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Telefoni Insanguinati: minerali di conflitto

Qual è il prezzo per il successo della tecnologia moderna? La risposta si trova nei giacimenti dell’Africa centrale

Forse hai già sentito parlare di “diamanti insanguinati”. E di “telefoni insanguinati”? Così come tutti i dispositivi elettronici che fanno parte della nostra quotidianità il loro funzionamento è strettamente legato alla presenza di diversi tipi di minerali, tra cui oro, stagno, cobalto, tantalio e tungsteno, cruciali per l’utilizzo di tecnologie come il touch screen, la fotocamera e internet.

E da dove vengono queste risorse indispensabili? L’80% dei giacimenti mondiali di queste materie prime si trovano in Africa Centrale, nella quale si è assistito a uno sfruttamento sistematico di esse da parte delle potenze economiche; in particolare nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).

Nel 1885, con la Conferenza di Berlino l’Africa è stata spartita tra gli stati europei in 52 colonie, ad eccezione dell’attuale RDC che fu dichiarata formalmente Stato “Indipendente”, sebbene fosse sfruttata da tutte le potenze europee senza restrizioni, come una “colonia internazionale”. Nonostante dal 1885 ad oggi si siano susseguiti diversi regimi politici, di fatto il trattato di Berlino non è mai cessato. L’approvvigionamento senza scrupoli delle risorse naturali continua tutt’ora provocando enormi sofferenze al popolo congolese piuttosto che profitti.

Il territorio congolese è ricchissimo di risorse minerarie. Nella zona sud del paese si estraggono principalmente cobalto e rame; nel centro diamanti e a est, area più critica, il COLTAN (composto contenente tantalite da cui si estrae il tantalio). 

Nelle miniere le popolazioni per sopravvivere sono costrette a lavorare in condizioni disumane, scavando a mani nude dall’alba al tramonto. Un lavoratore medio guadagna circa 50$ al mese e viene pagato solo se estrae una certa quantità del minerale richiesto. Spesso anche donne e bambini sono obbligati a lavorare, in quanto un solo stipendio non basta per sostenere tutta la famiglia.

La mortalità nelle miniere è elevatissima, soprattutto in quelle sotterranee. Le condizioni estreme, come la mancanza di ossigeno e di sicurezza strutturale, fanno sì che gli operai che lavorano in queste gallerie cerchino in tutti modi di scappare. Lavorare nelle miniere a cielo aperto è considerato quasi un privilegio.

Questo articolo nasce da un’attività di alternanza scuola lavoro svolta presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e il nostro compito ora è contribuire a diffondere una giusta informazione riguardo questo problema, conseguenza principale del nostro progresso tecnologico e benessere.

A cura di Thalia Ibraimo, Gabriele Lia, Davide Umana, Alessia Leonelli

L'articolo è il risultato del lavoro degli studenti di alcuni licei modenesi sul tema "MATERIE PRIME: sorgente di ricchezza, prodotti e conflitti", nell'ambito di un percorso di alternanza scuola-lavoro svolto presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Unimore.

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