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Salute mentale, l'allarme del dirigente Ausl: "Affrontiamo solo la metà del fabbisogno"

A Roma il dottor Fabrizio Starace ha esplicitato una serie di preoccupazioni sulla gestione di questo delicato comparto sanitario, al quale va il 3,5% della spesa pubblica. Chiesta più flessibilità negli appalti per l'assistenza

"Prevedere nel budget di salute una deroga specifica se l'acquisizione di beni e servizi, sotto forma di progetti individuali e personalizzati, sia rivolta alle persone con un disturbo psichiatrico o dell'area della disabilità". Lo ha chiesto Fabrizio Starace, presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica (Siep) e direttore del Dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche dell'Asl di Modena, audito oggi in commissione Affari sociali della Camera dei deputati nell'ambito della discussione congiunta delle risoluzioni sulla tutela della salute mentale. 

"Occorre superare i meccanismi amministrativi che impediscono al budget di salute di essere adottato come strumento ordinario per sostenere i progetti personalizzati e individualizzati di tipo terapeutico e riabilitativo. Questa misura, purtroppo, confligge con alcune norme del codice degli appalti- sottolinea Starace- che prevedono gare, impediscono l'artificiosa suddivisione in lotti e prescrivono il principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti. Come se avendo affidato un progetto personalizzato a una compagine sociale- rimarca il presidente Siep- poi, dopo un anno, dobbiamo cambiare compagine sociale per rispettare il codice degli appalti e costringere la persona a riorganizzare la sua esistenza con altri operatori di riferimento e magari in altri contesti. Sono provvedimenti che vanno bene per l'acquisto di beni e servizi concreti, non per gli interventi personalizzati. Urge riallocare tutta la spesa della residenzialità in salute mentale, che corrisponde alla metà dei circa 4 miliardi bloccati in assistenza residenziale e semiresidenziale, con permanenze lunghe anni e, nella maggioranza dei casi, senza consentire ai soggetti di recuperare autonomia".

Di criticità nell'ambito della salute mentale ce ne sono tante, ma "il tema più scottante riguarda la distanza tra la capacità assistenziale espressa dai nostri servizi sul territorio e il fabbisogno assistenziale. Delle oltre 860 mila persone in contatto con i servizi di salute mentale, poco più del 50% del fabbisogno espresso dagli utenti può essere affrontato dai professionisti. Le aree più neglette- ricorda Starace- sono infatti quella della psicoterapia, degli interventi psicoeducativi e dell'inclusione sociale"."A valle siamo sommersi di leggi, piani, programmi, raccomandazioni e linee guida, ma abbiamo la necessità di verificarne l'effettiva implementazione. Dimostrando che solo il 50% di quanto previsto dalle raccomandazioni possa essere erogato dai professionisti operanti nel sistema sanitario, è responsabilità della politica individuare le priorità di azione", aggiunge il presidente Siep. 

In Italia solo il 3,5% del budget pubblico va alla Salute Mentale 

"La Commissione Lancet sulla salute mentale globale prescrive ai paesi occidentali industrializzati l'allocazione alla salute mentale di almeno il 10% del budget totale per la salute. L'Italia ne destina solo il 3,5%, ovvero un 1/3 di quanto investito dall'Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania. Si dedica inoltre poca attenzione ai meccanismi di formazione continua, spesso monopolizzati dalle agenzie private che hanno interessi commerciali. Occorre richiamare le Regioni affinchè garantiscano i fondi per la formazione dei professionisti del sistema sanitario. Bisogna sapere quante Regioni hanno attivato comitati e consulte con familiari e utenti, che hanno valore consultivo e propositivo. Dovremmo sapere quanti dipartimenti prevedono negli organismi di gestione la partecipazione di utenti e familiari- continua Starace- e quanti Centri di salute mentale prevedono la partecipazione di utenti esperti all'erogazione diretta di talune prestazioni. Nel Regno Unito questa presenza costituisce un elemento qualitativo nella valutazione dei community mental health center".

Nel sistema delle professioni saniarie "Ci troviamo in una grave contingenza, perchè da qui al 2025 mancheranno 1.000 specialisti in Psichiatria e non vi è una sufficiente produzione di specialisti da parte delle scuole di specializzazione. Occorre riequilibrare la dinamica delle professioni all'interno delle azioni per la salute mentale. Nelle diverse aree della disabilità il settore sanitario da solo non può rispondere a tutti i bisogni- afferma il presidente Siep- si deve lavorare con il settore delle politiche sociali e per la famiglia. L'assistenza integrata costa molto meno che tenere le persone negli ospedali, e a dirlo è l'Economist. Il modello operativo del futuro- ribadisce l'esperto- è un servizio unico e integrato, dove lavorano insieme neuropsichiatri infantili, psichiatri per adulti e specialisti delle dipendenze. Il passaggio dall'età infantile a quella adulta non è più un'evenienza rara". 

Autori di reato con problemi psichiatrici

"Deve esserci un forte coordinamento tra i ministeri della Salute e della Giustizia per il trattamento delle persone che, oltre ad avere un disturbo psichiatrico, sono autori di reato. Non può accadere che i giudici prescrivano il loro ricovero in un servizio di diagnosi e cura perchè mancano le alternative sul territorio, o perchè lo ritengono necessario. Nei dipartimenti che funzionano- fa sapere Starace- a fronte di 4 persone che hanno la necessità di una collocazione nelle Rems, ve ne sono altre 60 seguite nelle strutture territoriali con un vario livello di necessità assistenziale. Il problema non è l'abrogazione degli Opg, ma la sfida che questa abrogazione pone al funzionamento del sistema di cura della salute mentale sul territorio".

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