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Invisibili e soli: la gelida notte dei senzatetto della periferia modenese

Abbiamo trascorso una notte con l'Unità di Strada, che si occupa di portare cibo, the caldo, e un po'di compagnia ai senzatetto della periferia modenese

Scende la sera, e dal buio emergono quegli "invisibili" che si perdono nella frenesia del giorno. Si rifugiano nei sottopassi delle stazioni, nelle auto abbandonate, negli androni dei palazzi fuorimano: sono i senzatetto, che, anche a Modena, costituiscono una realtà difficile e spesso dimenticata.

C'è qualcuno però, che di loro non si dimentica mai: i volontari dell'Unità di Strada, che abbiamo seguito nel lavoro della scorsa notte. Quello dell'Unità di Strada è un servizio portato avanti da varie associazioni modenesi, che si alternano nel dare aiuto alle persone che dormono per strada, portando loro coperte, cibi e bevande calde, e un po'di compagnia. Durante l'estate, a svolgere queste mansioni sono i volontari di Porta Aperta e della Croce Rossa, a cui si aggiungono d'inverno - nell'ambito del "Progetto Accoglienza Invernale" del Comune di Modena - quelli di Croce Blu, Agesci, Vivere Sicuri, Protezione Civile, Fratres Mutinae e quelli dell'Associazione Volontari Soccorso.

Nello specifico, noi abbiamo documentato l'operato dei ragazzi di Porta Aperta, associazione che conta oltre 700 volontari, 57 dei quali dediti al progetto Unità di Strada, a turno, una volta a settimana. Per ogni turno, sono circa una decina le persone in servizio, in modo da coprire diversi itinerari scandagliando tutta la periferia della città.

VIDEO | Piano freddo e senzatetto. Una notte coi volontari dell'Unità di strada

Innocente Bonfatti, uno dei tre "angeli" di cui abbiamo seguito le gesta, ci spiega che oltre a dare un'assistenza - per così dire - materiale ai senzatetto, il compito principale dei volontari è quello di instaurare con loro un rapporto, che "è molto gradito, perchè loro sono evitati da tutti, e non avendo nessun collegamento con la società cosiddetta 'normale', vedono in noi l'unica possibilità di poter dialograre con delle persone". Ci racconta infatti che, in modo particolare in questo periodo, trovandosi ad affrontare l'inverno con una coperta e poco più, spesso le persone che vivono per strada combattono il freddo abusando di alcolici, che scaldano e annebbiano i pensieri. Non di rado, ci spiega Innocente, non riuscendo più a sopportare la situazione, trovano rifugio nelle droghe: e così si spiana il cammino verso una situazione di totale marginalità. 

Dopo ogni uscita, i volontari stilano un report che servirà ai Servizi Sociali per capire chi deve essere alloggiato per primo negli spazi dedicati dell'Hotel Pace, dell'Hotel Tiby, dello studentato di Via delle Costellazioni, e così via. Durante l'emergenza freddo, che solitamente comprende i mesi tra dicembre e marzo, è attivo anche il numero di emergenza del Pronto Intervento Sociale (PRIS), che interviene per collocamenti di particolare urgenza. Queste però, ci spiegano i volontari, sono sistemazioni temporanee, che spesso arrivano quando la situazione è degradata: l'intervento infatti, è tanto più efficace - in termini di risocializzazione - quanto tempestivo, ma non è sempre possibile individuare questo tipo di situazioni con rapidità. 

A Modena le persone che dormono all'addiaccio sono circa 300, prevalentemente uomini; e numericamente parlando, l'impatto che ha avuto l'emergenza sanitaria, non sembra essere rilevante. Non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda invece le loro condizioni: quasi tutti i luoghi caldi dove di giorno trovavano rifugio sono stati chiusi nei periodi di lockdown, e il silenzio con cui condividono la loro solitudine, sembra essere ancora più assordante dopo il coprifuoco delle 22. 

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