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Cronaca

Tribunale ecclesiastico: aumentano le cause di annullamento

All'apertura dell'anno giudiziario, il Vicario Giudiziale mons. Vittorino Tazzioli ha evidenziato come la "complessità delle cause e la litigiosità delle parti" portino ad allungare i tempi dei procedimenti fino a 3 anni

Complessità delle cause e litigiosità delle parti. Sono questi principali fattori che rendono complicato il lavoro del Tribunale Ecclesiastico Regionale Emiliano che ha sede a Modena. Lo ha affermato stamattina mons. Vittorino Tazzioli, Vicario Giudiziale, all'apertura dell'anno giudiziario del Tribunale: "La tendenza alla diminuzione del numero delle cause presentate, registrata fino al 2010, sembra arrestarsi, anche se i primi mesi del 2012 ci riportano alle rilevazioni degli anni precedenti - ha osservato Tazzioli - Complessità delle cause e litigiosità delle parti sono in costante aumento, con percorsi che arrivano anche a tre anni. Ma l’estrema conflittualità si discosta spesso dalla ricerca della verità. Questi dati sono rilevati allo stesso modo nelle cause civili e in altri Tribunali ecclesiastici italiani. Quindi diminuisce il numero delle sentenze che siamo in grado di emettere ogni anno". Complessivamente, nel 2011 sono state 162 le cause entrate al Tribunale Ecclesiastico Regionale Emiliano: 10 da Carpi, 4 da Fidenza, 47 da Modena, 45 da Piacenza (quasi il doppio rispetto alle 25 del 2010), 22 da Parma e 34 da Reggio Emilia. Il Tribunale tratta solo le cause di nullità del matrimonio nel primo grado, per le diocesi di Modena-Nonantola, Carpi, Reggio Emilia-Guastalla, Parma, Fidenza e Piacenza-Bobbio. Per l'appello, se necessario, si va a Bologna, al Tribunale Ecclesiastico Regionale Felsineo. Le cause trattate a Modena complessivamente sono state 299 (erano 321 nel 2010); 154 quelle definite con sentenza (contro le 173 del 2010): di esse 148 le affermative e 6 le negative. Sospese o abbandonate otto cause, quelle pendenti a fine anno erano 137. Per quanto riguarda le motivazioni delle sentenze di nullità, le ragioni più ricorrenti restano l'esclusione dell' indissolubilità del matrimonio (70 casi) e della prole (78), seguite da quelle che mons. Tazzioli definisce le "malattie della volontà", ovvero il difetto nella discrezione del giudizio e l'incapacità psichica di assumere gli oneri del matrimonio: "C'é - ha infine commentato - un'incapacità diffusa di assumere impegni e responsabilità".

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