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Il Consiglio Comunale ricorda Ferruccio Teglio, sindaco eletto un secolo fa

Giorgio Pighi ha ricostruito il percorso del sindaco costretto alle dimissioni dalla violenza fascista: “Impegnato per le fasce deboli della popolazione”

Il sindaco Ferruccio Teglio era “un uomo schierato, con determinazione, dalla parte degli ultimi, dei più deboli, dei lavoratori. Un uomo dotato di rigore morale, integrità di principi e onestà intellettuale, oltre che di coerenza nei comportamenti e di un forte spirito di servizio verso la collettività, per promuoverne lo sviluppo umano e sociale. Nella sua vicenda personale e politica, non c’è solo uno spaccato rilevantissimo della storia di Modena e dell’Italia, ma anche un fortissimo monito a difendere, anche oggi, i valori fondamentali della democrazia”. Così il sindaco Gian Carlo Muzzarelli ha ricordato Ferruccio Teglio, sindaco di Modena dal 13 novembre 1920 al 10 aprile 1921, quando fu costretto alle dimissioni dalla violenza fascista, nella commemorazione per il centenario dell’insediamento avvenuta oggi, giovedì 12 novembre, nel corso del Consiglio comunale che si è svolto in teleconferenza. Alla cerimonia in aula erano presenti insieme al sindaco Muzzarelli, il presidente del Consiglio Fabio Poggi, l’ex sindaco Giorgio Pighi e i discendenti di Ferruccio Teglio, Emilio e Valeria. Collegate in remoto, autorità civili, militari e religiose tra le quali il prefetto Pierluigi Faloni e l’ex sindaco Giuliano Barbolini.

“Il suo esempio è attualissimo – ha proseguito Muzzarelli – e deve essere per tutti noi fonte di riflessione ed ispirazione. Oggi viviamo altri tempi, con nuove e drammatiche sfide, ma sono ancora uguaglianza, pace, libertà e giustizia i valori che ci devono guidare nell’impegno pubblico e nel nostro essere cittadini. Nel mondo post-globalizzazione, la politica ha l’obbligo di riflettere sulla tenuta della democrazia rappresentativa, una conquista da alimentare e rilanciare ogni giorno con la partecipazione attiva dei cittadini”. Ricordando anche il ruolo decisivo giocato dall’Italia nella fondazione della Comunità europea, “il vero, grande progetto politico a servizio della pace e della democrazia”, il sindaco ha affermato che tutte le forze politiche, pur mantenendo le diversità di posizione, “hanno l’obbligo di ritrovarsi sui principi fondamentali democratici e di essere all’altezza del mandato popolare che è alla base della nostra Repubblica e del nostro ordinamento costituzionale, diffidando delle nuove e nascoste forme di autoritarismo che, spesso, si autoalimentano di illusorie teorie sulla democrazia diretta. Ho però la certezza – ha concluso – che Modena sappia ancora bene quanto sia forte e giusta la democrazia, pur nelle sue complessità e nelle sue contraddizioni. E proprio da giornate come queste, in cui ricordiamo il nostro passato, troviamo la forza e l’ispirazione per costruire il futuro”.

Nel suo intervento introduttivo, il presidente Poggi ha sottolineato come la memoria di qui giorni, che determinarono un profondo mutamento politico e amministrativo nella vita di Modena, “deve farsi monito per il presente e per mutamenti che, seppur sotto profili diversi, sembrano addensarsi come nubi anche del nostro orizzonte. Credo siano evidenti a tutti – ha proseguito – i sintomi di scollamento che emergono dalle nostre istituzioni democratiche, nel rapporto tra esse e i cittadini, amplificati dagli effetti dell'emergenza che stiamo vivendo per la pandemia in corso”. La ricorrenza di oggi è l’occasione, quindi, “per rinnovare e, se possibile, rafforzare il nostro impegno sia come cittadini che come rappresentanti nelle e delle istituzioni, sia per garantire il funzionamento degli organismi di cui portiamo la responsabilità sia come esempio che dobbiamo offrire per il ruolo che ricopriamo”. Poggi ha sottolineato che gli anticorpi per la difesa della democrazia che l’Italia e gli italiani hanno costruito con la Resistenza, la Liberazione, la Costituzione, con questi cento anni di storia e con la lotta al terrorismo sono forti e sono la nostra forza, “ma non dobbiamo mai abbassare la guardia: stiamo combattendo una battaglia diversa, con un nemico completamente diverso, ma i rischi sono sempre in agguato e, ripeto, non sono pochi i sintomi che devono farci preoccupare e spingerci a rinnovare il nostro impegno”.

La storia di Teglio ricostruita da Giorgio Pighi

“Una sopraffazione della rappresentanza legale a Modena”. Così Giorgio Pighi ha definito le vicende che, nel 1921, portarono alle dimissioni del sindaco Ferruccio Teglio e allo scioglimento del Consiglio comunale, nel corso dell’intervento che ha tenuto oggi, giovedì 12 novembre, in Consiglio comunale, nell’ambito della commemorazione del primo sindaco socialista modenese.

Pighi, sindaco di Modena dal 2004 al 2014, ha sottolineato il valore di tenere la celebrazione proprio “nel contesto istituzionale del Consiglio comunale, l’istituzione che subì la ferita del forzato silenzio che segnò in modo penetrante la sua storia, come ben ricordano la lapide collocata nell’aula consiliare e quella sopra lo scalone a ricordo di Ferruccio Teglio il galantuomo sfortunato, che la subì tragicamente in prima persona”.

Nel suo intervento, Pighi ha ricostruito il percorso politico e personale di Teglio, iscritto giovanissimo al partito socialista, dove la figura di spicco era il finalese Gregorio Agnini che lo indirizzò verso il primato di una spinta riformatrice che prevaleva su tutto e la ricerca di accordi e soluzioni politiche “che andassero oltre lo scontro, per costruire e, ove necessario, ricomporre quadri politici praticabili, che mettessero le istituzioni in condizioni di funzionare”.

Teglio, come sindaco, aveva come temi qualificanti l’igiene, la scuola, il lavoro e le finanze, con progetti tesi alla protezione sociale delle fasce deboli della popolazione, “in un quadro ideale di guida della protesta popolare, di proclamazione di ideali di libertà e giustizia sociale con particolare riguardo alle condizioni misere dei braccianti agricoli”. Temi, ha spiegato Pighi, concretizzati fin dai primi provvedimenti deliberativi che furono indirizzati a rendere pienamente gratuita l’istruzione pubblica, realizzare forme di protezione sociale per i lavoratori e i poveri, avviare opere pubbliche che favorissero il miglioramento igienico riducendo alcune spese ed elevando alcune tariffe. Rilevanti anche gli inserimenti dei bambini con menomazioni fisiche e sensoriali nelle scuole, l’istituzione di mense e di biblioteche popolari, l’aiuto alle persone in disagio economico.

“Giusto il tempo di iniziare – ha sottolineato Pighi – perché dal gennaio 1921 non fu più possibile convocare il Consiglio comunale per la mancanza delle condizioni di ordine pubblico, a causa delle continue incursioni e intimidazioni delle squadre fasciste, fino a quando il sindaco Teglio rinunciò alla carica il 10 aprile 1921. Lo stesso Teglio fu messo sotto scorta, stante il continuo tentativo di linciaggio delle camicie nere”.

Le dimissioni di Teglio furono conseguenza anche della proposta di un Patto di pacificazione, da parte di Giovanni Giolitti, che prevedeva la cessazione delle violenze a fronte della dimissione dei sindaci socialisti. Teglio, ha spiegato Pighi, si dimise a patto non ancora firmato “per favorire il ritorno a un confronto democratico”. Di fatto, però, il Patto non trovò mai applicazione e, con la salita al potere del Partito nazionale fascista, Teglio venne schedato come “diffidato politico”, cioè persona formalmente invitata, ai sensi delle leggi sulla pubblica sicurezza, a non prendere parte a iniziative pubbliche, e come “catturando”, cioè persona che poteva essere privata della libertà personale, per ordine del questore, in particolari occasioni che presentassero problemi di ordine pubblico. Teglio subì disagi, ritorsioni, minacce; fu licenziato dalla banca e nel 1938 scelse l’esilio in Francia e poi, a seguito dell’occupazione nazista, in Svizzera poiché era di famiglia ebrea. Rientrato in Italia dopo la guerra, fu membro del Partito socialista unitario e a Modena, da vicepresidente dell’Eca-Istituti ospedalieri, collaborò alla decisione di costruire il Policlinico in via del Pozzo.

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