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Mappare gli spostamenti di individui di 700 anni fa, la ricerca Unimore sulle mummie di Roccapelago

Ricercatori Unimore hanno compreso gli spostamenti delle mummie ritrovate a Roccapelago analizzando il rapporto isotopico dello stronzio nei loro capelli. Lo studio all’origine di questa scoperta pubblicato sulla rivista scientifica internazionale American Journal of Physical Anthropology

Lo studio dei capelli delle mummie ritrovate a Roccapelago di Pievepelago (MO) rivela gli spostamenti di questi lontani progenitori. La scoperta, oggetto della tesi di una giovane studentessa, Valentina Tavaglione, del corso di laurea triennale in Scienze Geologiche, la si deve al gruppo della prof.ssa Anna Cipriani del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche (CHIMGEO) di Unimore, composto anche dal dottore di ricerca Federico Lugli. 

Nel loro lavoro i ricercatori modenesi hanno analizzato il rapporto isotopico dello stronzio nei capelli di alcune delle mummie ritrovate, appartenenti all’Età Moderna (XIV-XVII sec). Dopo analisi antropologiche preliminari, si è scelto di studiare i modelli di mobilità dei corpi inumati tramite l’utilizzo di avanzate tecniche forensi.

“Cosi, - spiega la prof.ssa Anna Cipriani di Unimore - alcuni capelli umani sono stati campionati dalla cripta e preparati per la successiva analisi del rapporto isotopico dello stronzio. Grazie a questo elemento è infatti possibile capire come un individuo si sia spostato nel corso della sua vita, andando a confrontare il rapporto isotopico dei suoi tessuti con quello di proxies locali, come acque, piante e animali”.

Tali analisi hanno rivelato che gli individui si spostavano molto probabilmente verso l’area della Toscana tramite viaggi per lo più stagionali. Questa evidenza è stata poi corroborata dallo studio dei registri parrocchiali dove è emerso che gli abitanti di Roccapelago erano soliti muoversi verso la Toscana in cerca di lavoro o come transumanti.

Il lavoro, cui hanno collaborato ricercatori dell’Università di Bologna, Mirko Traversari e Stefano Benazzi, ha suscitato l’interesse della rivista scientifica internazionale American Journal of Physical Anthropology, che ne ha pubblicato i risultati. “In futuro – afferma la prof.ssa Anna Cipriani di Unimore - prospettiamo di applicare queste tecniche ad altre mummie italiane e a casi di interesse forense, con il fine ultimo di sviluppare metodologie utili al riconoscimento di corpi non identificati”.

Le mummie erano state rinvenute nel 2009 durante gli scavi di emergenza della Chiesa della Conversione di San Paolo a Roccapelago. Al di sotto della chiesa, è stato individuato un locale sotterraneo adibito alla deposizione degli abitanti. Questa camera sepolcrale, grazie ad un peculiare microclima favorito dalla presenza di alcune finestrelle, ha permesso la parziale e naturale mummificazione di svariati corpi umani.

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