operatori, perché un Ristorante, non è un Bar.

Il nostro auspicio non può che essere uno: poter riprendere il nostro lavoro, nel rispetto di regole che siano adeguate, ragionevoli e mirate per ogni settore. I ristori, senza entrare nel merito della loro entità, non possono essere la soluzione. Auspichiamo che vogliate e possiate intervenire tempestivamente, in modo selettivo e mirato. Segnali chiari che vadano in questa direzione darebbero un senso anche agli enormi sacrifici che molti italiani, noi compresi, stiamo compiendo. Con l’auspicio che questo accorato appello possa trovare ascolto, vi auguriamo buon lavoro consapevoli anche della complessità dei compiti che siete chiamati ad assolvere.

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