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A cura di Simone Grillini

Esce "Il Mostro di Modena", intervista al regista Gabriele Veronesi

Anteprima al cinema Raffaello per la pellicola che ricostruisce una delle più crude pagine della cronaca locale. Poi in onda anche su Sky

"Il Mostro di Modena" è il nuovo documentario prodotto da Taiga insieme ad A&E Networks Italia che si concentra sul serial killer che tra il 1983 e il 1995 commise ben dieci omicidi nella zona di Modena. Il film cerca di far luce su un caso ancora oggi avvolto nel mistero. Il lungometraggio uscirà al cinema Raffaello di Modena il 5 giugno alle ore 21 con ingresso gratuito e verrà poi trasmesso in due episodi su CRIME+INVESTIGATION, canale 119 di Sky, l'11 e 12 giugno alle ore 22. Per l'occasione noi di ModenaToday ne abbiamo approfittato per intervistare il regista, nonché sceneggiatore, della pellicola Gabriele Veronesi.

Com'è nata l'idea di creare un film sul "Mostro" di Modena?
Sono sempre stato affascinato dalle storie "true crime", solo però se si riferivano ad eventi accaduti nel passato. Paradossalmente non seguo quasi per nulla le trasmissioni che si occupano di cronaca nera attuale. Un giorno stavo guardando su internet un sito dedicato al Mostro di Firenze. Un utente aveva scritto che quando finiva la scia di morti a Firenze, contestualmente ne iniziava una a Modena. Scoprivo in quel momento l'esistenza di un "Mostro" nella mia città, non ci potevo credere e ho iniziato a cercare. 

Come sei riuscito a trovare tutte le informazioni necessarie sull'argomento? 
Ho passato giorni e giorni chiuso dentro la Biblioteca Estense a Modena per rileggermi tutti i giornali d'epoca, si parla di un arco di più di dieci anni. Poi, più avanti, abbiamo ottenuto i fascicoli dalla Procura e abbiamo trovato tante altre informazioni. Poco alla volta mi sono creato un mio archivio personale, una specie di database a cui accedere con più facilità. Determinante comunque è stato l'incontro con Pierluigi Salinaro, memoria storica di tanti fatti tra cui questo. 

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai riscontrato nel scrivere e girare questo film?
Ci sono tante difficoltà tecniche, produttive ed economiche nel realizzare un lavoro del genere. Il momento più difficile però è stato contattare i genitori delle vittime, che poi si sono dimostrati disponibilissimi. Non è mai facile prendere la parola quando sei lì al telefono. Per loro è e rimane una tragedia che li ha segnati, per te, anche se mosso da nobili ragioni e con tutto il rispetto necessario, si tratta di fare un film, di lavoro, di raccontare una storia. 

Perché il pubblico dovrebbe venire a vederlo?  
Perché non è la cronaca asciutta e morbosa di alcuni delitti efferati. E' soprattutto una riflessione su alcuni temi sociali che per me sono diventati importanti e che spero rimangano nello spettatore dopo la visione. Non ho voluto raccontare i delitti ma anche un periodo storico, un'epoca bella e controversa, che forse è arrivato il momento di rivalutare. 

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