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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Petizione #FateciLavorare, la risposta “legale” di Confesercenti e Confcommercio sulla riapertura

Le due Associazioni lanciano a loro volta il messaggio della riapertura ma lo fanno con una petizione online. L’obiettivo riaprire e dare la possibilità a tutti di lavorare

Confesercenti Modena e Confcommercio Modena lanciano una petizione con l’#FateciLavorare! e stanno lavorando affinchè le Istituzioni cambino registro.  

Quello che chiedono è che, nel rispetto delle misure di sicurezza, tutti i settori del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi possano rimanere aperti. 

Nel corso del 2020 il commercio modenese ha perso circa 800 milioni di ricavi (secondo lo studio di Confesercenti) e la ristorazione altri 750 milioni.  Gli imprenditori si sentono abbandonati a loro stessi e così le due associazioni puntano a far cambiare direzione al Governo. 

“Nel corso di questi mesi- si legge nella petizione- come Associazioni di rappresentanza delle piccole e medie imprese, non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità ed abbiamo svolto un difficile ruolo di salvaguardia del tessuto economico e di capillare informazione verso imprese del territorio, che in diverse occasioni hanno stentato a comprendere il senso delle decisioni messe in atto dal Governo. Particolare disappunto e disagio sono avvertiti a causa dei tempi di adozione dei provvedimenti, che non lasciano mai la possibilità di organizzare e programmare il lavoro di importanti settori dell’economia.

Molte attività stanno soffrendo questa situazione-
proseguono- pubblici esercizi (bar, ristoranti), tutto il mondo del turismo, dell'intrattenimento, della cultura, così come il commercio soprattutto nei settori non alimentare. Dettaglianti, sia in sede fissa che ambulanti, e grossisti che pur subendo danni economici enormi, per il solo fatto di poter continuare ad essere aperti, non beneficiano di alcun sostegno se non di sporadiche attenzioni.

Inoltre i negozi di vicinato, i piccoli esercizi commerciali dei centri storici delle nostre città, sono stati desertificati dai vincoli della mobilità delle persone e dall’ utilizzo spinto dello smart working.

Tutto il settore dei fieristi e dello spettacolo viaggiante è fermo da mesi, il settore delle estetiste non lavora così come le palestre. Per non parlare delle gallerie e dei centri commerciali, i cui negozi sono costretti alla chiusura nei giorni potenzialmente più redditizi.

Gli imprenditori sono abbandonati a loro stessi, devono fare i conti con cali di fatturato annuo di oltre l’80%; il commercio modenese ha perso 800 milioni di ricavi nel 2020 e la ristorazione altri 750 milioni.

Riceviamo-
afferma l’associazione-  quotidianamente segnali di preoccupazione ed esasperazione ed è sempre più diffusa la sensazione di essere di fronte ad un accanimento verso tutto il settore del terziario e dei servizi. Considerato l’andamento dei contagi, appare peraltro evidente che non vi sia una diretta correlazione tra la diffusione del virus e la frequentazione di queste attività.

Le considerazioni esposte e la necessità di salvare un pezzo del patrimonio imprenditoriale di questo Paese devono convincere le Istituzioni a cambiare registro: nel rispetto delle misure di sicurezza varate, tutti i settori del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi alla persona devono poter rimanere aperti!

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