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Cronaca

Bancarotta, tre arresti nel reggiano. Indagato un professionista modenese

Coinvolte quattro società per 1,6 milioni di euro. Operazione congiunta di Polzia e Finanza

Bancarotta fraudolenta di quattro società di Reggio Emilia per 1,6 milioni di euro e frode fiscale. Sono queste le accuse che hanno portato la Guardia di Finanza e la Polizia, nell'ambito dell'operazione Melisseo in corso in queste ore, a eseguire cinque misure cautelari, di cui una ai domiciliari e due in carcere a carico di altrettante persone. Gli indagati totali sono 12. L'operazione sta impiegando più di 50 agenti e arriva a seguito di un'indagine su "gravi reati economici in danno dell'Erario e dei creditori", si spiega.

In particolare tre persone di nazionalità italiana, aiutate da un professionista con studio a Modena, sono accusate di aver acquisito la gestione di quattro società reggiane nei settori della costruzione di macchine agricole e del commercio di materiali per l'edilizia per portarle al fallimento, distraendo dei patrimoni aziendali. Una di queste, peraltro, aveva raggiunto significativi livelli di fatturato ed occupazionali arrivando ad avere 30 dipendenti. L'indagine, spiegano ancora Polizia e Fiamme gialle, è partita nel 2018 e ha permesso di ricostruire la vicenda che, in sintesi, ha "fruttato agli indagati un profitto illecito e le imposte evase a seguito della commissione di specifici illeciti tributari".

Oltre ai tre arresti, l'ordinanza del gip di Reggio Emilia ha disposto anche due obblighi di presentazione alla Polizia. Gli indagati sono "gravemente indiziati di aver commesso più fatti di bancarotta fraudolenta riferiti ai relativi fallimenti, distraendo interi complessi aziendali, merci e valori dal patrimonio delle società per 1,6 milioni", dunque. Inoltre sono accusati di aver emesso fatture per operazioni inesistenti per 792.000 euro, omesso la presentazione delle dichiarazioni iva per 280.000 euro e utilizzato in compensazione crediti inesistenti per oltre 175.000 euro.

Una delle due persone sottoposte all'obbligo di presentazione alla Polizia, un avvocato, ora ha anche il divieto di esercitare, per un anno, la professione perché "gravemente indiziato di aver agevolato gli amministratori di fatto nell'ideazione e nella perpetrazione del disegno criminoso, nelle condotte distrattive, supportando gli amministratori di diritto negli incontri con il curatore ed elaborando versioni di comodo da fornire all'Autorità, nell'occultamento della contabilità, anche predisponendo e presentando in vari gradi di giudizio reclami e ricorsi strumentali per conto di prestanome irreperibili ed il trasferimento fittizio all'estero delle società in decozione", concludono Polizia e Gdf.

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