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Cronaca

Strage in carcere, il giudice accoglie la richiesta di archiviazione

Si chiude il procedimento sulla morte degli 8 detenuti al Sant'Anna. Respinte le richieste dell'associazione Antigone e del Garante nazionale

Non vi saranno altre indagini, nè alcun ulteriore procedimento giudiziario, in merito alla strage avvenuta nel marzo 2020 all'interno del carcere di Modena. Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari, dott. Andrea Romito, accogliendo la richiesta di archiviazione dell'inchiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Modena. L'udienza si era svolta lo scorso 7 giugno, con l'opposizione all'archiviazione avanzata dall'Associazione Antigone, dal Garante Nazionale dei detenuti e dall'Avv. Luca Sebastiani, legale della famiglia di una delle vittime, Hafedh Chouchane. Dopo alcuni giorni è arrivato il verdetto del Tribunale, che pone fine alla vicenda.

Secondo il giudice gli atti di opposizione sono da considerarsi inamissibili soprattutto per una questione tecnica, dal momento che gli oppositori non sarebbero da considerarsi persone offese nei reati ipotizzati dall'inchiesta. Più nel merito, il giudice concorda con l'indagine svolta che attribuisce all'overdose da medicinali l'unica causa di morte per gli 8 detenuti, rilevando come "alcuna responsabilità è ascrivibile in capo ai soggetti intervenuti nel complesso iter procedimentale che conduceva, il 9 marzo, alla definitiva cessazione dei tumulti".

Proprio quest'ultimo aspetto della drammatica vicenda era apparso il più critico, vale a dire la valutazione sanitaria dei detenuti intossicati, poi deceduti anche a diverse ore di distanza dai fatti dopo il trasferimento in atri penitenziari. Con l'archiviazione prevale dunque la linea evidenziata dai pm De Santis e Graziano, che erano giunte alla conclusione che "l’involuzione delle condizioni psicofisiche a seguito dell’assunzione di metadone e di altri farmaci si presentasse pressoché imprevedibile, perché dipendente dalle risposte soggettive o da altri fattori variabili, quali le quantità assunte, l’interazione con altri farmaci, e si sarebbe potuta verificare anche indipendentemente dal trasferimento".

Ovvio il disappunto dell'associazione Antigone, che commenta: "Il Gip di Modena ha affermato che doveva essere dichiarata l’inammissibilità di tali atti oppositivi in quanto provenienti da soggetti privi della qualifica di persone offese in riferimento ai reati ipotizzati. Una visione ristretta se riferita a decessi avvenuti in custodia della pubblica autorità, ma soprattutto in conflitto con altrettante decisioni di segno opposto prese da altri tribunali. Infatti, tanto la nostra associazione, quanto il Garante, siamo costituiti parte civile in numerosi processi e procedimenti che riguardano gravi episodi accaduti in carcere. Un’associazione che da tanti anni si occupa di tutelare i diritti delle persone recluse, è sempre stato il ragionamento dei magistrati, è parte in causa quando accadono fatti che, qualora accertati, costituirebbero una grave violazione di tali diritti. Non è stato così a Modena, dove c'è stata troppa fretta nel chiudere questo caso".

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