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Screening per il covid agli operatori sanitari, la Regione va avanti e riapre il dialogo

L’assessore Donini dopo la riunione con i direttori generali delle aziende sanitarie e i sindacati: “Al primo posto la sicurezza dei degenti e di chi lavora ogni giorno negli ospedali e nelle strutture sanitarie”

Riparte il dialogo con i sindacati della sanità con l’obiettivo, ribadito dalla Regione, di continuare a garantire agli operatori sanitari i test periodici di controllo anti Covid, almeno fino al termine della fase di emergenza sanitaria proclamata dal governo. Un tema che aveva fatto discutere, dopo l'improvvisa sospensione

Indicazione confermata nel pomeriggio di oggi dall’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, durante la riunione fra l’assessore stesso, le strutture assessorili, i direttori generali delle aziende sanitarie e i sindacati del comparto sanitario. Nel corso della quale è stato chiarito dall’assessore come non vi sia alcun atto nazionale che sospenda o preveda di sospendere i test ai sanitari. In particolare, Donini ha reso nota la comunicazione arrivata dal direttore generale di Agenas, l’Agenzia nazionale per le politiche sanitarie regionali, Domenico Mantoan, che gli scrive: “Le confermo che in quasi tutte le Regioni e Aziende sanitarie continuano ad essere attivi protocolli per lo screening degli operatori sanitari basati sui test periodici (tampone) e finalizzati a contenere la diffusione del contagio COVID”. Inoltre, si legge sempre nella missiva, “sentito il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Prof. S. Brusaferro, informo che non vi sono al momento indicazioni nazionali diverse da quanto stabilito nel Rapporto COVID 4/2021 di tale Istituto, datato 13 marzo 2021 (“in questo momento di rapida evoluzione delle conoscenze si suggerisce di non modificare i programmi di screening riducendo la frequenza dei test”) e ciò dovrebbe perdurare sino al termine del periodo di stato di emergenza”.

“Ci avviamo a nuova fase dell’epidemia- sottolinea Donini- ma è opinione largamente condivisa che la sicurezza di chi lavora ogni giorno negli ospedali e nelle strutture sanitarie regionali, e quella dei pazienti più fragili, debba venire al primo posto. Così come restano necessarie unità e corrette relazioni sindacali nel momento in cui dovremo sempre di più recuperare la programmazione ordinaria delle prestazioni sanitarie e realizzare gli investimenti contenuti nel PNRR. Ancora una volta- prosegue- auspichiamo un fronte comune fra Regione e sindacati affinché vi sia il pieno riconoscimento delle spese Covid sostenute dalle Regioni, da parte dello Stato, non ancora garantito al cento per cento. Detto che non intendiamo certo arretrare sul contrasto al virus, a partire dalla campagna vaccinale”.

Di quanto emerso nella riunione odierna, si terrà ovviamente conto già nella prossima riunione della Cabina di regia sul Covid. La formalizzazione del proseguimento della realizzazione dei test, dopo precedenti atti della direzione generale dell’assessorato che prevedevano la sospensione, vedrà le aziende sanitarie, in quanto datori di lavoro, proseguire nel definire le modalità di effettuazione dei tamponi, concentrando le priorità sugli operatori sanitari che lavorano nei reparti occupati dai malati più fragili ed immunodepressi ed estendendolo sul resto del target sanitario, magari su base volontaria.

"Abbiamo fatto una rapida ricerca con colleghi che lavorano in altre Aziende di altre regioni, ed è emerso chiaramente come lo screening sia un elemento utilizzato diffusamente in diverse aziende dell'Umbria, della Toscana, del Veneto, del Piemonte, della Lombardia, del Lazio e della Liguria (regioni che storicamente sono anche riferimenti per un confronto con l’Emilia-Romagna). Un utilizzo che magari avviene con tempi differenziati, a seconda del contesto lavorativo dove i dipendenti sono inseriti, non uguali per tutti e in maniera generalizzata come avveniva in Emilia Romagna", spiega in una nota la Fp/Cgil.

Il sindacato spiega: "Apprezziamo questa riapertura del dialogo da parte dell’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini e la volontà di affermare un metodo che fa della discussione e del confronto un elemento qualificante, che negli anni ci ha visto sottoscrivere non solo il Patto per il lavoro e per il clima ma anche numerosi accordi. Sempre con l’obiettivo di tutelare non solo chi lavora nel sistema sanitario regionale, ma anche di difendere un modello preso a riferimento al di fuori dei confini regionali. Non saremo certo noi a sottrarci a questa discussione, sarebbe bastato curare le modalità del confronto per non arrivare alla situazione odierna".
 

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