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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Scoppia la guerra dell'acqua: scontro fra la Coop e i privati

All'interno dei propri centri, la Coop promuoverà l'utilizzo di acqua di rubinetto con locandine accanto al reparto delle acque minerali. Operazione trasparenza o concorrenza sleale?

"L'acqua del rubinetto diventa più trasparente, grazie alla Coop". "Ma quando mai!", replica Ettore Fortuna, presidente di Mineracqua, la federazione rappresentanto l'80% del mercato dell'acqua imbottigliata. Come se non bastasse, è scoppiata la guerra dell'acqua: a costituire un vero e proprio casus belli è il debutto odierno in 41 negozi delle provincie di Modena e Ferrara dell'etichetta Acqua Pubblica lanciata dalla Coop.

CAMPAGNA - Così dopo la campagna pro acqua pubblica lanciata l'anno scorso a livello nazionale ("Hai mai pensato quanta strada deve fare l'acqua prima di arrivare nel tuo bicchiere"), la coop rossa rilancia. L'iniziativa consiste nel lancio di una campagna informativa intitolata "Acqua di casa mia" con l'affissione di locandine formato A5 accanto al reparto delle acque minerali recanti sei caratteristiche chimiche e microbiologiche dell'acqua di rubinetto città per città. In una mini scheda informativa viene riportata l'indicazione di ioni idrogeno, cloruri, ammonio, nitriti, residuo secco e durezza, distinti per i 29 Comuni coinvolti (dati forniti dai gestori Hera, Aimag, Sorgeaqua, Cadf) e confrontati con i limiti di legge. Un'etichetta quindi a disposizione dei consumatori, proprio accanto alle rivali con o senza le bollicine, che fra un mese circa sarà anche in 13 negozi a marchio Coop di Puglia e Basilicata.

TRASPARENZA? - La Coop e proclama così l'operazione trasparenza per fare "una scelta di acquisto (o non acquisto) ancora più consapevole" che, non potrebbe essere altrimenti, va di traverso al numero uno di Mineracqua, il quale sente puzza di concorrenza sleale. I presidente Ettore Fortuna se da un lato prende tempo sugli eventuali risvolti legali ("Dobbiamo valutare e capire come stanno le cose"), approfondisce invece ogni singolo aspetto tecnico: "Nell'etichetta dell'acqua pubblica ci sono sei indicatori ma quelli per l'acqua potabile sono in tutto 65, quindi ne mancano tanti - osserva il presidente di Mineracqua - E ce ne sono alcuni che addirittura possono portare alla non potabilità. Ma questo il cittadino deve saperlo". Idem per il dato sul residuo secco (la quantità di sali che resta nell'acqua dopo averla portata a 180 gradi) che, secondo Fortuna, a volte può stridere con la durezza (ossia il contenuto di calcio e magnesio) e lasciare dubbi. Di certo per Fortuna le differenze ci sono e devono restare: "Acqua pubblica e minerale sono due cose diverse, la prima la bevo perché mi disseta ed è sicura per legge ma non la potrai mai confondere con quella naturale che ha determinate caratteristiche". Insomma, chi vincerà la guerra dell'acqua? Probabilmente, a stabilire l'esito sarà il giudizio insindacabile del consumatore.

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