rotate-mobile
Attualità

Analisi dei redditi delle famiglie, a Modena ancora 5.000 euro di divario tra uomini e donne

Interessanti analisi sulla realtà cittadina oggi in occasione della Commissione consigliare chiamata a valutare il "fattore famiglia", l'alternativa al semplice Isee proposta dalle opposizioni per definire meglio le reali condizioni economiche delle famiglie

Se l'effetto Covid non pesa per tutti allo stesso modo, in Emilia-Romagna e a Modena si affronta la crisi post-lockdown meglio che in altri territori italiani. Ma anche qui i redditi calano, mentre tra maschi e femmine resta un divario annuo di 5.000 euro, e le persone in difficoltà aumentano. Ed emerge un dato un po' inquietante rispetto all'ultima crisi, quella del 2008-2012: aumenta anche l'età media dei nuovi poveri. 

È il quadro che emerge stasera in Comune a Modena, dove si tiene l'ultimo appuntamento della commissione consiliare Servizi mirata ad approfondire il tema del "fattore famiglia", il metodo sperimentale che per l'accesso ai servizi integra l'Isee rendendolo meno rigido, e introducendo un livello di reddito non tassabile crescente all'aumentare del numero dei componenti della famiglia. Il percorso a Modena è nato da una proposta del capogruppo della Lega Alberto Bosi, sostenuta dalle forze di centrodestra e dal M5S. 

Ne parlano stasera in teleconferenza dalla sala consiliare il prof Massimo Baldini, del dipartimento di Economia "Marco Biagi" Unimore, insieme al collega Andrea Reginato, autore lo scorso anno di uno studio sui redditi delle famiglie modenesi (del 2016, dalle dichiarazioni del 2017) e a Giovanni Bigi, responsabile dell'ufficio Statistica del Comune, in presenza del vicesindaco e assessore al Bilancio Gianpietro Cavazza. Si parte dall'analisi di Baldini: "Le famiglie modenesi affrontano questa nuova crisi da una posizione migliore rispetto alla media italiana, grazie ai maggiori livelli dell'occupazione e del tasso di risparmio. Ma anche in questo contesto- avvisa il prof- i redditi diminuiscono e la povertà sta aumentando". 

Gli effetti della crisi non sono omogenei: la subiscono di più i giovani, i precari e gli occupati nei servizi, meno i dipendenti pubblici e i pensionati. Proprio come accadde nel 2008-2012. Ma, precisa il prof Unimore, c'è "una differenza importante rispetto a 10 anni fa: l'età media di molti nuovi poveri aumenta, come per tutta la società italiana, e questo rende più difficile pensare a strategie di uscita dalla povertà e a percorsi di riqualificazione". 

Dalle slide di Reginato, invece, emerge che nel periodo in questione il reddito mediano dei modenesi (la soglia che divide il 50% della distribuzione con reddito più elevato dal 50% con reddito più basso) è stato di 19.486,26 euro: in aumento rispetto al 2009 (durante la crisi economica) ma più basso rispetto al 2002 (redditi rivalutati per garantire la comparazione tra valori omogenei). Tra maschi e femmine, poi, c'è ancora un divario di oltre 5.000 euro. I maschi guadagnano il 33% in più delle femmine. Intanto, spiega Reginato, aumentano anche le diseguaglianze e in particolare quella tra il 2002 e il 2016 è cresciuta di cinque punti percentuali. 

Venendo alla distribuzione geografica, nei 38 rioni della città la forbice del reddito mediano è di oltre 4.000 euro tra il rione più 'ricco' (zona Sant'Agnese, con 3.617 contribuenti: 22.066 euro) e quello meno 'ricco' (Collegarola, con 265 contribuenti: 17.748). Tra i rioni numerosi, il più 'ricco' è il centro storico (20.811 euro il reddito mediano). Il reddito mediano si aggira intorno ai 22.000 euro per le famiglie di due e tre componenti, scende sotto i 21.000 euro per le famiglie di quattro componenti; è di 18.254 euro per i single e di 13.049 euro per le famiglie con cinque o più componenti.

(DIRE)

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Analisi dei redditi delle famiglie, a Modena ancora 5.000 euro di divario tra uomini e donne

ModenaToday è in caricamento