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Cronaca

Cie, per la Garante ai detenuti è un “esperimento fallito”

In una visita al Cie di Modena Desi Bruno ha dichiarato che bisogna "arrivare al superamento di centri di detenzione amministrativa, frutto di una legislazione sull'immigrazione inadeguata", strumenti ingiusti nei confronti dei lavoratori onesti

 

Continua a essere complicata la situazione del Centro di Identificazione ed Espulsione di Modena: dopo il passaggio di gestione dalla Misericordia all’Oasi, passaggio che ha determinato forti ritardi e criticità nel regolare pagamento dei lavoratori, la struttura è stata nuovamente visitata da Desi Bruno, garante delle persone con limitazioni alla libertà personale, che non solo non crede affatto nell’utilità dei Cie, ma ritiene anche inutile che in Emilia esistano contemporaneamente le strutture di Modena e Bologna.

Un futuro tutto in salita insomma, a cominciare dal fatto che all’interno dei centri, come sottolinea Bruno, i detenuti sono ospitati con misure detentive senza essere impegnate in nessuna attività alternativa che allevi la permanenza. Se non altro la garante ha rilevato che a Modena oltre alla realizzazione di un opuscolo multilingua, è in programma l’accordo con alcune realtà del volontariato locale “per l’avvio di una convenzione che prevede alcuni servizi di tipo patronale e attività, quali l’alfabetizzazione, il sostegno ad una progettualità di vita e lavorativa e impegni ludico-ricreativi”.

Qualche dato positivo insomma c’è, come anche il fatto che tra l’utenza (completamente maschile) del Cie, in massima parte proveniente dal Maghreb, da luglio si siano rilevati soltanto 5 episodi di autolesionismo e un tentativo di fuga. Eppure, si capisce, non è abbastanza. Infatti per la Garante “è necessario arrivare al superamento di centri di detenzione amministrativa, frutto di una legislazione sull’immigrazione inadeguata, secondo la quale gli stranieri vengono privati della libertà personale senza avere commesso reato alcuno ma per il semplice motivo di non essere in regola con il titolo di soggiorno, anche dopo avere per lunghi anni abitato e lavorato in Italia”. Questo creerebbe disagi in persone che vengono private di ogni riferimento, al punto che la loro vita diventa “un girone infernale”.

E non è solo questo il problema: per la Garante la compresenza in Emilia Romagna dei Cie di Modena e Bologna è del tutto superflua, dal momento che non solo “non sono pienamente utilizzati da mesi” ma in aggiunta “spesso non riescono neanche ad assolvere alla funzione per la quale sono stati istituti perché una parte delle persone trattenute non riuscirà ad essere identificata in quanto il paese di provenienza non li riconosce”.

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