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A Modena 15 anni di attività col Robot Da Vinci, oltre 1100 interventi chirurgici

Una storia in evoluzione. La chirurgia mini-invasiva importante anche nella ripresa dopo la pandemia

Oltre 250 pazienti sono stati trattati, fin dal 2006, per via robotica transaddominale per la patologia della chirurgia del reflusso gastroesofageo, dell’acalasia e delle ernie jatali con enormi benefici in termini di facilità nelle dissezioni chirurgiche e soprattutto nel decorso postoperatorio. Anche in questo campo la collaborazione con il Servizio di Endoscopia ha permesso di confrontarci sulle emergenti indicazioni totalmente endoscopiche. “Infatti, negli ultimi due anni - afferma la dott.ssa Rita Conigliaro - abbiamo introdotto anche un nuovo approccio totalmente endoscopico al trattamento dell’acalasia. Questo approccio sta dando buoni risultati anche nel tempo e permette di dare una risposta efficace, poco invasiva e competitiva con quella tradizionale”

Dal 2014 - continua la Piccoli - abbiamo iniziato ad eseguire anche interventi di resezione gastrica robotica (oltre 50 casi operati) per tumore; questo è stato reso possibile dalla centralizzazione della patologia oncologica dello stomaco che permette di ottenere un volume di attività tale da porre le corrette indicazioni”.

“La chirurgia colo-rettale, con oltre 150 casi trattati per via robotica - dice il dott. Vincenzo Trapani membro dell’equipe chirurgica di Baggiovara - rappresenta una fetta importante della torta, in una realtà comunque che utilizza l’approccio mini-invasivo laparoscopico in oltre il 70% dei casi. L’approccio robotico viene riservato alla chirurgia del retto e del colon destro”.

Il resto dell’attività ha compreso interventi di ricostruzione della parete addominale e di chirurgia epato-bilio-pancreatica, grazie anche ad una grande esperienza, soprattutto sulle resezioni pancreatiche distali laparoscopiche per patologia prevalentemente endocrina, che nasce dal lontano 1999 e che ha portato ad uno dei primi articoli su “Annals of Surgery”, ancora oggi citato in nei lavori successivi di tutto il mondo. 

Il numero degli interventi eseguiti – aggiunge la dottoressa Piccoli - la Piccoli ha permesso di formare al proprio interno diversi chirurghi capaci oggi di portare a termine un intervento robotico in modo autonomo. La dott.ssa Mullineris ed il dott. Trapani ne sono un esempio, ma non posso tralasciare il dott. Giovanni Colli, la dott.ssa Fouzia Mecheri ed il dott. Davide Gozzo, che condividono con il gruppo skill e passione. I chirurghi più giovani e gli specializzandi che afferiscono alla Chirurgia di Baggiovara provenienti prevalentemente dall’Università di Modena, hanno inoltre la possibilità di approcciare tutte le tecniche mini-invasive durante il loro percorso formativo, compresa la robotica. Non bisogna, però, mai dimenticare il significato di “Scuola Chirurgica” in cui la trasmissione del Know-How comprende senza dubbio la tecnica e l’utilizzo della tecnologia ma ancor di più passione, rispetto ed etica nei rapporti tra colleghi e con i pazienti”.

Lo sviluppo e l’evoluzione tecnologica in chirurgia, al fine di ottimizzare i risultati riducendo l’invasività - sottolinea la dott.ssa Elisabetta Bertellini, Direttore del Servizio di Anestesia e Rianimazione di Baggiovara - ha, inevitabilmente, richiesto un’adeguata rimodulazione del percorso anestesiologico perioperatorio. L’attività robotica multidisciplinare della nostra realtà ha portato l’equipe anestesiologica a coniugare le buone pratiche specifiche per quella chirurgia o per quell’intervento con le esigenze della chirurgia robotica. L’anestesista è coinvolto direttamente nella valutazione delle possibili criticità correlate a comorbilità ma anche alla procedura da eseguire, al fine di predisporre le condizioni affinché possa essere effettuata in sicurezza. Vanno attentamente valutate le condizioni cliniche del paziente, in particolare respiratorie e cardiocircolatorie che durante l’intervento verranno monitorate con la tecnologia più avanzata. La standardizzazione di protocolli specifici e l’esperienza maturata dalla squadra multiprofessionale e, in particolare, anestesiologico, in tanti anni di esperienza, garantiscono anche un elevato standard organizzativo di sala operatoria e coniugano in modo ottimale le esigenze del robot e della workstation dell’anestesista. La mininvasività consente piccole incisioni, riduce la risposta allo stress intra e postoperatorio che porta a una riduzione del dolore post-intervento e a protocolli antidolorifici che garantiscono un rapido recupero e effetti collaterali meno importanti”.

L’implementazione di nuove tecniche chirurgiche negli ultimi anni si è collocata alla perfezione con la crescita professionale della categoria infermieristica – ricorda Umberto Filippi coordinatore infermieristico Blocco Operatorio dell’Ospedale di Baggiovara - A fronte di ciò la metodica robotica rappresenta per gli operatori sanitari sia il presente ma soprattutto il futuro. In questi anni l’equipe infermieristica del blocco operatorio dell’Ospedale Civile di Baggiovara ha raggiunto una grande competenza che la proietta nel panorama nazionale ed internazionale come vanto per tutta la categoria. Questo è stato possibile grazie all’impegno dei singoli operatori ma anche alla sinergia tra tutti i professionisti impegnati in questa attività. Con questi presupposti credo che si possa affermare con certezza che continuando con impegno e dedizione si possano raggiungere risultati sempre migliori e gratificanti”.

Gli investimenti sulla tecnologia sono spesso considerati solo un costo. Ma quando l’innovazione tecnologica viene utilizzata in modo completo non rappresenta più solo un costo ma una vera e propria risorsa per i chirurghi, che la possono utilizzare e per tutti i pazienti che ne possono beneficiare – conclude la dottoressa Piccoli - Anche in epoca pandemica, l’uso delle tecnologie e della mini - invasività viene ritenuto prioritario. Grazie al “Tavolo Tecnico” istituito presso il Ministero della Salute, con rappresentanti delle maggiori Società Chirurgiche Italiane (Associazione Chirurghi Ospedalieri italiani (ACOI), Società Italiana di Chirurgia (SIC), Società italiana di Chirurgia Oncologica (SICO), Società Italiana di Chirurgia Cardiaca (SICCH) e Società Italiana di Neurochirurgia (SINCH), Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) assieme a quella di Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI)),  è stato elaborato un documento che contiene suggerimenti e indicazioni per una dinamica ripresa in piena sicurezza in tutto il territorio Nazionale delle attività perioperatorie (preparazione ad intervento chirurgico, programmazione ed esecuzione, gestione del periodo postoperatorio), nella cosiddetta Fase 2.  In uno dei punti del documento si sottolinea la necessità di incentivare - assicurando sempre i massimi livelli di sicurezza ed efficacia tecnico-organizzativa - tutti gli approcci chirurgico-anestesiolgici mini-invasivi (laparoscopici/robotici/endovascolari, tecniche anestesiologiche multimodali etc.) che siano in grado di garantire il miglior outcome, favorendo un recupero postoperatorio più veloce ed una minore degenza ospedaliera”. 

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