Ddl Zan-Vaticano, professore Unimore prende parte al dibattito. "Più che un'ingerenza"
Il Prof. Vincenzo Pacillo, ordinario di Diritto Canonico e Diritto Ecclesiastico ad Unimore, dichiara le sue perplessità relativamente agli screzi degli ultimi giorni ai microfoni di Huffington Post
Il Prof. Vincenzo Pacillo, ordinario di Diritto Canonico e Diritto ecclesiastico al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia prende parte al dibattito innescato dalla nota della Santa Sede in merito al Disegno di legge n. 2005, meglio noto come “Ddl Zan”; e lo fa rilasciando un’intervista a Stefano Baldolini di Huffington Post.
Il testo del Ddl, recante “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere e sulla disabilità”, approvato alla Camera nel novembre scorso ed ora al vaglio del Senato, secondo la Segreteria di Stato Vaticana avrebbe - qualora approvato rebus sic stantibus - “l’effetto di incidere negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa cattolica e ai suoi fedeli dal vigente regime concordatario” e per questo motivo secondo la stessa sarebbe auspicabile “una diversa modulazione del testo normativo”. La paura dei sostenitori del Ddl Zan, tra cui alcuni noti personaggi del mondo dello spettacolo come Fedez ed Elodie, era che questa nota potesse influenzare la decisione parlamentare: ipotesi che sembra essere stata sconfessata da Mario Draghi, che durante un discorso in Senato ha fermamente ribadito la laicità dello Stato italiano e l’indipendenza del Parlamento.
A prescindere dalle parole del Presidente del Consiglio, non essendo il Disegno di legge ancora stato discusso, non è dato sapere quali saranno effettivamente le ripercussioni – quantomeno a livello introspettivo – dell’intervento della Santa Sede. Rimane quindi fondamentale capire quale sia il peso di tale scritto, dal punto di vista storico e di diritto internazionale: passare un colpo di spugna sulla vicenda liquidando la nota come “contributo al dibattito” sarebbe riduttivo.
Ai microfoni di Huffington Post (prima del discorso di Draghi al Senato, ndr), il Prof. Pacillo dichiara infatti che “un avvertimento di questo tipo non è una mera espressione di pensiero, ma una presa di posizione ufficiale che rischia di perturbare la costruzione del dibattito politico”. Incalzato da Baldolini, che gli chiede se quindi ci sia stata un’ingerenza del Vaticano negli “affari” dello Stato, il professore modenese risponde: “Tecnicamente non lo è stata, perché teoricamente il Parlamento potrebbe anche cavarsela dicendo ‘ne prendiamo atto, ma andiamo avanti’. Ma qui paradossalmente siamo davanti a qualcosa che è più di un’ingerenza. Come dicevo, siamo di fronte a un rischio di un perturbamento del dibattito politico e contemporaneamente al rischio di depotenziamento del principio di laicità dello Stato, che non può essere piegato da nessuna norma, nemmeno concordataria”. Il Vaticano infatti sostiene, come anticipato, che il Ddl Zan violerebbe il Concordato Stato-Chiesa del 1984, in quanto limitante della libertà di pensiero di cattolici e scuole cattoliche. A questo proposito Pacillo, dopo aver chiarito che “negli stati democratici oggi esistono dei limiti (molto estremi, ma presenti) per la libertà di pensiero: incitamento all’odio, alla discriminazione razziale o sessuale, apologia dei fascismi”, afferma: “Secondo me il Ddl Zan non viola il concordato. Non si vede perché i cattolici dovrebbero godere di uno status speciale in termini di limiti alla libertà di pensiero. Semmai ci potrebbe essere un problema di interpretazione delle norme, ma a quello pensa il Parlamento”.