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Alluvione, la Regione alza le mani: "Cambiamenti climatici, fenomeni eccezionali"

L'Assessore Priolo attribuisce alle precipitazioni intense la responsabilità del disastro. Nel modenese stanziati 170 milioni in sei anni, ma realizzato meno di un terzo degli interventi

Pericolo scampato per le nutrie. Questa volta sul banco degli imputati per l'ennesimo disastro alluvionale modenese finiscono i cambiamenti climatici. 

Lo mette bene in chiaro da subito la Regione Emilia-Romagna, attraverso l’assessore all’Ambiente e alla Protezione civile, Irene Priolo: "Il cambiamento climatico sta mostrando sempre più il conto, come dimostrano anche gli ultimi episodi avvenuti nel modenese, dove il Panaro è esondato dopo una piena storica (11,20 metri, mai vista in 50 anni) e il Secchia è stato investito da una piena anch’essa eccezionale. Ora l’obiettivo prioritario è la gestione dell’emergenza e il ritorno alla normalità, poi verrà il momento per analizzare in dettaglio le ragioni dell’accaduto nel modenese Ma è indubbio che quello cui ci troviamo di fronte è un problema legato in gran parte agli effetti innescati dal cambiamento climatico: ad ogni nuova emergenza, infatti, viene battuto il record precedente di piogge e precipitazioni. Eventi che si fanno sempre più intensi e che hanno bisogno di risposte straordinarie”.

Responsabilità delle istituzioni che dovrebbero garantire la sicurezza del nodo idraulico? Per ora non se ne parla, anzi. L'assessore spiega: “E’ ormai chiaro che in tutta Italia ci troviamo sempre più spesso di fronte a problemi di fragilità e tenuta dei territori dovuti a eventi meteo sempre più esplosivi per portata e numero. L’impegno della Regione è quello di continuare con la messa in sicurezza dei nodi idraulici attraverso l’utilizzo fino all’ultimo centesimo di tutti i fondi disponibili per rendere più forte e resistente il territorio”. 

Tanti fondi, pochi interventi effettivamente realizzati

Già, i fondi. "Sono quasi 170 i milioni di euro destinati, dal 2014, a investimenti realizzati o programmati tra Secchia, Panaro e Naviglio. Per il nodo idraulico di Modena, solo nel 2020, sono stati appaltati e si stanno svolgendo lavori in 12 cantieri per oltre 60 milioni, e sono 9 gli interventi programmati per 25 milioni e mezzo. Inoltre, lo scorso settembre la Regione ha stanziato altri 40 milioni aggiuntivi derivati da economie per la sicurezza del territorio".

Tanti denari, ma il problema non è certo - almeno in questo caso - la quantità. Il vero problema sono i tempi. Del "fiume" di denaro stanziato dopo il disastro di San Matteo di sei anni fa, gli interventi sono stati conclusi per appena un terzo della somma preventivata. Purtroppo i cambiamenti climatici non hanno i tempi della burocrazia italiana, ma viaggiano ben più veloci. Ecco allora che dalle istituzioni ci si aspetterebbe un approccio radicalmente diverso: se la minaccia delle piene è così grave, perchè non realizzare interventi in tempi rapidi?

Altri 32 milioni per il Panaro

La situazione del Panaro stesso è emblematica: sono stati investiti 32 milioni di euro, ma nessun lavoro è stato al momento concluso. E' in corso soltanto il primo lotto di interventi da 8,8 milioni che si concluderà in primavera, nei comuni di Modena, Bomporto, Nonantola, Ravarino e Crevalcore. Il nuovo argine tra Ponte Sant'Ambrogio e la Fossalta è solamente in fase di progettazione. I lavori per l'area del Tiepido sono stati finanziati a settembre per 5 milioni. Come se le criticità non fossero note ormai da decenni.

Le casse d'espansione mai entrate in funzione

Il maggiore esempio di questo eccessivo immobilismo delle istituzioni è però collocato qualche chilometro a monte del disastro di Gaggio e Nonantola, al confine tra il comune di Modena e quello di San Cesario: le casse di espansione del Panaro a Sant'Anna. Da ormai 40 anni esiste un bacino, tecnicamente denominato "cassa fuori linea", che non è mai stato collaudato e che - nonostante i milioni (di lire) spesi negli anni - resta inutilizzato. L'area agricola che dovrebbe accogliere le acque del fiume per alleggerire il livello a valle della diga è rimasta vuota anche nelle scorse ore, mentre case e aziende finivano sott'acqua. Non sarebbe comunque bastato a mitigare la furia della piena eccezionale? Forse. Ma intanto i soldi pubblici sono stati spesi senza ottenere alcun beneficio e l'opera incompiuta grida vendetta.

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