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La Chiesa modenese accoglie tre nuovi sacerdoti, sabato l'ordinazione

In San Pietro la cerimonia che sancirà l'inizio del ministero per Davide Cerfogli, Mattia Ferrari e Aldo Rossi, già destinati a tre parrocchie del territorio con la funzione di vicario

La Chiesa modenese saluta con gioia tre nuovi sacerdoti: sono Davide Cerfogli, 35 anni, di Modena, Mattia Ferrari, 24 anni, di Formigine, e Aldo Rossi, 45 anni, di Savignano sul Panaro. La cerimonia di ordinazione presbiterale, presieduta dall'arcivescovo monsignor Erio Castellucci, si terrà sabato 26 maggio alle 20.30 nella chiesa di San Pietro. 

Già lo scorso 10 maggio il vescovo ha emesso il decreto con gli incarichi per i tre nuovi sacerdoti: don Davide sarà vicario parrocchiale delle parrocchie San Bartolomeo Apostolo di Pavullo, Santi Pietro e Paolo di Gaiato, e Santi Vincenzo e Anastasio Martiri di Monteobizzo, don Mattia sarà vicario delle parrocchie San Michele Arcangelo di Nonantola, Natività di Maria Santissima di Redù e San Pietro Apostolo di Rubbiara, mentre don Aldo è atteso come vicario alla parrocchia San Bartolomeo Apostolo a Formigine.

«Il dono del ministero sacerdotale rappresenta una ricchezza inaudita, non solo per gli ordinandi, ma per tutta la comunità cristiana e non cristiana, a dispetto di tutti i pregiudizi negativi e le rappresentazioni falsate che circolano – scrive don Federico Pigoni, Rettore del Seminario, in un intervento su Nostro Tempo, il settimanale diocesano –. Si diventa partecipi della missione che il Padre ha consegnato al Figlio per mezzo dello Spirito, di trasmettere la gioia piena che ci è stata consegnata dal Battesimo, attraverso la celebrazione dei sacramenti, la predicazione del Vangelo e l'esercizio della carità pastorale».

Davide Cerfogli ha 35 anni, è modenese con mamma di Nonantola e papà di Canevare di Fanano. La vocazione in lui è sbocciata mentre studiava alla Facoltà di Economia dell'Università. Da qui la scelta di entrare in Seminario, prima a Bologna poi a Modena, dove ha concluso gli studi teologici: negli ultimi due anni ha prestato servizio a San Felice sul Panaro, insegnando religione. «Nonostante una breve esperienza con gli scout, verso l'inizio della seconda superiore mi ero allontanato dalla Chiesa – racconta –. Durante gli anni dell'università, attraverso qualche amicizia davvero imprevista, ho scoperto che Gesù era davvero il Cristo e che al fondo dei miei desideri sempre inquieti c'era il desiderio di Lui. Il mio unico merito è stato di dire sì a quello che mi stava travolgendo. Spero di riuscire a fare tesoro di tutto il bene che ho visto».

Mattia Ferrari, formiginese, è il più giovane dei tre: compirà 25 anni il prossimo 27 novembre. Il suo cammino vocazionale si è avviato negli anni degli studi al liceo Muratori di Modena, quando ha iniziato a frequentare “Giovani in cammino”, il percorso guidato da don Simone Bellisi. Dopo la maturità, l'ingresso in Seminario. La sua prima esperienza in parrocchia è stata nel 2015 con il servizio a Sant'Antonio in Cittadella. In un messaggio, ringrazia anche i carcerati del Sant'Anna (presso i quali ha prestato servizio lo scorso anno) «per avermi testimoniato come l'amore di Dio sia veramente una forza che salva e va oltre ciò che noi possiamo immaginare», e i migranti e i rifugiati che ha conosciuto attraverso la Cittadella «per avermi testimoniato che il sogno di Dio è che noi tutti ci teniamo per mano e cerchiamo gli uni la felicità degli altri».

Aldo Rossi, 45 anni, è di Savignano sul Panaro: dopo gli studi di Ragioneria, poi di Economia Aziendale all'Università, l'ingresso nel mondo del lavoro dove è rimasto per 14 anni. Nel frattempo è venuta maturando la sua vocazione che lo ha portato a seguire un percorso di discernimento, per poi entrare in Seminario nel 2012. Racconta «la chiamata forte a seguire Cristo: una voce che è risuonata per mezzo di voci umane e avvenimenti. Ti rendi conto, quasi a 40 anni, che la vita è un dono unico che va vissuto al meglio e non vivacchiando, pur facendo cose buone e belle per il prossimo, tanto per 'tirare a campare'. La domanda che a un certo punto mi sono fatta è questa: 'Perché non prendere in mano la propria vita, guardare dentro al proprio cuore e ascoltarne i desideri, la vita vera e bella a cui anela?'. Decidere di entrare in Seminario, lasciare delle certezze per un promessa di vita piena, ma pur sempre una promessa, non è stato facile. Ma il desiderio e la grazia di Dio mi hanno aiutato. A distanza di quasi sei anni devo dire che sono stati anni splendidi e un dono inestimabile».

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