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Nutrie, una minaccia combattuta dagli anni '90 e mai estirpata

I Consorzi di Bonifica ribadiscono oggi la pericolosità del roditore d'importazione, imputato nel crollo dell'argine del Secchia: “Una minaccia per l'uomo e le sue attività” Negli ultimi anni decine di migliaia di abbattimenti, ma non si è mai arrivati all'eradicamento

Con il passare della fase acuta dell'emergenza, crescono gli interrogativi sulle cause della breccia nell'argine del Secchia e su tutte le implicazioni ad essa collegate. In primo piano, tra relazioni istituzionali ed ironia del web, vi sono sempre le nutrie, i fantomatici roditori arrivati a Modena negli anni '80 e capaci di scavare tane profonde addirittura 6 metri nei terrapieni che contengono i nostri fiumi. Si tratta di un problema noto e già affrontato in maniera complessa da chi governa i territori. Vediamo come.

Va sottolineato innanzitutto che la nutria appartiene formalmente alla fauna selvatica e quindi non è ricompresa tra le specie che possono essere cacciate secondo la legge n. 157/92, che disciplina la materia. Tuttavia, consapevoli della pericolosità di questo animale per argini e canali, le Amministrazioni locali hanno messo in campo diverse normative per il controllo numerico della specie. Per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna, fa fede la Delibera di Giunta n. 1104/2005 che di fatto delega la materia alle Province, anche attraverso la formazione di personale specializzato.

Già dagli anni '90 la Provincia di Modena ha messo in atto diversi piani per il contrasto alla nutria, anche attraverso uno studio scientifico per determinarne i comportamenti e le attività. Le attività di caccia e di cattura hanno portato negli ultimi 20 anni ad una riduzione significativa del numero di esemplari; dal 1994 al 1998 ne venivano abbattuti circa 5.000 ogni anno, cifra che è poi cresciuta nel periodo 2006-2006, per un totale di 40.000 esemplari uccisi su tutta la pianura modenese.

Nel marzo 2008 è stato siglato un Protocollo d’intesa siglato venerdì tra Provincia di Modena, enti competenti sulla sicurezza idraulica (Aipo e Consorzi di Bonifica) e le associazioni degli agricoltori. L'obbiettivo del Protocollo era molto chiaro: rimuovere completamente le nutrie nel territorio modenese, intensificando i piani di controllo, e prevedeva tra l'altro un fondo di 16mila euro ogni anno per l'attività venatoria. I numeri degli abbattimenti si sono intensificati, fino al 2010 – ultimo dato pubblicato – arrivando a 8.000 esemplari cacciati all'anno.

Di fronte a questo dispiegamento di forze – probabilmente calato negli ultimi due anni - appare però evidente che i roditori sudamericani non sono stati affatto debellati, nonostante il loro numero sia sensibilmente calato rispetto a 20 o 30 anni fa. Anche i Consorzi di Bonifica (URBER) hanno sottolineato proprio oggi come il problema costituito dal proliferare di questi animali sia di massima attualità, aldilà delle responsabilità per la tragedia dell'alluvione. Tra l’altro questa specie, secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) e il Gruppo di studio sulle specie invasive (ISSG), proprio per la sua caratteristica erosiva è da considerarsi nell'Elenco delle cento specie invasive più dannose al mondo.

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