Cure palliative, l'intervento precoce allevia il dolore e nel migliora il "linguaggio"
La ricerca Unimore ha messo in luce come il linguaggio media il modo in cui le persone vivono la malattia e ha il potenziale di influenzarne attivamente il decorso
Uno studio di ricerca condotto da Unimore, assieme ad importanti Istituti Nazionali ed Internazionali, ha evidenziato come un intervento di cure palliative/supportive precoci (ePSC) può alleviare il dolore del paziente oncologico, ma anche migliorarne la semantica del dolore rispetto a quella di un individuo sano. Una persona sana quando si parla di terapie oncologiche riversa una carica emozionale che si rispecchia in un linguaggio associato al dolore peggiore rispetto ad una persona malata sottoposta ad una cura palliativa precoce.
Il Dolore oncologico è il paradigma del Dolore Totale (Sofferenza) e rappresenta il sintomo più complesso e invalidante per il paziente oncologico e per la sua famiglia. Si manifesta a livello fisico, psicologico e spirituale, impattando negativamente sulla qualità di vita e impedendo di affrontare l’iter della malattia, così come le terapie, con la giusta serenità. Il primo passo è comprendere e valutare l’impatto di tale dolore, nella sua complessità. Il modo migliore per farlo è attraverso l’ascolto delle parole del paziente.
Lo studio, utilizzando un approccio psicolinguistico, ha dimostrato come i pazienti oncologici ed onco-ematologici, in cure palliative precoci, attribuiscano alle parole associate al dolore un significato semantico e affettivo più “positivo” rispetto a un gruppo di individui sani.
La ricerca “Different semantic and affective meaning of the words associated to physical and social pain in cancer patients on early palliative/ supportive care and in healthy, pain-free individuals”, pubblicata sulla rivista PLOS ONE, è stata condotta dalla dott.ssa Eleonora Borelli, Assegnista di Ricerca di Unimore presso la Cattedra e Struttura Complessa di Ematologia, diretta dal Prof Mario Luppi, presso l’Ambulatorio di Cure Supportive/Palliative precoci del Day Service dell’Ospedale di Carpi (USL Modena), di cui è responsabile la dott.ssa Elena Bandieri presso la Medicina Oncologica diretta dal Dr Fabrizio Artioli, e presso l’Unità di Day Service di Ematologia della Azienda Ospedaliera Universitaria di Modena, coordinata dal prof Leonardo Potenza.
“Diversi studi hanno dimostrato come il dolore, e le parole che utilizziamo per descriverlo, interagiscano vicendevolmente, con conseguenze sia a livello comportamentale che a livello neurale. Per esempio, -afferma la dott.ssa Eleonora Borelli di Unimore - si è visto come l’uso di parole associate al dolore aumenti l’incidenza del dolore stesso e ne abbassi la soglia di percezione, arrivando a contribuire alla sua cronicizzazione. Il dolore condizionerebbe quindi l’individuo che ne soffre al punto da modificarne il linguaggio, distorcendo il significato che egli attribuisce alle parole associate al dolore, con ripercussioni su diversi livelli. Attraverso un intervento di cure palliative/supportive precoci (ePSC) si può correggere questa distorsione addirittura ridimensionando e migliorando la semantica del dolore rispetto a quella di un individuo sano”.
Lo studio ha coinvolto 190 pazienti e 124 controlli ai quali è stato somministrato un questionario per valutare le caratteristiche semantiche ed emozionali delle 94 parole associate al dolore fisico e psicosociale più frequentemente utilizzate durante il colloquio medico-paziente.
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