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Trattenuta in busta paga, scatta lo stato di agitazione dei dipenenti Cirfood

I sindacati condannano la scelta unilaterale dell'azienda. Nel modenese sono circa 1.200 gli addetti della cooperativa

Le lavoratrici e i lavoratori di Cirfood della provincia di Modena hanno deciso di proclamare lo stato d’agitazione in risposta alle "scelte unilaterali adottate dalla cooperativa sulle relazioni sindacali e la trattenuta in busta paga per il pasto". Scelte che pesano sulle condizioni materiali ed economiche di 13mila dipendenti in tutta Italia, circa 1.200 nel modenese fra self-service, centri produzione pasti e mense scolastiche/ospedaliere/Rsa.

Durante le assemblee territoriali, il 93% delle lavoratrici e dei lavoratori ha quindi dato mandato alle organizzazioni sindacali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil di proclamare lo stato d’agitazione, giudicando grave
l’atteggiamento dell’impresa, nel metodo e nel merito.

I sindacati sintetizzano così la situazione: "A dicembre 2022 Cirfood ha proceduto a comunicare che dal 1° gennaio 2023 avrebbe applicato una trattenuta per il pasto senza intavolare alcun confronto preventivo né con lavoratrici e lavoratori, né con le sigle sindacali che li rappresentano. Una trattenuta che pesa sulle buste paga dei lavoratori che già versano in una condizione salariale gravissima, a causa della diffusione su ampia scala di contratti part time involontari, aumento del costo del carrello della spesa e dei rincari energetici, oltre al mancato rinnovo del contratto collettivo di settore, scaduto da un anno e mezzo".

Una prima immediata proclamazione dello stato d’agitazione da parte dei sindacati nazionali Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil aveva di fatto costretto l’impresa a congelare la trattenuta sul pasto, salvo poi ritornare rapidamente sui propri passi e procedere con la trattenuta annunciata tre mesi prima in via unilaterale. Da qui la nuova mobilitazione.

"La cooperativa non può continuare ad ignorare le richieste di lavoratrici e lavoratori, che vogliono instaurare un confronto serio e costruttivo, che tenga in considerazione anche la loro condizione, senza scelte demandate unicamente all’impresa, ma condivise anche con le parti sociali", attaccano i sindacati.

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