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Reumatologia di Unimore: l’importanza della scuola a livello internazionale

Studi tutti modenesi che hanno risonanza internazionale. La Reumatologia guidata dal prof. Salvarani si è distinta al convegno dell’American College of Rheumatology di Atlanta

Vasculiti, interstiziopatie polmonari e spondiloartriti da ora meno sconosciute grazie ad un innovativo studio del Policlinico di Modena sulle interstiziopatie autoimmuni.

Sono quindi arrivati Importanti riconoscimenti per la Scuola di Reumatologia di Unimore, diretta dal prof. Carlo Salvarani, che dirige la Struttura Complessa di Reumatologia dell’AOU di Modena e dell’Azienda USL-IRCCS di Reggio Emilia. Il prof. Salvarani, infatti, è stato nominato Research Collaborator del Mayo Clinic College of Medicine and Science di Rochester (USA), una delle realtà più importanti al mondo nella ricerca medica. Nel convegno annuale dell’American College of Rheumatology, ad Atlanta,  la scuola modenese e reggiana ha presentato 15 lavori, che hanno avuto come tema le vasculiti, le interstiziopatie polmonari in corso di malattie reumatiche, e le spondiloartriti.

Il gruppo di ricerca coordinato dal prof. Salvarani è stato quello italiano con più relazioni.

Il mio nuovo ruolo alla Mayo Clinic – ha spiegato il prof. Salvarani - È una posizione "ufficiale" di ricerca della durata di 3 anni che mi consentirà di essere responsabile di progetti di ricerca con fondi dedicati e avere accesso direttamente, anche dall'Italia, ai database dei progetti stessi”.

Questo incarico è stato assegnato al prof. Salvarani per gli studi sulla arterite a cellule giganti, un’infiammazione dell’aorta e dei suoi rami, e soprattutto quelli che in questi ultimi dieci anni hanno identificato lo spettro clinico e patologico, i criteri diagnostici, la prognosi e la terapia di una vasculite (infiammazione della parete dei vasi) localizzata solo al cervello e al midollo spinale, definita vasculite isolata del sistema nervoso centrale.

 “Il riconoscimento precoce da parte del clinico di tale vasculite – conclude Salvarani - è di grande importanza per il paziente poiché una diagnosi e terapia precoce  a base di steroidi, immunodepressori e anche nuovi agenti biotecnologici come il rituximab,  previene le devastanti lesioni cerebrali (infarti cerebrali multipli e demenza subacuta) prodotte da tale vasculite e evita nel paziente gravi sequele di disabilità neurologica”.

La Reumatologia di Modena in collaborazione con la Struttura Complessa di Neurologia, diretta dal prof. Stefano Meletti con quella di Neuroradiologia, diretta dal prof. Giacomo Pavesi, sono un centro di riferimento nazionale per tale Patologia ed è in corso una importante collaborazione con il prestigioso Istituto Neurologico Besta di Milano per definire un registro italiano per tale vasculite.

Gli studi presentati al congresso

Tra gli studi presentati merita un approfondimento quello che ha confrontato una popolazione italiana e una popolazione americana con arterite a cellule giganti, osservando come questi pazienti hanno una maggior sopravvivenza alla popolazione di pari sesso e età  senza tale vasculite.

Il motivo di questo dato apparentemente sorprendente – ha aggiunto il prof. Salvarani - è probabilmente correlata all'utilizzo prolungato dello steroide nei pazienti con arterite a cellule giganti, che sono tendenzialmente soggetti anziani, visto che l'età media di inizio di tale vasculite è 75 anni. L’utilizzo dello steroide probabilmente riduce il rischio di mortalità cardiovascolare”.

Un secondo importante studio ha dimostrato che la efficacia della terapia con tocilizumab (Ab monoclonale che blocca l'IL6) persiste per 2 anni dal termine del trattamento con tale farmaco nei pazienti con arterite a cellule giganti, riducendo la dose cumulativa di steroide e quindi la sua tossicità.

Uno studio del Policlinico di Modena, infine, ha visto la collaborazione tra Reumatologia, Malattie dell’Apparato Respiratorio (diretta dal prof. Enrico Clini) e Radiologia (diretta dal prof. Pietro Torricelli) sulle interstiziopatie polmonari in corso di malattie reumatiche. Lo studio ha affrontato le strategie terapeutiche e la sopravvivenza nei pazienti con interstiziopatia polmonare con caratteristiche autoimmuni. Le IPAF (interstiziopatie polmonari con caratteristiche autoimmuni) sono un gruppo di malattie a prevalente coinvolgimento polmonare.

Al Convegno di Atlanta hanno partecipato anche due specializzande della Scuola di Reumatologia (rispettivamente al III e IV anno). La dr.ssa Elena Galli ha presentato una comunicazione sulla arterite a cellule giganti comparando le manifestazioni cliniche e la terapia di due diverse lesioni patologiche che fanno parte dello spettro patologico della arterite a cellule giganti: i pazienti con infiammazione transmurale verso quelli con infiammazione localizzata ai piccoli vasi periavventiziali. Per la prima volta, lo studio è riuscito a identificare un nuovo gruppo di pazienti con arterite a cellule giganti che deve essere riconosciuto precocemente poiché la terapia steroidea è in grado di prevenire la cecità, importante complicanza che compare nel 20% di tali pazienti.

La dr.ssa Giorgia Citriniti ha invece presentato un importante lavoro sulla ultrasonografia nella artrite associata alle malattie infiammatorie intestinali con la definizione di un nuovo score radiologico per la valutazione della attività della malattia in questi pazienti, di grande utilità per definire l’attività della malattia e monitorare la terapia. Questo lavoro è frutto di una importante collaborazione con la Gastroenterologia del Policlinico, diretta dalla prof.ssa Erica Villa, che ha portato alla formalizzazione di un ambulatorio condiviso sulle malattie infiammatorie intestinali.

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