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Giovedì, 25 Aprile 2024
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"Il custode di mio fratello", il messaggio dell'arcivescovo per San Geminiano

Riportiamo intergalmente il testo della lettera alal città che come da tradizione Mons. Erio Castellucci ha scritto in concomintanza con la festa del Santo Patrono

“Sei proprio tu il custode di tuo fratello”: così sottintende il Signore nella sua risposta a Caino: “la voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo”. La terra, bagnata di sangue, grida insieme all’innocente ucciso. “Il grido della terra e il grido dei poveri”, come li definisce papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015, n. 49), si mescolano assieme. Già mezzo secolo fa, quando ancora pochi coglievano il rapporto tra questione ambientale e questione sociale, scriveva papa Paolo VI: «non soltanto l’ambiente materiale diventa una minaccia permanente: inquinamenti e rifiuti, nuove malattie, potere distruttivo totale: ma è il contesto umano, che l’uomo non padroneggia più, creandosi così per il domani un ambiente che potrà essergli intollerabile: problema sociale di vaste dimensioni che riguarda l’intera famiglia umana» (Octogesima Adveniens, 14 maggio 1971, n. 21). Nella sua prima enciclica, Giovanni Paolo II rilanciò l’allarme, ricordando «certi fenomeni, quali la minaccia di inquinamento dell’ambiente naturale nei luoghi di rapida industrializzazione, oppure i conflitti armati che scoppiano e si ripetono continuamente, oppure le prospettive dell’autodistruzione mediante l’uso delle armi atomiche, all’idrogeno, al neutrone e simili, la mancanza di rispetto per la vita dei non nati» (Redemptor hominis, 4 marzo 1978, n. 8). Papa Wojtyła, in ventisette anni di pontificato, è poi ritornato decine di volte sulla connessione tra temi ecologici e sociali. Così come Benedetto XVI, che vi dedica ampio spazio all’interno della sua enciclica sociale, arrivando a dire: «il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in società sia il buon rapporto con la natura» (Caritas in veritate, 29 giugno 2009, n. 51). Anche i grandi documenti ecumenici, scritti insieme alle Chiese ortodosse e alle Comunità protestanti, hanno offerto contributi notevoli e apprezzati. Nel solco dei suoi predecessori, papa Francesco dedica un’intera enciclica all’argomento, prendendo in prestito le prime parole, come abbiamo visto, dal Cantico delle creature di San Francesco e indicando come sottotitolo “la cura della casa comune”. L’idea della casa, in greco òikos o oikìa, è contenuta nel termine stesso di “ecologia”, che significa “governo/gestione della casa”.

Proprio l’immagine della casa, insieme a quella del giardino e del suolo, ci aiuta a capire bene la connessione tra uomo e natura, di cui lui è coltivatore e custode. Dio affida all’essere umano una “casa”, il creato, formata da abitazione, orto e giardino. Consegnando alla sua creatura intelligente il resto delle creature, Dio non fa un rogito, non opera un passaggio di proprietà, ma semmai fa un comodato, assegnando un bene con il compito di utilizzarlo responsabilmente e restituirlo in buono stato. Ed è questa responsabilità a definire il compito umano della custodia della “casa”: responsabilità verso il padrone, verso la famiglia che la abita e la abiterà, verso la casa stessa, giardino e orto compresi. Se l’uomo è l’apice della natura, consapevole di esistere come soggetto, fatto a “immagine e somiglianza” di Dio (cf. Genesi 1,26-27), il resto della creazione non è semplice oggetto a disposizione dell’uomo, come materia inerte che lui possa sfruttare a proprio arbitrio.

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