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Criminali rimessi in libertà, lo sfogo del sindacato di Polizia: "Noi facciamo quello che possiamo"

Il Siulp di Modena riflette su recenti fatti di cronaca e più in generale sul sistema giudiziario italiano, lamentando misure che "non si preoccupano di tutelare adeguatamente lo Stato e chi lo rappresenta sul territorio, delegittimandone le funzioni e pregiudicandone la funzionalità"

"Tutti i giorni vediamo ladri rimessi in libertà, spacciatori rilasciati, delinquenti di ogni tipo esercitare serenamente il loro “mestiere” convinti di quasi certa impunità affrancati da norme e procedure che, legittimamente, permettono tutto ciò. Eppure, le carceri sono strapiene e già si parla di atti di clemenza per diminuire il sovraffollamento delle strutture detentive. Ma se in Italia è molto difficile subire una pena detentiva definitiva, e le misure cautelari sono difficilmente applicabili, e le Polizie sono così limitate negli organici e nei mezzi, perché i penitenziari sono pieni? Ci viene da pensare che il numero degli istituti detentivi esistenti non sia adeguatamente rapportato alla quantità di delinquenti che sono in giro i quali, prima o poi, vengono chiamati a rispondere dei loro reati".

E' la considerazione estremamente amara del sindacato di polizia Siulp di Modena, che commenta ancora una volta le difficoltà con le quali gli agenti si trovano a fare i contri per ragioni ascrivibili al nostro sistema giudiziario. "Cosa fa la Polizia? Spesso, nel corso del nostro lavoro, veniamo apostrofati, anche in male modo, con questa insidiosa domanda alla quale non possiamo che rispondere con un laconico: 'quello che la legge prevede nel caso, quello che possiamo con gli scarsi mezzi che abbiamo e per quei pochi che siamo'.

"Certi fatti di cronaca lasciano allibiti, furti e rapine ripetuti in maniera seriale, minacciare e percuotere operatori di polizia, orinare su una macchina dei Carabinieri, lanciare massi sopra una autovettura della polizia (ferendo un poliziotto), distruggere una vetrata di una Questura per ben due volte in due giorni di seguito, ed uscire da questi reati quasi o del tutto impuniti, è del tutto sconfortante per le vittime dei reati e demotivante per gli operatori di polizia".

Il Siulp riflette proprio su queso recente episodio di cronaca locale: "Il caso del lanciatore di pietre, nonché picchiatore di agenti, è esemplare di come in nostro sistema legislativo e giudiziario, sia del tutto inadatto a fronteggiare tali comportamenti aggressivi che si ripetono nel tempo.  Ma anche il sistema di accoglienza ed assistenza mostra lacune e vuoti normativi ed operativi. Ricordiamo che la persona di cui si tratta, è titolare di regolare permesso di soggiorno per protezione, e quindi la polizia ha fatto quanto in suo dovere e potere, sia in merito alla posizione amministrativa, sia arrestandolo in occasione della commissione di reati. Sicuramente nel caso, alla base c’è un problema di integrazione sociale che sfocia in atteggiamenti devianti e talvolta pericolosi che, come spesso accade, si sfoga sui rappresentati dello Stato presenti sul territorio, ovvero gli operatori delle forze dell’ordine. Sembra diventata una moda minacciare, offendere, picchiare agenti e carabinieri e, da ultimo, attaccare e danneggiare mobili ed immobili delle istituzioni che rappresentano lo Stato, quale valvola di sfogo delle tensioni e rabbia personale e sociale che pervadono il nostro paese. E ciò nell’ambito di un quadro normativo che evidentemente, a differenza di altre realtà europee, non si preoccupa di tutelare adeguatamente lo Stato e chi lo rappresenta sul territorio, delegittimandone le funzioni e pregiudicandone la funzionalità. Speriamo che il nostro “lanciatore” nella sua ansia e disperazione, non alzi il livello di aggressività coinvolgendo nei suoi atti violenti anche incolpevoli cittadini".

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