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Prestazioni della sanità pubblica, Emilia-Romagna prima regione. Con l'incognita bilanci

Lo attesta l’Osservatorio della Fondazione Gimbe per il decennio 2010-2019. Emilia-Romagna al 93,4% di adempimento (+0,6% rispetto all’ultimo report), media nazionale ferma al 75,7%. Al vertice anche nei dati sperimentali del nuovo sistema attivo dal 2020.

L’Emilia-Romagna è la prima regione in Italia nell’assicurare le prestazioni sanitarie ai propri cittadini non solo nel decennio 2010-2019, come certificato dalla Fondazione Gimbe, ma conferma questa posizione anche nel 2020 e 2021, anni della pandemia, secondo i dati a disposizione dell'assessorato regionale alle Politiche per la salute.

Nel report 'Livelli essenziali di assistenza le diseguaglianze regionali in sanità', anche quest'anno la Fondazione Gimbe ha analizzato i risultati dei monitoraggi annuali del Ministero della Salute relativi al decennio 2010-2019. A partire dai singoli indicatori sono stati computati i punteggi totali, calcolando quelli non disponibili: quelli delle regioni non sottoposte a verifica degli adempimenti per gli anni 2010-2016 e quelli relativi a tutte le regioni per gli anni 2010-2011. Le 'percentuali di adempimento' sono state calcolate come rapporto tra il punteggio totale ottenuto nel periodo 2010-2019 e il punteggio massimo di 2.250 raggiungibile nel decennio analizzato. La classifica finale è stata elaborata secondo le percentuali cumulative di adempimento 2010-2019 e suddivisa in quartili.

La classifica

Dall'analisi degli adempimenti Lea 2010-2019 emerge che in testa alla classifica per l'erogazione delle prestazioni si posiziona l'Emilia-Romagna con il 93,4% di adempimento, in coda la Sardegna con il 56,3% (regione esclusa dal monitoraggio Lea). Tra le prime 10 regioni anche Toscana (91,3%), Veneto (89,1%), Piemonte (87,6%), Lombardia (87,4%), Umbria (85,9%), Marche (84,1%), Liguria (82,8%), Friuli Venezia-Giulia (81,5%) e provincia autonoma di Trento (78,8%). Agli ultimi 6 posti, oltre alla Sardegna, provincia autonoma di Bolzano (57,6%), Campania (58,2%), Calabria (59,9%), Valle d'Aosta (63,8%) e Puglia (67,5%).

Nella prima metà della classifica si posizionano dunque solo due regioni del centro (Umbria e Marche) e nessuna regione del sud, a riprova dell'esistenza di una 'questione meridionale' in sanità. Nel decennio 2010-2019 la percentuale cumulativa totale di adempimento delle regioni è del 75,7% (range tra regioni 56,3%-93,4%). In altri termini, se a fronte delle risorse ripartite alle regioni la Griglia Lea è lo strumento utilizzato dal governo per monitorare l'erogazione delle prestazioni essenziali, il 24,3% delle risorse assegnate nel periodo 2010-2019 non ha prodotto servizi per i cittadini, con un range tra le regioni che varia dal 6,6% dell'Emilia-Romagna al 43,7% della Sardegna.

"Senza una nuova stagione di collaborazione tra governo e regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l'erogazione dei Lea - sottolinea Nino Cartabellotta, presidente Gimbe - diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il Cap di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute". "Una situazione- conclude- che stride con i princìpi di equità e universalismo del Ssn, recentemente ribaditi dal ministro Schillaci secondo cui è "prioritario il superamento delle diseguaglianze territoriali nell'offerta sanitaria", affinché "tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità, indipendentemente da dove sono nati o risiedono e dal loro reddito"".

I dati regionali sugli anni della pandemia

Secondo i dati elaborati dall’assessorato sulla base del portale Covid-19 AGENAS, la Regione Emilia-Romagna ha fatto meglio della media italiana per 15 indicatori su 19, garantendo per esempio i servizi di screening, i ricoveri urgenti e gli interventi per tumori, nonostante sia stata colpita dal Covid per un 10% in più rispetto alla media nazionale. I medici impiegati dal SSN in regione (fonte: Ragioneria dello Stato) sono cresciuti del 4,2% (Italia:-2%), gli infermieri del 5,8% (Italia: +1%), gli operatori socio sanitari del 18,7% (Italia: -2%). All’orizzonte però c’è un turnover importante, che prevede nei prossimi dieci anni il 33% dei medici e il 19% degli infermieri in uscita.

Sul fronte della dotazione dei posti letto ospedalieri, nel 2021 la Regione è riuscita anche a garantire i livelli richiesti dal decreto ministeriale 70, quindi 3,21 posti letto per acuti ogni mille abitanti (la richiesta del decreto è 3,19, quindi la RER segna + 0,2).

Anche nella prevenzione vaccinale l’Emilia-Romagna fa sempre meglio della media nazionale (la copertura vaccinale antinfluenzale nella popolazione emiliano-romagnola over 65 anni è del 65,1% rispetto al 58,1% italiano). Nelle coperture vaccinali obbligatorie previste dalla L.119/2017 la Regione fa meglio della media nazionale 8 volte su 8. Si confermano ottimi anche i risultati relativi allo Screening del tumore della mammella, cervice uterina e colon-retto.

Il commento dell'assessore Donini

“Il report Gimbe certifica la qualità della sanità pubblica dell’Emilia-Romagna -commenta l’assessore alle politiche per la Salute, Raffaele Donini-. Una tendenza che si è confermata anche durante la pandemia nel 2020 e 2021. Nonostante il Covid abbia colpito l’Emilia-Romagna in misura maggiore rispetto alla quasi totalità delle altre regioni, infatti, siamo riusciti a mantenere un livello dei servizi superiore alla media italiana su tantissimi fronti, dai posti letto ai ricoveri urgenti, dalla vaccinazione agli screening, solo per citare i contesti più noti". "

Le difficoltà sono ancora tante, soprattutto in riferimento alla carenza di personale sanitario e alla sostenibilità politica del sistema - continua l’assessore - ma la sanità pubblica della nostra regione, grazie all’organizzazione delle Aziende sanitarie e alla competenza e alla dedizione dei nostri professionisti, sta dimostrando ancora una volta una grande capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini anche in un periodo così complesso. Le difficoltà di bilancio delle regioni, in particolare quelle più colpite dal Covid e con maggiori costi energetici per la significativa diffusione sul territorio delle strutture di sanità pubblica come nel caso dell’Emilia-Romagna, devono essere affrontare e risolte insieme al governo per mantenere un adeguato livello dei servizi. Nei prossimi mesi concentreremo ogni sforzo per la riduzione dei tempi d’attesa per le visite specialistiche, prestazioni diagnostiche e interventi chirurgici, e promuoveremo riforme di sistema ad iniziare da quella dell’emergenza-urgenza".

Il Report dell'Osservatorio Gimbe “Livelli essenziali di assistenza: le diseguaglianze regionali in sanità" è disponibile al seguente link: www.gimbe.org/LEA_2010-2019

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