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Cronaca

Fila per gli stranieri al Kyi di Baggiovara; la discoteca nega e la Procura archivia il caso

Aveva fatto molto discutere la denuncia di un giovane modenese di colore, che nel gennaio dello scorso anno aveva lamentato di essere stato discriminato all'ingresso del locale. La giustizia non ha però ravvisato gli estremi per chiedere un processo

Dopo oltre un anno di indagini e di interrogatori si chiude un caso che avava indignato e fatto discutere molto in città, relativo ad un presunto caso di discriminazione razziale avvenuto presso la discoteca Kyi di Baggiovara. Nel gennaio del 2017, infatti, l'allora 27enne Abdul Zar, un ragazzo di origine ghanese cresciuto a Cavezzo, aveva infatti denunciato di essere stato relegato all'ingresso del locale in una fila separata rispetto ai suoi amici non di colore con i quali si era recato al Kyi per trascorrere la serata.

Un fatto increscioso che aveva svelato la "regola" adottata dai gestori della discoteca per suddividere la clientela, ossia attraverso la creazione di un apposito ingresso a prezzo maggiorato per alcune tipologie di giovani, "gli stranieri, gente non bene accetta per il locale: per questi 25 euro senza alcuna consumazione...", come indicava una nota audio degli organizzatori delle serate rivolta al personale addetto. Lo stesso 27enne cavezzese - ora a Londra per proseguire gli studi dopo la laurea in Giurisprudenza presso Unimore - aveva deciso di denunciare formalmente il fatto alla Procura della Repubblica.

L'ipotesi di lavoro dei magistrati - il caso è stato seguito dall'ufficio del PM Claudia Natalini - era molto grave, in quanto si prospettava una vera e propria discriminazione razziale, che avrebbe messo i gestori della discoteca in una posizione davvero scomoda.

Tuttavia, la vicenda è arrivata a conclusione con un esito ben diverso. La Procura ha infatti chiesto l'archiviazione, accettata dal Tribunale lo scorso marzo. Dopo molte audizioni, sia dei ragazzi presenti alle serate oggetto della denuncia, sia dei gestori del locale, il magistrato ha ritenuto che non vi fossero elementi sufficienti per esercitare l'azione penale. Questa decisione è stata maturata grazie alle memorie difensive, in cui è stato spiegato che la creazione di file separate non aveva intenti razzisti. In particolare la terza fila era pensata per disincentivare alcune categorie di persone non gradite, quali "i nati dal 1998 in giù, gli inadeguati nei modi di vestire, e coloro che avevano già creato disturbo all'interno del locale in precedenti serate".

La Procura ha quindi ritenuto legittimo che la discoteca effettuasse questa discriminazione - in senso letterale - per vietare l'accesso ad alcuni clienti, dal momento che non sono state ravvisate da parte dei gestori ragioni basate sull'origine o sul colore della pelle.
 

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