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Qualità dell'aria, dopo il lockdown le emissioni inquinante sono tornate sui livelli "abituali"

Prosegue lo studio di Life PREPAIR sui territori del bacino padano, che suggerisce interventi più mirati non tanto sul traffico, auqnato piuttosto sul riscaldamento domestico

Life PREPAIR, il progetto europeo che si occupa di politiche della qualità dell’aria nel bacino padano, sta seguendo ormai da mesi, in maniera approfondita. Nel corso della primavera era stato elaborato un primo report di approfondimento sulla correlazione tra misure adottate nelle settimane di emergenza coronavirus e qualità dell’aria, presentato ufficialmente a giugno.

La ricerca è proseguita nei mesi successivi, e oggi sono disponibili i risultati del secondo rapporto, che articolano ulteriormente quelli presentati a giugno. Lo studio prende in esame i primi cinque mesi dell’anno 2020, quindi il periodo che comprende la diffusione della pandemia, l’attivazione progressiva delle misure di contenimento e le fasi 2 e 3 di riapertura graduale delle attività socio-economiche. Il rapporto si è occupato principalmente di tre aspetti e delle loro interazione: la valutazione delle variazione delle emissioni inquinanti causate dalle misure di lockdown, le concentrazioni di inquinanti misurate dalle stazioni di monitoraggio e le condizioni meteorologiche del periodo. 

In questo studio, lo scenario reale è dato dalle misure delle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria; mentre lo scenario “No-lockdown” - che non è direttamente misurabile - è stato ricostruito con specifici modelli chimici e di trasporto, simulando la qualità dell’aria su tutto il nord Italia nei primi mesi del 2020. 

Nei mesi di febbraio e marzo le emissioni di inquinanti sono diminuite in maniera decisa, per poi cominciare gradualmente a crescere con l’allentamento del lockdown, fino a tornare su livelli pressoché normali, le emissioni di ammoniaca non hanno subito significative variazioni, visto che l'agricoltura non è stata interessata dal lockdown, le emissioni di particolato hanno registrato una riduzione inferiore rispetto a quelle degli inquinanti, a causa dell'aumento del consumo generato dal riscaldamento domestico in modo differenziato da regione a regione, in funzione della diffusione della biomassa. il picco di riduzione delle emissioni di particolato si è registrato in aprile.

Le concentrazioni di inquinanti gassosi (NO, NO2, benzene) sono diminuite coerentemente con le emissioni degli stessi Le concentrazioni di particolato mostrano una dinamica più complessa a causa dell'origine mista (primario + secondario) e del ruolo del meteo. Durante il lockdown sono stati registrati alcuni picchi con superamento delle concentrazioni limite di 50 μg/m3, tutti avvenuti in periodi e aree caratterizzate da meteo stabile favorevole alla concentrazione di particolato

In conclusione, l'analisi dei risultati del lockdown è stata un'occasione per verificare la validità delle valutazioni fatte dal progetto Life Prepair sugli effetti della piena applicazione delle misure previste dai piani aria delle regioni e dagli accordi interregionali e nazionali, confrontandole con i dati raccolti nel periodo lockdown. Questi risultati sembrano confermare la strategia dei piani di qualità dell’aria adottati dalle Regioni e Province autonome del Bacino del Po, oltreché degli accordi interregionali, incentrata su interventi plurisettoriali e multi-inquinante a larga scala.

Il raggiungimento degli obiettivi europei di qualità dell’aria rende necessario conseguire riduzioni delle emissioni di NOX dell’ordine del 40%. Queste variazioni sembrano essere sufficienti per ridurre la concentrazione in aria di NO2 e confermano la necessità di agire sul settore dei trasporti attraverso azioni finalizzate alla diminuzione consistente dei flussi di traffico ed alla promozione di modalità di spostamento più sostenibili (mobilità ciclistica, elettrica, micro-mobilità, ecc.).

La riduzione delle emissioni di NOX dell’ordine del 40% sull’intera pianura padana, accompagnata da una riduzione delle emissioni di PM primario dell’ordine del 20%, può non essere sufficiente, nelle condizioni meteorologiche di stagnazione tipiche della pianura padana, a garantire il rispetto del valore limite giornaliero e annuale. Sono quindi necessarie misure che consentano di ridurre maggiormente le emissioni di PM10 primario, in particolare nell’ambito del riscaldamento degli ambienti. È inoltre necessario agire anche sulle emissioni dei precursori non direttamente legate al settore dei trasporti, come l’ammoniaca derivante dalle attività agricole/zootecniche.

Nella terza parte dello studio si è programmato di approfondire le analisi in modo da verificare e consolidare queste conclusioni preliminari attraverso l’analisi della composizione del particolato, che permetterà di stabilirne con maggiore precisione l’origine. L’obiettivo dello studio nel suo complesso è fornire ai decisori una base conoscitiva sempre più solida per impostare la prossima fase di pianificazione in materia di qualità dell’aria.

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