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Reparti in sofferenza, i medici: "L'emergenza va gestita anche fuori dalle Terapie Intensive"

Pietrangelo (SIMI): "Reparti internistici vicini al collasso e medici allo stremo: serve un intervento urgente perché il Sistema Sanitario tenga e l'assistenza sia garantita a tutti i cittadini"

Crescono la stanchezza e lo sconforto di fronte a questa prevedibile seconda ondata ed è forte la preoccupazione della Medicina Interna, che dall’inizio della pandemia sta combattendo in prima linea la dura battaglia contro il Covid-19.

A fare il punto è il prof. Antonello Pietrangelo (in foto), Presidente della Società Italiana Medicina Intera (SIMI) e Direttore della Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e del Dipartimento di Medicina Interna Generale, d’Urgenza e post Acuzie dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena.

"Sono i medici internisti, a gestire il 70-80% dei pazienti Covid, nel silenzio dei propri ospedali e senza essere interpellati per offrire il proprio contributo nell’individuazione di interventi utili a migliorare la gestione dell’emergenza. Oggi quanto temuto si sta purtroppo concretizzando: a differenza di quanto accaduto a marzo-aprile, alla curva epidemiologica in rapida crescita dei pazienti Covid si affianca ora quella fisiologica e stagionale dei pazienti cronici over 70, pluripatologici e fragili, non-Covid, che hanno ed avranno bisogno di accedere agli ospedali a causa di un aggravamento delle loro condizioni di salute legato all’inverno".

Ricoveri in aumento, negli ospedali modenesi parte il piano di emergenza

Pietrangelo, in qualità di Predisente SIMI ha quindo indirizzato una lettera al Ministero della Salute, che riportiamo di seguito:

Il sistema sanitario è di nuovo sotto stress per la velocità con cui si è presentata la seconda fase della pandemia Covid-19. Bene, le iniziative nazionali e regionali per limitare i contatti e ridurre il rischio di contagi. Necessario, potenziare il ruolo ed il coinvolgimento della medicina del territorio e dei medici di famiglia, anche con l'individuazione di ospedali intermedi o RSA Covid e non-Covid. 
Ma ora serve spostare l'attenzione su quello che sta realmente accadendo all'interno degli ospedali. 
Il crescente numero dei posti letto occupati in terapia intensiva, quelli presentati in tutti i bollettini di aggiornamento sulla pandemia, è solo la punta dell'iceberg. 

Questa seconda ondata sta comportando un'enorme pressione sui reparti di Medicina Interna che da sempre si prendono cura dei pazienti over 70, pluripatologici e fragili, la categoria di pazienti a maggior mortalità per Covid-19. Ora questi stessi reparti debbono far fronte, contemporaneamente, a due curve epidemiologiche in rapida crescita: da un lato il fisiologico accesso di pazienti che si osserva nella stagione invernale, assenti nella prima ondata pandemica di marzo-aprile, dall'altro la crescita esponenziale dei pazienti Covid. 
Con il passare delle settimane ci sarà un prevedibile aumento di accessi ai Pronto Soccorso di pazienti cronici, pluripatologici, fragili, over 70, molto spesso con polmonite-Covid accertata, da accertare o non-Covid. Questi ultimi, in epoca pre-pandemica, occupavano fino al 70-80% dei posti letto negli ospedali e nei reparti di Medicina Interna per essere assistiti da medici esperti nel gestire patologie croniche co-esistenti e patologie incidenti nel medesimo paziente. 

Per far fronte alla crescita rapidissima degli accessi ospedalieri di soggetti Covid-positivi stiamo riconvertendo, come già fatto a marzo-aprile, le Unità di Medicina Interna in reparti Covid. Stiamo affidando ed affideremo agli stessi internisti che hanno retto la prima ondata, reparti specialistici trasformati in reparti Covid. Per rispondere all'aumento esponenziale del numero di pazienti sospetti Covid, che necessitano di isolamento in attesa del risultato di tamponi o ulteriori dati clinico-radiologici, stiamo saturando posti letto in altri reparti di Medicina interna non-Covid. 

Tutto questo, temiamo che questa volta non basterà perché la stagione invernale sta totalmente trasformando il quadro che si era delineato nel corso della prima ondata.  La gestione di una pandemia richiede letti assistiti, ma non solo nelle terapie intensive, ovviamente indispensabili. 

Sovraffollamento e mancanza di posti letto sono da tempo un problema non adeguatamente affrontato e che si ripercuoterà sugli esiti di questa nuova emergenza nazionale: la dotazione di posti letto e risorse in Italia, parametrata al mero numero degli abitanti, non sta tenendo conto che all'interno di quel numero quella che cresce e crescerà ancora linearmente per decenni è la curva degli over 70 fragili e polipatologici. 

I pazienti Covid potenziali o accertati con polmonite o altre manifestazioni eterogenee non differiranno nella sostanza da quelli che gli internisti hanno gestito fino ad oggi. I pazienti cronici e fragili non-Covid, i nostri pazienti, non dovranno essere abbandonati. Servono tetti e personale medico ed infermieristico con competenza multispecialistica. Il focus degli interventi non dovrà essere il virus, né la patologia, ma ancora una volta il paziente che contrae quella patologia, che sia Covid o non Covid, la persona nella sua complessità e fragilità. Questo paziente avrà bisogno di tutti i professionisti, inclusi quanti per formazione e vocazione li curano da sempre. Gli internisti appunto. 

Alla sfida imposta dal Covid-19 la Medicina Interna Italiana ha sinora dato, come d'altra parte tutto il SSN, una rapida risposta con la massima disponibilità e spirito di sacrificio. Oggi chiediamo a gran voce alle istituzioni di implementare percorsi virtuosi finalizzati ad adeguare l'organico di medici ed infermieri dei  reparti di Medicina Interna al crescente numero di posti letto effettivamente gestiti, professionisti che quotidianamente, sul campo, hanno dimostrato spirito di sacrificio, professionalità e competenze per garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute e alla sicurezza all'interno degli ospedali. 

Il Presidente e la SIMI tutta, con i suoi 3.000 e più associati impegnati in tutti i grandi e medio-grandi centri ospedalieri ed ospedaliero-universitari delle Regioni italiane, sono pronti a collaborare con il Ministero e gli organi tecnici per fare la propria parte. 

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