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Discarica Valsamoggia, parte l'iter per la Valutazione di impatto ambientale

L'impianto potrebbe trovare posto proprio al confine tra il comune bolognese e quello di Savignano sul Panaro. L'azienda reggiana chiede di evitare strumentalizzazioni politiche

Ha preso il via in Regione l'iter per la valutazione di impatto ambientale sul progetto di una nuova discarica a Valsamoggia, in provincia di Bologna, in località Rio Vulpazza, proposto dalla Unirecuperi di Reggio Emilia, società del gruppo Unieco, per lo smaltimento di rifiuti non pericolosi e di amianto. Una proposta che, si affretta a precisare la stessa società, "non ha nulla a che vedere con un vecchio progetto per una discarica di rifiuti urbani pensato molti anni fa da altra società per la zona di rio Orzo e mai portato a compimento". Da tempo su quella zona si rincorrono dichiarazioni su possibili realizzazioni di nuove discariche.

Nelle settimane scorse il tema era tornato alla ribalta, sollevato dalla Lega, preoccupata per l'avanzamento dell'iter di autorizzazione del progetto nonostante le rassicurazioni date dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, nell'agosto 2019 sul fatto che non si sarebbe mai realizzata una discarica in quel punto. 

Ma a chiedere lo stop del progetto sono anche i Verdi, così come sono contrari i due Comuni di Valsamoggia e Savignano sul Panaro, confinanti con l'area individuata per la discarica. Eppure, Unirecuperi ha "consegnato prima della pausa estiva" alla Regione l'istanza per avviare il procedimento di valutazione di impatto ambientale. 

"L'iter autorizzativo dell'impianto si dipanerà nelle prossime settimane- spiega la società- dopo la recente verifica di completezza documentale effettuata dagli uffici regionali, coinvolgendo tutti i decisori territoriali chiamati a pronunciarsi sulla proposta progettuale in funzione delle normative ambientali regionali e nazionali". Unirecuperi si dice pronta "al confronto e al dialogo sul piano tecnico e ambientale con le pubbliche amministrazioni coinvolte e con le comunità locali, per discutere della proposta e per valorizzarne le ricadute positive sul sistema regionale di gestione e smaltimento dell'amianto, non sottraendosi al dialogo, ma allo stesso tempo con la ferma intenzione di non prestarsi a polemiche e strumentalizzazioni". 

Anche per questo, la società ha pubblicato sul proprio sito web una sezione interamente dedicata al progetto, "dove vengono illustrate in dettaglio le caratteristiche tecniche e ambientali della proposta progettuale e l'iter autorizzativo appena avviato". La discarica dovrebbe essere realizzata "in una zona lontana dai centri abitati- spiega ancora Unirecuperi- in località Rio Vulpazza lungo la sp70, e prevede la costruzione di un impianto sperimentale per l'inertizzazione dei rifiuti contenenti amianto, con annessa una discarica dotata delle piu' innovative tecnologie ambientali". In particolare, spiega la società, verrà utilizzata "una tecnologia per l'inertizzazione di amianto mediante applicazione di microonde messa a punto dal dipartimento di Ingegneria dell'Università di Modena e Reggio Emilia".

Unirecuperi spiega che l'idea dell'impianto "nasce dalla necessità sempre più pressante di smaltire in sicurezza i rifiuti contenenti amianto, ancora molto diffusi anche sul territorio regionale, dall'urgenza di bonificare gli oltre 800 edifici pubblici e le oltre 150 strutture industriali censite dalla Regione, cui si aggiungono numerose strutture private dove l'amianto non è ancora stato eliminato, e dalla carenza di siti per lo smaltimento di amianto, a causa dell'esaurimento di capacità degli impianti oggi operativi sul territorio emiliano-romagnolo". Secondo la società, dunque, c'è la "necessità di costruire questo nuovo presidio ambientale, che è compatibile con il Piano amianto delle Regione Emilia-Romagna del 2015, anche per scongiurare la concreta ipotesi che l'amianto venga smaltito in condizioni di diffusa insicurezza o che la sua gestione finisca nelle mani della criminalità organizzata, con ripercussioni molto gravi per l'ambiente e la salute pubblica".

Il materiale da trattare nell'impianto, garantisce Unirecuperi, "oltre che gestito secondo tutte le normative nazionali e regionali, sarà trasportato in maniera controllata e sicura per la salute dei cittadini e per l'ambiente".

(DIRE)

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