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Immigrazione, Pighi: "Andrea e Senad, restrizione impropria"

Interrogazione del berlusconiano Morandi al Sindaco: "Il giudice di pace non ha fatto altro che seguire le norme del diritto internazionale: sulla vicenda il dibattito è stato caotico e ha prevalso la polemica"

"Non si può rimpatriare una persona che non ha patria, senza la cittadinanza di un Paese terzo la misura restrittiva di Andrea e Senad al Centro di identificazione ed espulsione era impropria". Così il Sindaco di Modena Giorgio Pighi rispondendo ieri all'interrogazione del Pdl presentata in aula dal capogruppo Adolfo Morandi sulla situazione dei fratelli Andrea e Senad trattenuti nelle scorse settimane al Cie di Modena. Morandi ha chiesto a Pighi di informarsi e relazionare in Consiglio sul tema, verificando se corrispondano a verità le notizie relative ai due fratelli, "con una lista di precedenti penali molto lunga", trattenuti al Cie alla data dell'interrogazione in quanto figli di bosniaci senza più permesso di soggiorno "e quindi da identificare ed espellere dal territorio nazionale". Morandi, inoltre, ha interrogato il Sindaco sull'effettiva opportunità dell'iniziativa lanciata da partiti e associazioni di centrosinistra con proteste e manifestazioni davanti la sede del giudice di pace per chiedere la liberazione dei due giovani.

RISPOSTA - Glissando sui reati commessi dai due soggetti, il Sindaco ha sottolineato che "il dibattito sulla vicenda è stato caotico ed è prevalso soprattutto il gusto della polemica: sono stati vari gli uomini politici che hanno espresso posizioni davvero singolari criticando l'operato del giudice che ha disposto il rilascio dei due fratelli". Infatti, "chiunque non sia in grado di certificare una propria cittadinanza - ha aggiunto - è considerato apolide e situazioni di questo genere devono essere affrontate con senso di responsabilità dalle autorità per evitare che si moltiplichino". Pighi, infine, ha rilevato come il giudice di pace non abbia fatto altro che seguire le norme del diritto internazionale.

DIBATTITO - Sul tema è intervenuto Stefano Prampolini (Pd) sottolineando che “i nati in Italia, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori e dallo status giuridico, non sono espellibili e non possono essere rinchiusi in un Cie. Nell’ordinamento manca un pezzo rilevante – ha aggiunto – cioè una legge sulla cittadinanza più in sintonia con il Paese reale, perché quella scritta 20 anni fa fotografava un’Italia diversa”. Per Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it non c’è solo la prospettiva delineata da Stefano Prampolini: “Bisogna essere elastici, ci sono una serie di possibilità rispetto alla legge attuale e sono numerosi i progetti alternativi presentati in Parlamento. Ad esempio, io condivido l’idea di concedere la cittadinanza a chi nasce in Italia da genitori stranieri alla fine del primo ciclo di studi”. Secondo Morandi, nel caso specifico, “bisognava forse considerare che i due signori, per primi, si sono dichiarati di cittadinanza bosniaca e non italiana. Queste persone si sono comportate in modi diversi in base alla convenienza del momento e i precedenti non deponevano certo a loro favore. Quindi, una campagna in loro sostegno non era opportuna. Per il momento – ha aggiunto infine – lo ius soli non è legge dello Stato e questo va rispettato”.

 

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