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Modena sempre meno "città verde", lo dice il bilancio negativo del rapporto Ecosistema Urbano

Nella classifica stilata da Legambiente, Modena perde posizioni. Aumentano le polveri sottili e i rifiuti, peggiora l'offerta di trasporti pubblici: un quadro non proprio roseo della città emiliana

Ottobre 2018, arrivano i risultati del rapporto Ecosistema Urbano e Modena accusa il colpo. La classifica, stilata da Legambiente in collaborazione con l’Istituto di ricerche Ambiente Italia si basa su 17 parametri raggruppati in cinque macroaree: aria, acqua, mobilità, verde e rifiuti. Stando ai risultati, quest’anno il podio spetta a Mantova, Parma e Bolzano mentre Modena scende, da un già mediocre 54° posto ad un deludente 65°.

Dalla classifica del 2017, i cali più evidenti sono registrati nelle macroaree di aria e rifiuti: Modena infatti perde quasi 20 posizioni in ambito di produzione di polveri sottili e passa da un 32° ad un 41° posto per quanto riguarda la raccolta differenziata. E nemmeno per quanto concerne la mobilità la situazione è migliore, con un drastico 42° posto per l’offerta di trasporto pubblico che nel 2017 aveva visto la città emiliana al 27° posto. Potremmo vantarci del primo posto ottenuto grazie al parametro del verde pubblico, dagli alberi in particolare, ma perché accontentarsi?

Il Presidente Nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, riferendosi ai primi cittadini, sostiene che per salvaguardare l’ambiente sia necessario “[…] che prendano decisioni, a volte anche impopolari, per l’interesse collettivo, senza fare troppi calcoli elettorali”. Ma puntare il dito sulle istituzioni non basta: conservare e migliorare l’ecosistema urbano deve essere un obiettivo comune, perseguito, come sottolinea lo stesso Presidente, da “tutti i cittadini insieme”.

Come? Tanti sono i suggerimenti degli esperti, tra cui la pedonalizzazione del centro storico e l’ampliamento della rete di trasporti pubblici, l’attribuzione nuovi usi e funzioni ad aree degradate, il rispetto della raccolta differenziata, auspicabilmente domiciliarizzandola.

Serve quindi una presa di coscienza che parte dai vertici e arriva a tutti i cittadini, a meno che nel rapporto 2019 non si voglia leggere, ancora una volta, che l’ “andamento (è troppo) lento. È con il titolo di una canzone della pop music italiana di fine anni ‘80 che possiamo sintetizzare l’evoluzione dello stato di salute ambientale dei capoluoghi di provincia del nostro Paese”. 
 

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