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Aborto, calano ancora le interruzioni volontarie in Emilia-Romagna. Obiettore il 55% dei medici

Calo del 41% dnegli ultimi 14 anni. Nel 2018 il calo è stato del 4% rispetto al 2017. Prevale ancora l'intervento chirurgico, anche se in diminuzione; in aumento il ricorso all'RU486

In Emilia-Romagna continuano a diminuire le Interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg): 6.874 nel 2018il numero più basso registrato annualmente in regione dall’inizio della rilevazione, nel 1980. Il Report, curato dall’assessorato regionale Politiche per la salute, e che nei prossimi giorni verrà messo a disposizione di tutti i destinatari istituzionali, mette a segno un ulteriore calo rispetto al 2017 (7.130, -4%) e conferma dunque il trend di riduzione che ha caratterizzato gli ultimi anni: dal 2004, quando erano state registrate 11.839 interruzioni, al 2018, la diminuzione percentuale è stata di oltre il 41%.

Nella provincia di Modena si sono registrate nel 2018 complessivamente 1.118 interruzioni di gravidanza, considentado sia le 490 delle varie sedi ospedaliere Ausl, sia le 628 del Policlinico. Nel 2017 erano state invece 1.148, e un anno prima 1.197.

I dati: Ivg in calo, sia tra italiane che straniere

Anche nel 2018 continua il decremento delle Ivg effettuate da donne residenti in regione (6.094). Rispetto all’anno precedente, diminuiscono sia gli interventi a carico delle residenti con cittadinanza italiana (3.586, 93 casi in meno del 2017), sia quelli a carico delle donne residenti con cittadinanza straniera (2.508, 134 casi in meno). E si riduce anche il numero di interruzioni volontarie di gravidanza effettuate da donne che non risiedono in Emilia-Romagna: 780 in totale, 29 casi in meno rispetto all’anno precedente.

Negli ultimi tredici anni, con il calo degli interventi e, in parte, fino al 2010, con la crescita in parallelo della popolazione femminile in età feconda residente in Emilia-Romagna, il tasso di abortività regionale (Ivg di residenti per 1.000 donne residenti in età 15-49) è passato dal 10.4 nel 2004 al 6.7‰ nel 2018. Inoltre, sebbene sia sempre più elevato se confrontato con quello della popolazione italiana (14,9‰ rispetto al 4,8‰), anche il tasso di abortività della popolazione straniera è in netto calo nel corso del periodo considerato (era 40,4% nel 2003).

Il ruolo centrale svolto dai Consultori familiari

Si conferma il ruolo centrale del Consultorio familiare, nell’assistenza al percorso dell’Interruzione volontaria di gravidanza e come luogo dove ottenere il certificato (70,4% tra le residenti); un dato, seppure in leggero calo rispetto al 2017, decisamente più alto della media nazionale (43,6%). Scelto in larga parte dalle cittadine straniere (77,8%), il Consultorio negli ultimi anni è diventato sempre più un punto di riferimento anche per le donne italiane: nel 2018 le certificazioni fatte in queste sedi riguardano il 65% delle Ivg effettuate da italiane, erano il 47,4% nel 2005.

Il profilo socio-demografico delle donne

Analizzando le caratteristiche delle donne residenti che hanno fatto ricorso all’Ivg nel 2018, la distribuzione per classi d’età rimane abbastanza stabile, anche se tende a spostarsi verso le più alte; la maggioranza dei casi sono concentrati nelle fasce 30-34 anni (22,5%), 35-39 anni (21,3%) e 25-29 (21%). Il 53,8% delle donne è nubile, il 40,1% coniugata, o unita civilmente; il 6,2% è separata, divorziata o vedova; il 62% delle donne risulta avere almeno un figlio.

Il 39,6% delle donne ha una scolarità bassa (4,7% licenza elementare o nessun titolo e 34,9% diploma di scuola media inferiore), il 45,5% è in possesso di un diploma di scuola media superiore e le laureate sono il 14,9%. Il 54% delle donne risulta occupata, il 17% casalinga, il 20,2% disoccupata o in cerca di prima occupazione.

La modalità: prevale ancora l’intervento chirurgico, in aumento il ricorso all’RU486

Relativamente alla modalità, prevale l’utilizzo dell’isterosuzione (54,8%), e dunque dell’intervento chirurgico; modalità comunque in calo, a favore di un aumento del ricorso al trattamento farmacologico (RU486), che ha riguardato 2.347 casi (34,1% del totale). Va sottolineato che questa metodica non ha portato a un aumento del numero delle Ivg.

Tra le donne che hanno usufruito del farmaco c’è una prevalenza di cittadine italiane (62,9%), sebbene nel corso degli anni il dato indichi un accesso sempre maggiore a questo metodo anche da parte della popolazione straniera (nel 2008 le italiane erano il 78,3%).

A livello regionale, nel 2018 i tempi di attesa per l’Ivg sono migliorati, risultando inferiori a 14 giorni nell’83,4% dei casi (78,4% nel 2017).

L’obiezione di coscienza

Nelle strutture sanitarie dell’Emilia-Romagna che praticano Interruzioni volontarie di gravidanza, l’incidenza dell’obiezione di coscienza tra il personale dipendente riguarda un po’ più della metà dei medici ostetrici-ginecologi (55,5%) e meno di un terzo dei medici anestesisti (32,2%), con una grande variabilità tra le Aziende. I corrispondenti dati medi nazionali (2017) risultano decisamente più elevati, rispettivamente pari al 68,4% e al 45,6%. L’incidenza dell’obiezione di coscienza non ha determinato problemi nell’erogazione del servizio, come evidenziano i tempi di attesa.

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