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Tutti pazzi per le ciaspole, ma gli infortuni aumentano del 62%

Il Soccorso Alpino emiliano-romagnolo mette in guardia contro le escursioni improvvisate con le ciaspole, diventate molto di moda a causa della chiusura degli impianti di risalita

"Buongiorno, sul sito vedo che sono tutte esaurite. Volevo sapere se avevate delle ciaspole in negozio". "Ne sono appena arrivate sei, ma conviene fare in fretta: appena arrivano, finiscono subito". Lo scambio è di poche ore fa: tra una potenziale cliente e l'addetta al reparto Sci ed alpinismo di un punto vendita di una nota catena di articoli sportivi. E si ripete più o meno uguale da giorni, da settimane: le ciaspole sono diventate ormai introvabili. 

E questo rende parecchio affollate le vette vicine a casa. Un 'aiutino' al turismo bianco, specie ora che è stato stoppato lo sci da discesa. Tutto bene, dunque? Non tutto: sono aumentati del 62% (rispetto al 2020) anche gli incidenti e gli interventi da parte del Soccorso alpino della Regione Emilia-Romagna (Saer) per il 'salvataggio' degli inesperti che improvvisano gite sulla neve.

"Sempre più persone senza esperienza partono e improvvisano sulla neve, in zone poco battute e senza la giusta attrezzatura", spiega Danilo Righi, referente della Saer. "Molte persone vanno in montagna convinte che li' si mantenga il distanziamento, e quindi c'è un incremento di visitatori sui comprensori sciistici, soprattutto a Reggio Emilia, Modena e Bologna, che è anche la zona dove si verificano più incidenti", continua Righi, raccontando che proprio in queste ore una squadra di sei esperti sta soccorrendo un gruppo di ragazzi rimasti bloccati sulla neve nel parmense. 

"Non è che ci si faccia particolarmente male, ma quando il manto nevoso è cosi' duro, in discesa con le ciaspole si scivola, soprattutto se non si conosce come usarle e le persone ora improvvisano. Insomma, non sono adatte. E soprattutto camminare d'inverno non è come farlo in estate", spiega alla 'Dirè. Molte richieste d'aiuto infatti non sono gravi, ma sono di persone che si fermano nella neve e non sanno più come risalire e quindi rimangono al freddo senza l'esperienza per uscire dalla situazione. 

"Per noi è un impegno importante, ogni volta parte una squadra che spesso è di cinque persone, a volte sei quando si raggiungono zone più complicate. E poi- continua- visto che gli impianti sono chiusi non riusciamo ad avere quella struttura logistica che di solito ci aiuta ad avvicinarci al pericolo quando gli impianti funzionano". Le ciaspole poi, conclude l'esperto di Saer, "sono sold out anche per tutti i nostri fornitori a cui ci appoggiamo di solito, già a metà dicembre erano finite visto l'alto numero di richieste". 

(DIRE)

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