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Francesco Baraldi

Giornalista Modena

Richiedenti asilo fuoriusciti dai progetti di accoglienza, 116mila euro per re-intercettarli

Il Ministero dell'Interno ha finanziato il progetto “MOD-IN_MODena Include”, presentato dalla Prefettura insieme a Comune di Modena e due cooperative

Da ormai 8 anni anche il territorio modenese sta mettendo in campo uno sforzo non di poco conto per gestire l'accoglienza delle migliaia di migranti che approdano ai confini italiani e richiedono asilo. La gestione di questa ondata migratoria ha implicato problemi e costi elevati ed ora che si è attenuata - quantomeno a livello modenese, con un calo del 40-50% rispetto al picco del 2017 - viene a galla un ulteriore elemento di criticità.

Una fetta importante dei richiedenti asilo è infatti ormai uscita dal percorso di accoglienza: come spiegano Prefettura e Comune di Modena, oggi è presente "un numero non noto con precisione ma rilevante di richiedenti protezione fuoriusciti dai progetti di accoglienza, alcuni in fase di ricorso, altri con permessi per protezione, (in particolare protezione speciale – precedente protezione umanitaria)  e che, sul territorio della città di Modena, i servizi territoriali entrano in contatto con numeri crescenti. di migranti, principalmente in condizioni di regolarità, ma con percorsi di inclusione e situazioni giuridiche fragili".

Per fare fronte a queste problematiche di inclusione, la Prefettura di Modena ha presentato domanda per accedere al Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) con u progetto specifico, denominato “MOD-IN_MODena Include”. Il progetto è stato stilato insieme al Comune di Modena, coinvolgendo come attori sul territorio le due cooperative sociali Dimora d'Abramo e Gulliver, selezionate a loro volta con un bando. La richiesta modenese è andata a buon fine e da Roma sono arrivati 116.093 euro.

Questo denaro servirà a "conoscere e rappresentare in modo condiviso il fenomeno del dopo accoglienza" e ad elaborare strategie che comprendano sia il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati interessati, sia di realizzare degli interventi sperimentali di accesso al lavoro (per 10 migranti). La quasi totalità dei fondi andrà sostanzialmente a spesare il personale di Comune e cooperative per attività di consulenza e gestione amministrativa.

Si partirà dalla costituzione di un Tavolo di Lavoro permanente “Integrazione Inclusione” che dovrebbe permettere a Prefettura e Comune di Modena un confronto tra gli attori pubblici e privati del territorio rispetto alla condivisione di una visione comune di gestione del fenomeno migratorio. Da qui al prossimo luglio, attraverso un sottogruppo di lavoro verrà definito un modello di inserimento sociale e lavorativo dei migranti in uscita dai sistemi di accoglienza e sarà favorita la stesura di un protocollo che impegnerà gli Enti partecipanti al Tavolo, nel lungo periodo, in azioni a favore del sostegno all’inserimento socio lavorativo dei migranti presenti nel territorio.

Si passerà quindi ad un percorso di formazione per gli operatori pubblici e privati, In particolare la formazione riguarderà i temi relativi ai bisogni specifici dell’utenza migrante, sia sul piano psico-sociale che legale; situazione giuridico-amministrativa, canali di contrasto allo sfruttamento sessuale e lavorativo; canali di accesso al mondo del lavoro con mappatura dei servizi territoriali e dei progetti di riferimento per il cittadino immigrato.

Il progetto modenese si basa ovviamente su un presupposto positivo, quello di implementare l'inclusione, ma volente o nolente non può fare a meno di sottolineare tutte le difficoltà che la macchina statale incontra nella gestione del fenomeno migratorio. Difficoltà che la stessa Prefettura palesa, laddove ritiene necessario il progetto per "conoscere e rappresentare in modo condiviso il fenomeno del dopo accoglienza, fenomeno rispetto al quale nel tempo è emerso un deficit di conoscenza e una mancanza di visioni comuni".

Nonostante la pandemia abbia distolto l'attenzione dai flussi migratori (che non si sono certo fermati) e nonostante il carico sulle comunità locali sia diminuito - oggi i richiedenti asilo sono circa mille in provincia, di cui la metà del capoluogo - sarebbe disastroso continuare a sottovalutare il fenomeno e non predisporre una risposta dello Stato che almeno provi ad essere più pronta e più lungimirante.

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