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Venerdì, 19 Aprile 2024
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A Modena il prelievo di emifegato con tecnica totalmente robotica per trapianto da donatore vivente

Il donatore è il figlio 38enne di una donna affetta da tumore epatico. Grazie al macchinario “Da Vinci” impatto chirurgico minimizzato sui donatori

Da oggi l’applicazione della chirurgia mini-invasiva al trapianto di fegato da donatore vivente diventa realtà in Emilia-Romagna. È stato infatti eseguito a Modena il primo prelievo in regione di emifegato da donatore vivente con tecnica completamente robotica, uno dei pochissimi casi eseguiti nel mondo. L’intervento è stato portato a termine con successo, il fegato è stato donato da un giovane uomo di 38 anni alla madre affetta da tumore del fegato. Entrambi sono in ottime condizioni generali. In particolare, il donatore è stato dimesso dopo 48 ore dall’intervento e la ricevente dopo sei giorni.

La notizia è stata annunciata in apertura del 45° Congresso Nazionale della Società Italiana dei Trapianti d'Organo e di Tessuti, in corso a Trieste dal 23 al 25 ottobre 2022.

“Si tratta di un’innovazione di grandissima rilevanza” – spiega il professor Fabrizio Di Benedetto, Direttore della Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e Professore Ordinario all’Università di Modena e Reggio Emilia – “nonché di una tecnica eseguita solo in pochissimi centri nel mondo. L’approccio robotico permette infatti di migliorare ulteriormente la qualità di vita dei donatori, mantenendo gli stessi elevatissimi standard di sicurezza richiesti nella donazione da vivente. In particolare, grazie all’uso del robot, possiamo ricorrere a piccole incisioni cutanee rispettando l’integrità della parete addominale ed estraendo l’emifegato da una piccola incisione sovrapubica come nel parto cesareo. Così facendo, minimizziamo l’impatto chirurgico ed estetico dell’intervento, consentendo al donatore un’immediata ripresa funzionale globale, assenza di dolore chirurgico e dimissione precoce per un re-inserimento rapido nella propria attività socio-lavorativa. Il donatore viene successivamente seguito a livello ambulatoriale. Questi aspetti sono di grande importanza soprattutto per il donatore, un soggetto sano che si sottopone ad un intervento chirurgico compiendo un gesto di grande generosità. Ai donatori in modo particolare va riservato il massimo sforzo tecnico e tecnologico per massimizzare i risultati globali”.

“Si tratta di una tecnica ancora riservata a pochi centri di grande esperienza per ragioni sia tecniche che epidemiologiche”, prosegue il professor Di Benedetto. “Il trapianto da donatore vivente è infatti una tecnica molto diffusa in Oriente rispetto all’Occidente, il che ha portato allo sviluppo dell’opzione mini-invasiva con eccellenti risultati. A questo aggiungiamo che è necessaria un’estensiva esperienza in chirurgia mini-invasiva prima di poter affrontare un simile intervento. Dopo oltre 430 interventi di chirurgia robotica, 1.150 trapianti da donatore deceduto, 16 da donatore vivente con tecnica tradizionale a cielo aperto al Centro Trapianti di Modena, abbiamo offerto questa nuova possibilità ai pazienti che si rivolgono al nostro centro. Oggi l’attività di trapianto da donatore vivente rappresenta circa il 7,5% dell’attività del nostro Centro Trapianti (rispetto ad un tasso nazionale dell’1,2% - dati report CNT-2021), tuttavia siamo certi che con l’opportunità di eseguire il prelievo per via robotica e riducendo quindi l’impatto sul donatore, questa chirurgia avrà un’ottima diffusione, specialmente per il trattamento delle nuove indicazioni trapiantologiche, come le metastasi epatiche da tumore del colon”.

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“Aumentare il numero dei trapianti da donatore vivente è una delle sfide principali che impegnano la Rete trapiantologica italiana – spiega il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo – e ridurre il più possibile l’impatto del prelievo chirurgico sul donatore è un incentivo fondamentale per convincere sempre più persone a fare questa scelta. Oggi la donazione da vivente del rene o di una porzione del fegato è un’opzione sicura per chi dona ed estremamente efficace per chi riceve l’organo, con risultati molto positivi anche a grande distanza dal trapianto. È in questa direzione che va il supporto del Cnt e dei Centri Regionali per i trapianti a progetti di innovazione tecnologica come quello di Modena e questo risultato può costituire un punto di partenza per il consolidamento di un programma che si affianchi a quello già eccellente di trapianto da donatore deceduto, per il quale l’Italia è leader in Europa, a beneficio degli oltre 1000 pazienti che in questo momento sono in lista d’attesa per un nuovo fegato”.

“Questo trapianto acquisisce ancora più valore se pensiamo che il donatore è un soggetto sano che si sottopone ad un intervento per salvare la vita ad un’altra persona, in questo caso un figlio che dona al proprio genitore”, commenta l’Assessore alle Politiche per la Salute della Regione Emilia – Romagna, Raffaele Donini. “Siamo stati convinti fin dal principio che il robot chirurgico, utilizzato da un’equipe di assoluta eccellenza come quella del Policlinico modenese guidata dal professor Fabrizio Di Benedetto, potesse farci raggiungere questi risultati straordinari che ci rendono immensamente orgogliosi. Ancora una volta l’Emilia–Romagna può affermare di essere innovatrice e all’avanguardia, attestandosi come uno dei pochi centri al mondo che eseguono il trapianto di emifegato da vivente con robot chirurgico”.

“Ringrazio tutti i miei collaboratori ed in particolare il prof. Stefano Di Sandro, chirurgo esperto sul trapianto di fegato da donatore vivente che ha portato a termine brillantemente l’impianto dell’emifegato prelevato”, sottolinea il professor Di Benedetto. “La nostra partnership clinica-chirurgica, con la condivisione delle difficili strategie trapiantologiche, è la chiave vincente del successo del programma trapianto di fegato da donatore vivente al policlinico di Modena”.

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